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Il Tempio vivente
(15/12/2011)

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«Distruggete questo Tempio e in tre giorni lo farò risorgere»
                                                                       Gv 2,19

 

Ricostruzione del Tempio di Salomone a Gerusalemme

L’essere umano, nel corso della sua storia, ha sempre cercato di rendere manifesto e materiale tutto ciò che, al di là dei sensi, del visibile e del razionale, ha percepito come soprannaturale.

Per dare forma a tutto ciò, ha circoscritto, all’interno di spazi deputati e in manufatti scultorei o pittorici, la dimensione divina, eterna e incorruttibile verso cui l’anima tendeva.

Tali creazioni si fondano sui principi della geometria sacra che replicano, nelle forme, gli equilibri, le armonie e le leggi che sono alla base della manifestazione divina nell’Universo e nell’uomo, macrocosmo e microcosmo.

Le forze occulte, evocate nella materia attraverso la forma, agiscono, quindi, per “simpatia”, sull’uomo e sull’ambiente che lo circonda, dall’interno e dall’esterno, trasformandolo.

Circoscritto nella forma, in uno spazio “sacro”, quel luogo diventa, perciò, inevitabilmente, un magnete geometrico, atto ad accogliere, per le adatte condizioni ambientali, le vibrazioni più sottili delle alte dimensioni, diventando a tutti gli effetti un ponte tra la sfera divina e quella umana.

Il Partenone, tempio dedicato ad Atena, e le sue proporzioni auree

Per questo, tale luogo è chiamato Tempio, che significa, etimologicamente, luogo recintato e, quindi, circoscritto, separato dal resto.

Con il tempo, però, come spesso è accaduto, tutto ciò è andato perduto.

Mentre, infatti, in origine, tali spazi furono realmente luoghi magici, di iniziazione e di trasformazione, dove il sacerdote, separato dalla profanità, nella cella più interna del Tempio, sacralizzava l’ambiente e con coscienza operativa creava i presupposti per la discesa e l’incontro col soprannaturale, oggi tutto questo è venuto meno in quanto l’accesso al “sancta sanctorum” è consentito a tutti.

In origine tutti coloro che non avevano ricevuto un’iniziazione reale, e non avevano quindi avuto accesso ai Misteri, rimanevano fuori dal Tempio e per questo erano chiamati profani, dal latino “pro-fanum”.

Oggi gli spazi sacri sono diventati “luoghi di culto”, dove la qualità dell’energia catalizzata, piuttosto che avere una direzione verticale è di natura orizzontale.

L’esigenza delle religioni di fare proseliti e di radunare le masse intorno al proprio “credo”, rafforzandolo tramite l’apporto psico-energetico-emozionale dei fedeli, ha fatto sì che i sacramenti fossero ufficiati pubblicamente, riservando, però, l’esclusiva dell’operatività ai soli sacerdoti, e rilegando la massa a pura e semplice fonte di energia.

Infatti, oggi, i “luoghi di culto” non sono altro che simulacri magnetici, catalizzanti psichismi di massa di natura emozionale, in quanto le intenzioni della gente e le preghiere che vi si recitano producono, in massima parte, energie di natura proiettiva, di qualità passiva, generate dall’aspettativa della soluzione “divina” ai problemi della vita profana o di una “salvezza” dalla condanna eterna, generata dai peccati, con l’adesione ai dogmi stessi della religione.

Lourdes, uno dei più importanti luoghi di culto del cristianesimo.

I luoghi di culto diventano, in sostanza, enormi antenne, raccoglitori di energia psichica, che servono ad aumentare la forza e il volume dell’egregora della propria religione.

Tutto ciò non fa altro che bloccare l’evoluzione dell’uomo, in quanto non permette di prendere direttamente contatto con ciò che realmente agisce sul piano verticale, identificando, al contrario, la sfera divina su un piano orizzontale, umanizzandone i contenuti. 

La “democratizzazione” del Tempio a fatto sì che esso perdesse, in sostanza, la sua reale funzione.

La presenza profana durante un “sacro ufficio” compromette alla radice l’esito di tale operazione.

Il rito deve compiersi, invece, in maniera “sigillata”, allo stesso modo di un processo alchemico in cui l’ampolla di lavoro deve essere ermeticamente chiusa per permettere il buon esito dell’operazione.

Per questo la cella interna del Tempio era esclusivamente accessibile al sacerdote e alle vestali, che vi mantenevano acceso il fuoco.

Vestali che dovevano esser "pure", proprio poiché diventavano parte integrante del sacro ufficio.

Lo stesso accade per l’ovulo fecondato, quando riceve il seme.

Esso si richiude ermeticamente per permettere il processo di trasformazione del germe, escludendo ogni tipo di interferenza esterna di natura “profana”.

Ma ciò, che è ancora più vero, è che il Tempio, inteso generalmente come architettura di pietra, che circoscrive lo spazio sacro, è solamente l’immagine riprodotta di qualcosa che già esiste in natura.

Il vero Tempio, dove dimora la divinità, è l’uomo stesso, ponte tra cielo e terra, tra Spirito e Materia.

Non a caso i templi antichi avevano, in pianta, i rapporti geometri del corpo umano; non a caso il "santa sanctorum" si trovava realmente al centro del corpo dell’edificio, corrispondente all’altezza del cuore, nel corpo dell’uomo.

E non è un caso che, in greco, la cella del Tempio si chiamava “Naos” e il nucleo divino nell’uomo è chiamato atomo “Nous”!

Il "Naos", la cella interna del Tempio

Gli antichi riprodussero in terra quello che “il cielo” aveva prodotto nell’uomo, con le stesse proporzioni e gli stessi principi aurei.

Lo stesso sacerdote agiva nella cella interna del tempio, operando sul suo corpo e, di conseguenza, ripercuoteva gli effetti di tale operazione sull’intero edificio sacro, connettendolo alla Terra e a tutto l’Universo, formando, quindi, un tutt’uno con l’intero Cosmo.

Diventava così il fulcro della croce, operante e radiante, sia sul piano verticale che su quello orizzontale.

In lui si risolvevano le distanze dimensionali e da lui, verticalmente, partiva il seme informativo verso l’Universo che, successivamente, avrebbe manifestato, nel quaternario, il programma in esso contenuto.

Il sacerdote diventava, quindi, ente attivo nell’atto creativo, spersonalizzando la sua forma profana e temporale e assumendo un ruolo divino in terra.

Essere sacerdote significa non solo essere pontefice tra cielo e terra, ma essere in possesso di una dote sacra che identifica nello stesso “ente” l’officiante e il tempio stesso.

Non tutti gli uomini, sebbene siano potenzialmente dei “templi”, in realtà, lo manifestano.

Il Tempio dell’uomo, perché passi da potenza ad atto, deve necessariamente passare attraverso varie fasi “costruttive”.

Molti rimangono al progetto, pochi alla posa della prima pietra, pochissimi arrivano alla realizzazione finale.

Il processo realizzativo è arduo e pieno di insidie.

A volte si riesce a concepire il tempio, ma poi lo si riempie di mercanti, di ladri e di falsi profeti.

A riguardo, cito un passo significativo del vangelo:

“ Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse:«Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!»…

- E ancora -

«Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. »

Gv 2,13-21

E’ chiaro, quindi, di quale Tempio parlasse Gesù.

Ma, alla luce di questa citazione, a cosa corrispondono i mercanti e i loro prodotti?

Sicuramente a tutto ciò che nel nostro corpo rallenta e contrasta la realizzazione del Tempio: i nostri vizi, rappresentati dalle forze istintive animali, nella figura delle pecore, dei buoi e delle colombe e dai cambiavalute che incarnano tutti i sentimenti di quelli che sono definiti i sette vizi capitali.

Chi sarà all’interno del nostro corpo a compiere la cacciata di questi vizi?

La forza mercuriale, che armata di una frusta, il “flagellum”, flagellerà il corpo dei vizi, preparandolo alla fase di morte dell’Opera al Nero.

Gesù caccia i mercanti dal Tempio (G.Dorè). Da notare la frusta: molto simile ad un serpente, il serpente mercuriale!

Anche Gesù fu flagellato prima di morire e risorgere in Cristo!

Spesso questa forza dissolutrice, solvente e acida, che tutto corrode, è simbolicamente chiamata, in questa fase dell’Opera, “Leone Verde” o “Vitriol”.

Questa operazione è inevitabile per la preparazione del corpo alla realizzazione del Tempio, come luogo che accoglierà il corpo di Luce.

La fase al Nero è solo la prima delle tre parti dell’Opera alchemica.

Questa, sarà seguita dalle fasi al Bianco e al Rosso.

Non è un caso se nella seconda parte della citazione, sopra indicata, Gesù dichiara la distruzione del Tempio e la sua ricostruzione in tre giorni e quindi in tre fasi.

Il Tempio che sarà ricostruito, non sarà più edificato con materiale corruttibile, ma con qualcosa che resisterà anche al Fuoco: la Pietra dei filosofi.

Da quest’unica pietra si realizzerà, per accrescimento, l’intero corpo architettonico.

Dal seme cristico, nascosto al centro del nostro essere, nella grotta della natività, si realizzerà la resurrezione nella Luce.

Ma come trovare questa famosa pietra?

Abbiamo parlato precedentemente del Mercurio sotto forma di “Vitriol”.

Ebbene, è proprio grazie e soltanto a questo “Vitriol” che riusciremo a trovare la pietra nascosta.

Rappresentazione del Vitriol

Non è un caso che proprio dietro questa “arcana” parola si nasconde un famoso acronimo alchemico: V.I.T.R.I.O.L. ossia, Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem, che significa: “Visita l’interno della terra e rettificando scoprirai la pietra nascosta”.

La qualità “corrosiva”, che il Mercurio acquista in questa prima fase, serve necessariamente a sciogliere il pesante “piombo” che nasconde al suo interno il seme aureo, attraverso cui, con il lavoro di nutrimento e moltiplicazione, si giungerà alla realizzazione dell’intero corpo adamantino.

Trovata la Pietra, quindi, va comunque lavorata, in un processo di sgrossamento che la trasformerà da Pietra dei filosofi a Pietra filosofale.

L’architettura del Tempio cambierà continuamente a seconda della fase raggiunta, in un’alternarsi di morte e rinascita.

Tutta la struttura sarà continuamente in movimento diventando un Tempio di “pietra” viva.

La figura del sacerdote acquista qui connotati ben diversi rispetto a quelli comuni e profani.

Il sacerdote non è più l’intermediario tra il popolo dei fedeli e la divinità, ma diventa in prima persona l’unico architetto del Tempio dove opera, officiando sull’altare del suo corpo, il vero sacramento eucaristico, dove realmente transustanzia il corpo dell’Uomo nel corpo del Cristo.

Dove, trasmutando i vizi in virtù, realizza lo “spazio sacro”, sede e trono della Tinità Perfetta di Spirito, Anima e Corpo, nella figura del Cristo.

Ogni uomo è un Tempio di carne e, potenzialmente, può diventarne il sacerdote.

Nessuno può officiare in quel Tempio se non colui che lo realizza attraverso il proprio sacrificio.

E’ tempo che l’uomo risvegli la sua vera natura e riscopri la Pietra nascosta nelle sue profondità.

Ogni uomo è chiamato a questo: discendere agli inferi, sconfiggere la morte e realizzare la propria resurrezione.

Nessuno potrà salvarci all’infuori di noi stessi.

Gesù ci ha indicato la strada, ma tocca a noi percorrerla.

Prendendo coscienza del progetto che ognuno di noi incarna e a cosa siamo destinati, non possiamo più aspettarci che qualcuno faccia il lavoro per noi.

L’uomo è realmente il Tempio di Dio sulla Terra.

La pianta del Tempio di Luxor con le proporzioni dell'uomo

(da R.A. Schwaller del Lubicz, Il tempio dell'uomo)

Ogni Pietra Occulta è il seme gettato sulla Terra dall’Agricoltore divino.

Non tutti i semi cadono sul terreno propizio, ma spetta ad ognuno di noi lavorare la propria terra perché questa diventi fertile e adatta alla crescita del proprio albero della Vita.

Il Sacro Fuoco del Tempio va tenuto sempre acceso.

Senza di esso nulla potrà trasformarsi, poiché è attraverso questo Fuoco, uno e trino, che avviene la “cottura”del seme, in un processo del tutto simile alla covata di un uovo.

A temperatura costante, con la pazienza e l’amore di una madre.

Un calore troppo violento, o di insufficiente intensità, comprometterebbe tutta l’Opera.

Come vediamo tutti gli elementi presenti nella struttura macrocosmica del tempio antico li ritroviamo in quella microcosmica dell’uomo.

Alla base di tutto c’è la presa di coscienza della necessaria sacralità dello spazio in cui si agisce, sia esso un’architettura in pietra o un corpo in carne ed ossa.

Nel passato gli antichi templi sono stati distrutti e soppiantati dai “luoghi di culto”di carattere religioso; gli aspetti sacri, magico-operativi, hanno lasciato il posto a mere pratiche devozionali, relegando il ruolo sacerdotale a quello di semplice educatore di masse, ministro di un Dio fatto a immagine e somiglianza dell’uomo.

Alla luce di tutto questo, credo sia importante per ognuno di noi rivoluzionare la propria visione della realtà, distruggendo, come fece Sansone, il tempio corrotto, colmo di vizi e contraddizioni, opera dei dogmi e delle regole profane, in cui siamo immersi dalla nascita, e ricostruirlo nella piena sacralità dalle fondamenta, ritrovando quella Pietra angolare intorno alla quale ricostruire il Vero Tempio Vivente, corpo di quel Cristo che un giorno manifesteremo!

 

Eleazar

 
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