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Fuga dallo "Zoo"
(15/02/2007)

Documento senza titolo

"Mi chiedo ogni giorno il perché di questa Vita, quale sia il suo scopo, quale il progetto, la mente che lo accompagna e veglia su di esso, ma non trovo risposta certa se non quella di riconoscere la natura e l’origine eterna del “germe” che è in me che mi spinge a chiederlo".

Ad ogni uomo, sin dalla nascita, sorgono infinite domande sulla propria esistenza e sul mondo che lo circonda.

Ogni uomo è un punto interrogativo di fronte al fitto Mistero che nasconde in sè e che indaga dal momento in cui apre gli occhi sulla vastità della Vita.

Quasi mai si fa in tempo ad osservare la realtà senza esserne già condizionati, indotti da un tipo di visione imposta dalla famiglia,dalla scuola, dai media, dalla società tutta.

L'uomo nasce libero, ma viene subito incatenato ai dogmi, imposti dal contesto in cui vive e dalla storia da cui proviene, a cui, volente o nolente, è costretto ad aderire.

Nessuno di noi, dalla nascita, ha potuto farsi una propria idea di ciò che è la vita. Inevitabilmente abbiamo aderito ad una visione globale, rafforzatasi nel tempo, lungo migliaia di anni di Storia.

Ma quanti di noi si sono mai chiesti che tipo di visione avremmo potuto avere se non fossimo stati "contaminati", immediatamente, alla nascita?

Quale mondo avremmo potuto creare senza i condizionamenti di cui sopra?

L'isola di Utopia - il mondo ideale

Chiaramente, può sembrare pura utopia tutto questo discorso. Ma lo scopo è soltanto quello di introdurci dentro un argomento piuttosto concreto.

E' vero, il condizionamento è inevitabile, proprio perché l'uomo è un essere sociale e, proprio per questo, anche la sua psiche è chiamata all'adesione e all'accoglienza di ciò che gli proviene dai propri simili.

Ma questo non esclude il fatto di poter guardare alla Vita in maniera autonoma, ponendo l'accento sull'osservazione diretta della realtà delle cose. Non significa, quindi, che un uomo debba appiattirsi o lobotomizzarsi sul pensiero comune dei propri simili, soltanto perchè è espressione della maggioranza o figlio della consuetudine.

Il guaio è che, guardandosi intorno, tutto ciò si sta verificando.

Sempre più spesso si hanno degli atteggiamenti o comportamenti abitudinari che non corrispondono più ad una reale esigenza ed espressione del nostro cosciente, ma sono nient'altro che la riflessione in noi di una volontà più ampia, della "maggioranza", senza l'adesione alla quale, noi, addirittura, non esisteremmo socialmente.

Dalla nascita siamo costretti ad aderire a regole, leggi, consuetudini create da altre volontà, da gente vissuta, addirittura, secoli fa, che è riuscita a far sopravvivere la propria volontà alla sua stessa esistenza.

A volte si tratta di giuste espressioni di regole di vita, non lo escludiamo, ma nella maggior parte dei casi, soprattutto oggi, quello che regna nel nostro mondo è la rincorsa all'autoaffermazione a spese degli altri, attraverso politiche indotte con linguaggi riempiti di parole come "democrazia, libertà ed uguaglianza".

Ma questo non vuole essere un discorso politico. Quello su cui cercheremo di porre l'accento è l'esortazione al risveglio dal sonno dell'assuefazione alla Vita stessa.

Vi è mai capitato di andare allo Zoo? Avete visto in che modo vive un animale in cattività? E' uno spettacolo, a dir poco, triste.

Avete mai osservato una tigre od un leone, o semplicemente una scimmia, segregati in una gabbia o in uno spazio limitato?

Se non l'avete fatto, fatelo, e capirete molto di voi stessi.

Non offendetevi, ma il paragone calza benissimo.

Cosa fa una tigre in gabbia tutto il giorno?

Se ne sta sdraiata per terra e, qualche volta, se è fortunata, si arrampica su qualche tronco appoggiato da qualche parte, posto a simulare un angolo di giungla; oppure sbadiglia, ma, soprattutto, cammina istericamente lungo tutto lo spazio che le è stato destinato, su e giù, senza sosta.

Tigre in cattività

Cosa facciamo noi tutto il giorno? Corriamo avanti e indietro, senza sosta, sempre più velocemente, in modo incondizionato, frenetico, trascinati soltanto dal ritmo e dagli spazi che la società ci impone.

Come quella tigre in gabbia, rinchiusi tra le sbarre dei dogmi, delle mode, dei costumi, delle leggi, stiamo perdendo di vista la nostra vera natura. Stiamo perdendo l'istinto della "Giungla" naturale, snaturati dalla "Giungla Urbana".

Non mangiamo più perchè abbiamo fame, ma lo facciamo perché tutti lo fanno nella stessa ora, per consuetudine. E cosa mangiamo? Alimenti che, sempre più, tendono a nascondere l'intima natura di ciò che sono. Prodotti dalle forme e dai colori sempre più innaturali, destinati soltanto a diventare un esca visiva di stimolo per il palato per mere questioni di mercato e psicologia di marketing.

Ma questo è solo un esempio di come l'uomo non abbia più un rapporto diretto con la Natura e, soprattutto, con la propria natura.

Fuggiamo il tempo illudendoci di fermarlo con la chirurgia plastica e cadiamo in depressione non appena i nostri capelli cominciano ad imbiancarsi oppure a cadere. Non abbiamo più rispetto del nostro corpo, dei nostri tempi, della nostra originalità. Siamo proiettati verso l'alienazione dalla nostra stessa natura. Un uomo a cinquant'anni non è più adeguato per il mondo del lavoro, è obsoleto. La tecnologia ci costringe ad un rinnovo continuo dei nostri strumenti di lavoro con una politica di mercato impostata sulla svalutazione immediata del prodotto già nel giro di pochi mesi.

Il mondo è nel caos e lo è perché il caos è nell'uomo.

Ma torniamo allo zoo.

Chi di voi ha visto il cartone della Disney "Madagascar"?

Ebbene, narra la storia di un gruppo di animali rinchiusi in uno zoo che, richiamati dall'istinto selvaggio, tentano la fuga verso un luogo, la giungla, apparsa in sogno ad uno di loro.

E' incredibile come tutto possa essere adattato all'uomo stesso.

Cos'è quella domanda, quella pulce, quel qualcosa che non torna, che a volte ci frulla per la testa?

Non sarà un istinto anche quello?

Non c'è forse qualcosa dentro di noi che ci spinge ad andare oltre l'apparenza, il mondo "zoologico" che ci hanno costruito intorno?

Non è facile, il viaggio e la fuga sono pieni d'insidie.

La locandina del film "Madagascar"

Anche i nostri amici animali, del cartone, hanno dovuto affrontare molte difficoltà, ma alla fine sono riusciti a riappropriarsi della loro stessa, recondita, natura.

Colpisce molto un episodio del film in cui il leone, "star" dello zoo di New York, si ritrova affamato, nella giungla, dopo vari giorni di digiuno.

Il problema è che la povera bestia, essendo cresciuta in cattività, non sapeva minimamente come procurarsi il cibo. Allo zoo veniva nutrito a forza di bistecche di carne, ma, inconsciamente, non sapeva minimamente quella carne a chi appartenesse, né, tanto meno, vista la forma, che fosse parte di un animale.

Fu così che, nella giungla, spinto dall'istinto selvatico e dalla fame, ogni volta che si trovava di fronte ad una preda, dapprima, aveva una visione, identificando la preda con una bistecca, poi riacquistata la sua vera natura selvatica e di predatore, l' attaccava direttamente, riconoscendola come cibo.

Risvegliando quindi le sue qualità ancestrali, grazie allo stato di bisogno e alla mancanza di qualcuno che lo "imboccasse", il leone ha ritrovato se stesso riattivando e riconoscendo la sua intima natura, i suoi istinti primordiali.

Eppure, anche per noi è lo stesso.

Liberandoci dei supporti esterni, di tutti i tipi, avremo la possibilità di ritrovare la nostra vera natura umana. Saremo noi a procurarci il "cibo" cacciandolo e cucinandolo, immettendo la nostra stessa forza e volontà nella preda catturata. Metaforicamente saremo noi stessi i cacciatori della Verità e non più i fruitori di verità preconfezionate e standardizzate da altri.

Avremo la conoscenza diretta delle cose proprio perchè saremo noi a conquistarle e a morderne l'essenza.

Ogni giorno ci nutriamo di cibo, notizie, informazioni, dogmi e abitudini senza curarci della loro natura ed origine. Assimiliamo tutto incondizionatamente senza misurarne le conseguenze. Vendiamo la nostra anima per paura che il mondo non ci consideri e non ci apprezzi per quello che siamo o per quello che pensiamo. Ci conformiamo per pigrizia. Diamo in pasto la nostra libertà a un ritmo disumano, alla ricerca di contenuti che portano solo al sonno spirituale.

Abbiamo perso la nostra natura di ricercatori, di esploratori dell'ignoto, di creatori! Ci siamo dimenticati chi realmente siamo!

Non diamo più retta ai sogni, considerati e rilegati, ormai, dal pensiero comune, a mere, caotiche, "scorie" psichiche, ma che rappresentano, invece, l'unico residuo oggi rimastoci di quella natura perduta che porta al completo risveglio!

Il Sogno - contatto con l'Io profondo

Siamo diventati abitudinari, assuefatti al conformismo, ma soprattutto abbiamo dimenticato la nostra natura divina, demandando ad altri il nostro rapporto con quello Spirito Creatore che vive in noi e alimenta la fiamma che ci mantiene in vita.

Chi di noi ha il coraggio di allargare quelle sbarre che fino ad oggi credevamo fossero lì per proteggerci dai pericoli esterni, mentre, invece, sono lì per proteggere il progetto di qualcun altro da noi stessi?

Il problema è sempre il punto di vista da dove si guardano le cose.

Spetta a noi decidere se vogliamo continuare a vivere in cattività, illudendoci che il mondo è quello all'interno della gabbia o se, aiutati dai sogni e dai nostri istinti più reconditi, vogliamo uscire, finalmente, dallo "Zoo" ed iniziare ad esplorare il mondo reale, insidioso, perché sconosciuto, ma sicuramente l'unica Via che ci potrà, finalmente, portare alla realizzazione della nostra vera dimensione di Uomini divini e liberi.

 

Eleazar

 

 

 

 
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