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Il Giudizio
(20/11/2013)

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Secondo quanto tramanda la tradizione cattolica, alla fine dei tempi gli angeli suoneranno le trombe e i morti si sveglieranno; ci sarà il Giudizio Universale che deciderà il destino eterno di ognuno a seconda del proprio operato nella vita.

Tuttavia, nelle scuole di pensiero l'atteggiamento del giudicare, viene considerato riprovevole, in particolar modo se ci si avvia sul cammino evolutivo dell'essere.

Il Giudizio nella XX lama dei tarocchi

Lo stesso Gesù affermava: "Non giudicare se non vuoi essere giudicato".

Al di là delle sciocchezze sostenute da alcune religioni, difatti Dio non potrebbe mai giudicare altrimenti sarebbe di parte; si può però riflettere su cosa succede all'individuo quando decide di utilizzare questo sistema di pensiero e di verifica.

Il giudice è perciò colui che s'investe della facoltà di decidere delle azioni di un altro individuo, praticamente un suo simile.

Tralasciando a piè pari, il sistema giuridico, legislativo, esercitato nella società che deve comunque esistere, vorrei invece osservare l'aspetto del giudicare da un punto di vista individuale, cioè strettamente vincolato al miglioramento e al progresso della coscienza umana.

Quando ci poniamo nell'atto di giudicare, dovremmo innanzi tutto valutare se siamo nella condizione di poterlo fare, sia considerando il punto di vista morale, sia il punto di vista energetico.

Sostanzialmente, poi, questi due aspetti sono legati, in quanto ogni azione che si effettua, muove comunque un'energia che permea e il pensiero di giudicare, quindi la predisposizione a farlo e l'effetto che questo produrrà una volta messo in atto.

Siamo perciò consapevoli di avere tutto sotto controllo, di conoscere adeguatamente le ragioni che in un dato momento ci inducono al giudizio?

Spesso il farlo, è un modo per crearsi dei respingenti, perché in realtà non vogliamo esaminarci fino in fondo; il giudicare è sempre un attaccare e come si dice: la miglior difesa è l'attacco.

Pertanto da quest'angolazione dovremmo costatare che quando ci esponiamo "violentemente" verso un'altra persona, quasi sempre è perché non osiamo farlo verso noi stessi.

Ho usato questo termine "violentemente", non nell'accezione comune in cui s'intende, bensì sotto l'aspetto energetico, nel senso che come accennato, ogni cosa che noi facciamo o pensiamo, è immersa in un'energia che noi andiamo a smuovere.

Chi sta lavorando su se stesso, per amplificare il suo stato di coscienza, deve assolutamente rendersi conto, dell'importanza di ciò che fa nella vita, proprio perché questa, che è un dono preziosissimo, fa parte di un ecosistema universale, la cui esistenza è dovuta ad un continuo gioco di equilibri che come un meccanismo formato da innumerevoli ingranaggi, permette alla memoria di
esistere ed essere lo scrigno della vita stessa.

Ecco perché nelle scuole iniziatiche, all'adepto s'insegna in primo luogo a fare silenzio, al solo scopo, però, di saperlo apprezzare; via, via che si procede sul cammino, s'impara ad ascoltarlo, fino a riconoscerlo come veicolo di illimitate esperienze fatte e da venire, sotto il patrocinio dell'amore che è la forma di equilibrio più perfetta.

Giudicare, quindi, essere giudice ed esercitare la giustizia.

Dovremmo, perciò, a questo punto chiederci cosa è la giustizia.

La Giustizia nell' VIII lama dei tarocchi

Nella lama dei Tarocchi numero otto, la Giustizia viene rappresentata da una dama che nelle sue mani tiene una spada e una bilancia; alla prima si può attribuire il significato di verticalità, rettitudine, aspirazione verso mete elevate, alla seconda è sempre stato dato il significato di equilibrio.

Per il suo compito di pesare e far combaciare i piatti, in modo che cose anche diverse, possano essere in un rapporto di proporzione fra loro, richiama quel senso di armonia che dovrebbe contraddistinguere ogni relazione.

Se vogliamo trasmettere all'esterno gli effetti di questo stato evitando di reagire giudicando, tenendo perciò, ogni carica istintuale sotto controllo, il buon ricercatore deve conoscere, dove e come si esercita la maggiore giustizia in lui.

E' la giustizia che pur travalicando ogni forma o regola istituzionale per esercitarla, troppo spesso edulcorate e corrotte, ne è la matrice prima in atto di potenzialità.

L'uomo possiede un sistema spinale, colonna vertebrale alla cui base, ci sono i reni; questi sono la sua bilancia e la sua spada, l'energia assopita alla base dell'osso sacro, è la sua memoria che deve essere risvegliata, riattivata.

La memoria è il crogiolo di tutto ciò che è stato e che è in potenzialità di essere e per mezzo della quale, tutto è stato creato e lo sarà.

Essa contiene il DNA universale, pertanto quando si arriva ad imparare a codificare i messaggi da esso veicolati, si avvia il processo di ritorno alle cause prime.

Noi stiamo intraprendendo questo cammino arduo ma affascinante e pertanto, per bene incominciare, dobbiamo sgrossare la "nostra pietra", liberandola da pesanti zavorre, trasmutando i vizi in virtù, alleggerendo l'istinto col buon senso, modificando ogni tentativo di aggressione, in collaborazione, confronto e soprattutto rispetto.

Rammentiamo, che ogni volta che riusciamo ad equilibrarci nel rispetto verso un nostro simile o comunque nei confronti di ciò che ci circonda, stiamo esercitando questa virtù, innanzi tutto, verso noi stessi, poiché le cellule ricevono il messaggio della nostra azione e per quanto riguarda il nostro interlocutore, noi rispettiamo le sue esperienze, quindi la rievocazione della sua memoria; in una parola rispettiamo il diritto di viversi la vita.

 

RIFLESSIONI SUL GIUDIZIO

Il giudizio: la bestia nera o l'angelo bianco dell'umanità?

Soffermarsi su quest'antitesi può portare a vari argomenti di discussione.

Ma cosa è veramente il giudizio?

Oggi forse lo si concepisce solamente a livello sociale e non verso i suoi aspetti più puri.

Non giudicare è la cosa più difficile da fare; anche in questo preciso instante si sta giudicando, o meglio, si sta avendo un giudizio su quanto esposto.

Il lavoro sul giudizio è il più grande che un uomo possa fare.

Molto spesso, quando viene da giudicare si pensa: "E' intelligente quanto me, oppure lo è di più o di meno?".

Cristallizzarsi in questo pre-giudizio non permette una crescita, senza togliere il fatto che non per forza quello che si sostiene, venga poi distrutto: magari su chi si riteneva intelligente, o viceversa, è stato poi dimostrato il contrario.

Fin da piccoli viene insegnato a giudicare e crescendo diventa una cosa automatica: dal momento in cui si vede una persona, si hanno dei pensièri su di essa e di conseguenza viene spontaneo giudicarla o, forse è più appropriato, classificarla.

Ci si trova molto spesso a giudicare "a pelle", capendo chi è la persona che si ha di fronte, cosa fa e cosa ha fatto, ma a volte ci si può anche sbagliare.

Un difetto del giudizio, perlomeno come lo s'intende al giorno d'oggi, consiste nel fatto che una persona si pone in condizione di superiorità.

Chi per esempio ha cominciato una via spirituale, si può credere in grado di giudicare; ma se tutti hanno le stesse potenzialità, come si può dire "sono superiore a tè"?

L'umiltàè una cosa che manca e che bisogna imparare per comprendere meglio il giudizio.

Non c'è meglio o peggio: c'è il diverso.

In molti casi invece il giudizio viene usato come un muro; cioè ci si giudica e si giudicano gli altri, per porre dei blocchi, perché in quel momento si esce fuori da quegli standard che un individuo si è creato; si giudica per avere un'autostima.

A questo punto viene da chiedersi: allora è molto meglio l'astensione dal giudizio?

La cosa non va sempre a genio; cercare di rimanere distante da un problema, quando ci sono comportamenti ovvi, non permette un'analisi di questo.

Così al giudizio subentra la giustificazione (per esempio non giudicare perché molto spesso ci si sbaglia di persona; oppure riconoscere di aver sbagliato perché in quel momento si credeva di fare la cosa giusta).

Ma anche la giustificazione è pericolosa ed è un argomento da prendere con le pinze; non bisogna mettersi i paraocchi.

Se si vede un comportamento sbagliato lo si giustifica, o meglio, si giustifica la sua scelta; se lo fa una persona, si colgono i lati positivi; se lo si fa su noi stessi, si vedono i lati negativi.

Così ci si rende conto di quanti difetti si hanno e si capisce su cosa ci si deve mettere a lavorare.

Paura del giudizio degli altri

Invece di giudicare ci si mette nei panni della terza persona, ci si rapporta in essa e in questo modo si può modificare una parte di noi stessi.

Il Giudizio è essenziale. Esiste un giudizio giusto, cioè la propria idea di ogni cosa, e un giudizio sbagliato, cioè quello a priori, pensando che il proprio parere sia esatto.

Il problema di molti è ascoltare e soprattutto ascoltare sempre di meno di quanto si parla.

Il giudizio quindi, molto spesso non è costruttivo, può portare anzi ad una tensione, mentre imparando si raggiunge la calma e l'equilibrio.

E' importante lavorare sul giudizio per comprendere quanto si è "tutti uno".

Da qui comincia la ricerca: capire che si hanno lati in comune con le idee degli altri e di conseguenza sapere che si possono trovare.

Questo è il giudizio costruttivo: mettersi a confronto con il mondo esterno e vedere chi o cosa è da valutare.

A questo punto il giudizio diventa una scelta; ritornando all'infanzia, si e sempre sentito dire ad un bambino la frase: "devi mettere giudizio"; d'improvviso invece viene detto di non giudicare...

Si è davanti ad una salita e ad una discesa: nel dubbio, uno scende.

La strada che invece si dovrebbe seguire è proprio quella in salita, perché è più difficile confrontarsi con questi momenti, guardarli negli occhi e, alla fine, avere qualcosa da mostrare; può risultare un percorso arduo, ma la soddisfazione del lavoro compiuto porta ad un'elevazione del proprio essere.

Il senso generale è che anche solamente avendo raggiunto una tappa del lungo cammino, si ha un'occasione per mostrare qualcosa, rispetto invece a qualcosa che si stava giudicando e automaticamente non si può raggiungere.

Socrate diceva che la vita sta nel mezzo... il giudizio quindi è come si giudica, non il momento in cui si giudica.

Le risposte dunque sono differenti; ma si può dedurre che tutto è collegato: l'orgoglio porta al giudizio, il giudizio negativo porta all'ira, ecc.

L'ottica giusta è rivedersi un po' in tutti e rivedersi in nessuno.

E' impossibile vivere senza giudizio: per ogni cosa si sta facendo un giudizio... tutto sta a come ci si rapporta.

Ogni volta che si giudica si rischia di fare un caos totale; però bisogna rischiare, altrimenti non si può andare avanti.

La domanda che può sorgere spontanea è: "Con che criterio mi giudico? È tutto giusto e perfetto o provo a cambiare?

E' anche vero che "il giusto e perfetto", per come lo s intende, è nel mondo delle cause e non nel mondo degli effetti".

Le esperienze o le opinioni che vengono espresse, servono per elevarsi e vedere la propria vita attraverso una lettura anagogica.

Quindi giudicare o giudicarsi è il primo stadio per potersi modificare o trasformare; mettere sul piatto della bilancia tutte le cose che abbiamo a disposizione.

Finché non si ha un'essenza non si possono giudicare gli altri, ma si può fare un giudizio costruttivo su noi stessi cioè richiamarsi la propria giustizia interiore.

Qual è la potenzialità del giudizio in se stesso? Forse lo si può comprendere attraverso lo studio del proprio corpo.

Il DNA è la sintesi del fatto che alla base della spina dorsale ci sono i reni, che sono la spinta della forza sessuale.

L'energia del serpente Kundalini lungo la colonna vertebrale

Il giudizio-giustizia è un'energia che parte dai reni (la famosa bilancia che nella carta 8 dei tarocchi è raffigurata nella mano destra della donna coronata); questa energia viene spinta verso l'alto, attraverso la spina dorsale, ed è dunque un'energia "giusta" in sé.

Questo impulso arriva quando c'è qualcosa o qualcuno da giudicare; nel momento dell'impulso l'energia del giudizio è giusta; si è nel mondo delle cause.

Quindi come si può avere la possibilità di giudicarsi?

Se la giustizia ha una bilancia questa deve essere equilibrata; i reni sono equilibrati e se da qui parte questa energia, salendo si trasforma in azione, cioè nel mondo degli effetti.

L'idea dell'azione è giusta perché parte come energia dal mondo delle cause;è come si conclude il problema.

Si deve riuscire ad avere la coscienza di comprenderla.

Quand'è che si è in grado di capire che si sta utilizzando la giustizia pura, cioè quella che viene dai reni, e quando invece viene condizionata da tutto ciò che è intorno?

Come concretizzare un concetto così complesso?

Bisognerebbe raggiungere la consapevolezza dell'androginia, cioè quando il mondo delle cause e quello degli effetti si legano perfettamente assieme, cosa che su questo piano, essendo nella dualità, è difficile da concepire.

Solo riuscendo a modificare il nostro DNA, si può cominciare ad andare verso le
cause... e verso le stelle.


                                                                                                                  

 

  MASSIMO

 


 

 

 

 
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