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La Dimensione del Sacro
(20/03/2008)

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L'area sacra di Stonhenge in Inghilterra

Ci sono momenti in cui la nostra coscienza, grazie a rari momenti di illuminazione, percepisce inaspettatamente una dimensione nascosta tra le pieghe del vivere quotidiano.

A volte la profanità che ci circonda diventa, paradossalmente, uno stimolo per porre attenzione a qualcosa che si cela dietro un velo di illusione.
Il ritmo sostenuto e caotico della vita, che ogni mattina ci impegniamo ad affrontare, diventa, a lungo andare, una forma di alienazione da ciò che realmente corrisponde al “battito cardiaco” della Vita Reale.

Ma qual è la radice di ciò che corrisponde alla Verità nascosta dietro questo velo?

Prima di introdurmi nell’argomento vorrei citare una frase scritta, addirittura, da John Lennon:
La vita è quella cosa che ci accade mentre siamo impegnati in altri progetti …..”

Sicuramente, molti di voi l’avranno sentita o letta moltissime volte, ma quanti di noi si sono realmente soffermati ad analizzarla?
Ogni giorno siamo pronti a cominciare la nostra giornata preoccupati essenzialmente di come sopravvivere, sia da un punto di vista materiale che, soprattutto, emotivo.

Questa preoccupazione spesso ci distoglie dal vero scopo per cui siamo chiamati alla Vita.

Rosone: l'iconografia religiosa inserita nella geometria sacra

Nella maggior parte dei casi ci alieniamo dalla realtà e dalla vera natura delle cose considerandole soltanto funzionali alla nostra sopravvivenza.

Il tutto accade riferendoci ad ogni tipo di manifestazione.

“Usiamo” e “sfruttiamo” tale manifestazione essenzialmente con un approccio consumistico, senza aver coscienza reale di ciò con cui realmente andiamo a interagire.

Per farla breve, il nostro approccio alla vita è lo stesso che può avere un consumatore con il prodotto comprato al supermercato.

Mi spiego meglio: l’uomo profano si relaziona alla Vita nello stesso modo in cui, colui che compra un prodotto, se ne ciba, senza aver coscienza del processo di produzione e realizzazione del prodotto stesso; senza curarsi, cioè, di ciò che quel prodotto incarna, della sua “storia”, dal suo essere “seme” al suo essere cibo.

Mi chiederete il senso e il valore che questa presa di coscienza potrebbe avere.
Ebbene, significa molto, se non, addirittura, tutto!

Entrare nella dimensione “sacra” della Vita significa proprio conoscere la radice profonda di ogni cosa e attraverso questa conoscerne il progetto che incarna.

Non si tratta di conoscenza fine a se stessa, ma di una “partecipazione” a ciò che è l’essenza della vita stessa, la sua Dimensione Sacra.

L'oracolo di Delfi

Sin dai tempi più antichi, si hanno testimonianze, confermate da reperti archeologici, da miti, e da scritti filosofici, che l’uomo ha sempre cercato di inserirsi, di scrutare, ma, soprattutto, di partecipare a quella Dimensione Sacra, tanto misteriosa  e nascosta, da cui è sempre stato circondato e, spesso, affascinato.

Ciò che lascia perplessi è come oggi tutto questo sia letteralmente scomparso lasciando il posto a qualcosa che sa più di superstizione che altro.

Se ci addentriamo nello studio della geometria sacra, nell’astrologia, nella numerologia, nella cabala, nell’alchimia e in tutte quelle scienze sacre che sono il nucleo aureo di quella dote sapienziale lasciata ai posteri dai detentori della Verità, ci accorgiamo di quanto povera sia oggi la nostra umanità, priva di ogni contatto con la vera radice e sorgente della Vita stessa.

Un’umanità che si illude di aver raggiunto con la tecnica ed il progresso vette fin’ora mai toccate. Ma è, invece, vero il contrario. La vera oscurità è quella in cui brancoliamo tutt’oggi.

Ci riempiamo la bocca di parole altisonanti, come uguaglianza sociale, morale, democrazia, progresso, diritti civili……….. e tante altre parole che non fanno altro che “profumare” un “corpo” che di per sé è già morto.

L’uomo crede di poter gestire la sua esistenza rendendo “giustizia” all’esteriorità del suo mondo, senza preoccuparsi che l’unico modo per rimediare al “maleodore” dei suoi mali non è coprirli col profumo delle illusioni, dei rimedi “popolari” ed “eticamente corretti”, ma lavarli con il “fuoco” della Verità.

Vestali presiedono al Fuoco Sacro

Finché l’Uomo non prenderà coscienza della sacralità della Vita, in tutti i suoi aspetti, non potrà e non saprà mai gestire il suo mondo interiore ed esteriore.

Per questo è importante riprendere contatto con il vero linguaggio universale, eternamente lo stesso, con le chiavi di accesso ai mondi reali, sopra citati, con la Dimensione Sacra di cui tutto è soltanto espressione.

Ma cosa intendiamo per Sacro?
Cosa c’è alla base di questo termine?

Ultimamente si fa grande confusione tra tale aggettivo e il termine “santo”, “religioso”, “pio”, “spirituale”…. e tanti altri ancora.

E’ anche vero che la stessa sorte l’ha subita la parola “sacerdote”, il quale è rientrato completamente in un contesto prettamente “religioso” anziché “sacro”!

Sia ben inteso che non si tratta di fare disquisizioni sul senso etimologico e interpretativo del termine, ma in merito alla sua sostanziale identità verbale e caratteriale.
Per prima cosa vorrei iniziare dall’uomo stesso.

Guarda caso nella struttura fisica del corpo umano è presente un elemento che porta proprio il nome di cui stiamo parlando: il Sacro.

L’osso o la vertebra, alla base, o meglio, alla radice, della colonna vertebrale. Il luogo dove, energeticamente, gli Yogi affermano sia racchiusa la forza che, per eccellenza, è all’origine di ogni “evoluzione”, la Kundalini.

La Kundalini, la forza del "serpente"

La stessa Forza che gli alchimisti indicano, nell’iconografia tradizionale, con le spire incrociate del doppio serpente mercuriale, attorcigliato intorno all’asse della spina dorsale, culminante con una pigna, ad indicare la ghiandola pineale.

Ebbene, sembra palese che il “sacro” è il contesto, il luogo, dove la vita prende forma, dove le”volute” dell’evoluzione si sviluppano verso l’alto, portando luce e coscienza a tutto il corpo, realizzando quello che più avanti si manifesterà nel “corpo di luce”, la realizzazione del progetto incarnato, la “cristificazione” dell’uomo attraverso la carne.

Il “miracolo” avviene, come nel corpo umano, anche nel quaternario, nel corpo fisico della realtà, negli stessi termini di come si manifesta nell’uomo, attraverso le stesse leggi e le stesse forze.

E’ ben chiaro, quindi, che tutto ciò non ha niente a che vedere con la morale, con la religione, con tutto ciò che è ben lontano dalla reale dimensione creativa e soprattutto fisica della vita!

E’ ora di prendere coscienza che la vera Dimensione Sacra è qualcosa di molto più reale di quanto immaginiamo, qualcosa che non è legata ad un aspetto culturale, di devozione, o di tradizione, ma è qualcosa che va al di là dello stesso uomo e del suo riferirsi ad essa stessa.

Il sacro non è tale in quanto riconosciuto tale, lo è soltanto e semplicemente per qualità intrinseca.
Allo stesso modo, l’essere sacerdote non corrisponde all’essere esecutore di un rito o predicatore di formule etiche e morali per la salvezza delle anime dei fedeli.

L’essere sacerdote è uno stato dell’essere; la dimensione sacra, una volta raggiunta e conquistata, diventa essa stessa espressione, attraverso l’azione di chi se ne investe, per l’appunto: il sacerdote.

Per questo dobbiamo dire che il vero sacerdote non riceve la dote sacra per trasmissione diretta, ma la conquista attraverso una “morte iniziatica” che sfocia nel “risorgere” ad eroe e, soprattutto, a sacerdote, come il Maestro Gesù, secondo l’ordine di Melkitzedeq, trasformando i vizi in virtù ed incarnando la legge e il mistero della trasformazione.

Contattare la dimensione sacra è quindi il vero scopo a cui la Vita ci chiama per essere compartecipi del continuo divenire e trasformarsi dell’unica forza incorruttibile e universale: la forza d’amore, “l'amor che move il Sole e l’altre stelle…” e, aggiungo, trasforma tutto nell’abbraccio col tutto!

"L'amor che muove il sole e l'altre stelle" D.G. Rossetti, 1860

Ancora oggi abbiamo testimonianza di come, nell’antichità, lo spazio sacro sia sempre stato il centro di ogni città, il cuore della vita sociale, il luogo deputato alla celebrazione dei riti destinati a rendere immortale la città stessa.

Tutto questo a dimostrazione di quanto valore e considerazione avesse questo aspetto nel cuore degli uomini e di quanto, invece, confrontato con i nostri tempi, tanto poco, e quanto superficialmente, trovi spazio oggi.

E’ come se l’uomo stesso abbia perso contatto con la sua stessa radice e fonte di vita, considerando tutto ciò espressione di un mondo scomparso e superato, in cui, l’adesione a tale dimensione è solo una manifestazione puerile di superstizione.

Ma proprio questo tipo di considerazioni testimoniano il basso livello di coscienza di questa caotica società.
Provate ad entrare all’interno di una chiesa romanica, di un tempio pagano, di una cattedrale gotica, ponetevi nei punti dove le forme e le geometrie interagiscono tra loro, ponetevi in ascolto di tutto ciò che vi circonda, dei colori, dei materiali, delle forme: scoprirete una realtà profonda, invisibile agli occhi, ma percettibile e quasi tangibile ai vostri sensi sottili. Scoprirete il movimento delle energie attraverso i punti di forza creati tra le regole e i numeri della geometria sacra, dove linee invisibili tracciano l’etere disegnando forme con la forza di una bellezza senza tempo. Tutta la magia del processo creativo rivelata nel silenzio immobile della pietra, testimone soltanto di un ritmo armonioso che evoca eternità.

La cattedrale di Chartres con il suo magnifico labirinto.

Dov’è tutto questo nei nuovi edifici in cemento armato, dove l’unico intento è il virtuosismo architettonico, fine a se stesso, dove il vuoto e le forme piene non fanno altro che confondere e distogliere l’animo di chi vi si reca, rendendo ancora più anonimo un luogo che tutto sembra meno che un luogo sacro?

Per non parlare della musica che vi si ascolta. “Profanizzata” anche quella, per il solo scopo di “avvicinare”i giovani alla religione e farne nuovi proseliti.

Dimenticando che anche la musica, come il canto, crea lo spazio e la qualità dello stesso e che anch’essa diventa sacra nel momento in cui vibra delle stesse leggi matematiche che regolano l’armonia delle sfere e conducono allo stato di “bellezza” e di “eternità”. 

Ma ormai, oggi, anche ciò che è sacro è in mano ai profani ed il sacerdozio, la più alta aspirazione per un uomo nei confronti della vita stessa, diventando parte attiva del processo creativo, è diventato, invece, anch’esso un “mestiere”, reso profano dalla “vocazione”, come oggi ci piace dire, alla sola antropofilia.

La maggior parte dei preti sono sicuramente ignari del mistero che realmente incarna il rito sacro dell’eucarestia che, quotidianamente, ripetono sugli altari, ma, ancor peggio, confinano tutto ciò in un alea di mistero dogmatico che non fa che allontanare il fedele dalla piena presa di coscienza di ciò che realmente accade in quel momento: l’ipotetica apertura di una porta sulla Dimensione Sacra di ciò che, per questo, è chiamato Sacramento. Il contatto con la forza di ciò che è la sostanza primaria di tutto ciò che esiste al mondo e non solo: il Fuoco Sacro!

Quanto vuoto diventa, quindi, ciò di cui non si prende coscienza e, soprattutto, contatto!

L’essere umano è qui su questa terra per goderne il possesso, ma l’unico modo per farlo, non è sfruttando le sue risorse, ma prendendo possesso dei mezzi con cui  essa si manifesta partecipando all’atto creativo ed evolutivo dell’intero sistema universo.

E’ importante, quindi, oggi più che mai, in un tempo che volge al declino, dove l’uomo è smarrito in se stesso e vaga, perduto, alla ricerca di un senso da dare alla sua esistenza, che nascano nuovi stimoli e si trovino le risposte e il coraggio per ricercare il senso sacro della nostra vita, onorando la propria presenza su questo pianeta rendendo giustizia alla Verità, diventando, realmente, sacerdoti di quella Dimensione Sacra da cui tutto prende vita!

 

Eleazar

 
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