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Il Cibo degli Dei
(20/10/2010)

Documento senza titolo

 

Analizzando a fondo i testi sacri ed elaborandone il contenuto, è singolare scoprire che, in sostanza, tutta la storia dell’Uomo e, di conseguenza, il suo stesso destino, siano stati e sono tuttora condizionati da un atto ben preciso: quello del mangiare e dell’assunzione di un cibo sacro che, a seconda dei casi, è stato causa di condanna o di salvezza.

A proposito di questo, rileggiamo insieme i passi salienti della Bibbia che, secondo la tradizione, ripercorrono i momenti cardine del  destino dell’umanità.

Eva coglie il frutto proibito

 

“…Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male…Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: "Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti

Rispose la donna al serpente:”Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete". Ma il serpente disse alla donna: "Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male". Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture...”

(Dal libro  della Genesi)

 

“.. Ora mentre Aronne parlava a tutta la comunità degli Israeliti, essi si voltarono verso il deserto: ed ecco la Gloria del Signore apparve nella nube. Il Signore disse a Mosè: «Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore vostro Dio». Ora alla sera le quaglie salirono e coprirono l'accampamento; al mattino vi era uno strato di rugiada intorno all'accampamento. Poi lo strato di rugiada svanì ed ecco sulla superficie del deserto vi era una cosa minuta e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l'un l'altro: «Man hu: che cos'è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo…

(Dal libro  dell’Esodo)

 

Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

(Dal Vangelo  di Giovanni)

 

“…Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: "Prendete e mangiate; questo è il mio corpo". Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: "Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati.

(Dal Vangelo  di Matteo)

Queste citazioni sottolineano esplicitamente quanto sia stato importante, e quanto lo sia tuttora, l’atto del mangiare nel percorso evolutivo dell’Uomo.

Sì, perché di percorso evolutivo stiamo parlando, in quanto, come sopra citato, è proprio per l’assunzione di un “cibo” che l’essere umano è stato condannato ed è decaduto e per altrettanta assunzione di “cibo” può essere salvato e risollevato alla stato di Figlio di Dio.

La cacciata dall'Eden

E’ chiaro che è necessario comprendere il perché di tutto questo e, soprattutto, di quale cibo stiamo parlando e quali sono i simboli nascosti dietro il mito.

Non è semplice addentrarsi in un discorso del genere, anche perché si rischia di sconfinare in argomenti e rivelazioni che richiedono l’esperienza di un percorso iniziatico per entrare nella loro corretta comprensione.

Per questo cercheremo di avvicinarci al mistero stimolando l’intuizione del “segreto” nascosto tra queste righe, intendendo per “segreto” non ciò che è riservato ad un’elite, a priori, ma soltanto ciò che è tale in quanto nascosto alla comprensione dell’intendere comune e profano.

Per prima cosa è giusto sottolineare che almeno due sono gli elementi su cui ruota tutto il mistero nascosto nei versetti succitati.

Uno è l’atto del mangiare e l’altro è il cibo assunto in quest’atto.

Tutta la scienza alchemica si fonda su questo duplice mistero che in realtà si risolve in uno solo.

Infatti è impossibile scindere i due riferimenti in quanto l’uno è strettamente collegato all’altro.

Sarebbe come voler dividere il “respirare” dall’aria immessa nei polmoni, gli organi attraverso cui respiriamo.

Eppure l’aria stessa esiste al di là dell’essere respirata.

E’ davanti agli occhi di tutti che ogni forma di vita presente sulla terra si sviluppa dalla nascita alla morte attraverso l’alimentazione.

Ogni cosa al mondo non può prescindere da questa legge eterna.

Ogni creatura mangia e viene mangiata a sua volta.

Ogni creatura! Compreso l’Uomo.

Tutto, al mondo, per potersi trasformare ed evolvere, deve cibarsi di qualcosa o diventarne cibo sintetizzandosi nell’altro.

E’ un destino crudele, in apparenza, ma necessario.

Altra qualità di questa legge di “alimentazione” sta nell’essere, contemporaneamente, dispensatrice di Vita e di Morte.

Cronos (Saturno) divora i suoi figli

La vita e l’energia acquistate nel mangiare significano allo stesso tempo la Morte e la dissoluzione per la “forma vivente” che viene ingerita.

Non può quindi esserci separazione tra Vita e Morte in quanto entrambe si sostengono l’una sull’altra.

Ma se in apparenza quello che vediamo è la Vita e la Morte di due entità separate, allo stesso tempo quello che si nasconde dietro il “velo di Maya” è soltanto la trasformazione e l’evoluzione unitaria di un’entità più allargata: la stessa Divinità.

Cosa voglio dire?

Nulla è separato dal Tutto.

Tutto riconduce ad un “Corpo” unitario in cui si svolgono tutte le funzioni “metaboliche” di trasformazione.

Tutto si sviluppa tendendo ad evolversi e tutto viene ingerito perché l’evoluzione maturata in quel “corpo” possa svilupparsi anche in un’altra, apportandone beneficio ed evoluzione.

Ma il “cibo che viene ingerito non è soltanto di natura materiale, ma è anche di natura energetica, sottile e spirituale.

Vi chiederete ora: quando mai l’Uomo viene mangiato....?!

In ogni momento!

Ogni istante della nostra vita le nostre energie psichiche vengono “mangiate”  dal sistema che ci circonda.

Tutti i condizionamenti a cui siamo soggetti sono la dimostrazione che c’è qualcosa al di fuori di noi che si nutre del nostro spirito “vitale” attraverso le nostre emozioni.

Anche l’uomo è all’interno della catena alimentare! Ma non ne è consapevole!

Sembrerebbe qualcosa di mostruoso, di diabolico, ma anche questo fa parte delle leggi cosmiche.

Tutto ciò che non raggiunge la compiutezza viene reintegrato nel grande mare magmatico dell’esistenza.

Il compito principale dell’uomo su questa terra è raggiungere la consapevolezza ed espanderla a tutto il creato.

L’essere umano ha un ruolo cruciale perché lo Spirito divino si materializzi nel creato.

Nell’uomo sono presenti tutte le nature e le forme del creato.

Nel suo DNA si trovano tutte le qualità, dal minerale, al vegetale, all’animale, fino ad arrivare alle forme angeliche.

L’uomo ha il compito titanico di integrare tutte queste forme in un'unica forma.

Egli è il microcosmo ed in lui è presente l’Universo intero.

L'uomo Microcosmo (da un manoscritto medievale)

Ogni uomo che raggiunge la consapevolezza crea un Universo di consapevolezza dove tutto è basato su un’unica legge: quella dell’Amore;

Amore non inteso come sentimento, come lo intendiamo profanamente, ma esattamente come legge immutabile, legge armonica di equilibrio e luce, attraverso cui tutto è in relazione col tutto e vibra di frequenza altissima tanto da rimanere immobile, muovendo tutto il resto.

Ma torniamo ai brani sopra citati.

Nella Genesi si parla di un giardino in Eden in cui la divinità ha piantato alberi da frutto.

Al centro di esso ha piantato due alberi particolari: l’albero della Vita e quello della conoscenza del bene e del male.

I due alberi, se analizziamo bene il testo, dovrebbero essere strettamente collegati tra loro, in quanto la conoscenza diretta del secondo comporterebbe la morte di chi ne assume il frutto, perdendo quindi la Vita.

E’ interessante notare che nella lingua latina la parola morte e la parola morso hanno la stessa radice (mors e morsus).

Ma la cosa si fa ancora più interessante quando viene chiamato in causa il serpente! Colui che avrebbe tentato la donna, aprendole gli occhi, facendole mangiare il frutto della conoscenza.

La presenza del serpente è certamente indice di un segreto nascosto ai profani.

Sappiamo tutti, infatti, che il serpente, presso gli antichi, è sempre stato ritenuto un animale sacro, simbolo di guarigione, di salvezza, ma soprattutto simbolo di Magia.

Lo stesso Mosè ne fece uso, sotto indicazione divina: “L'Eterno quindi disse a Mosè: "Fa un serpente ardente e mettilo sopra un'asta; e avverrà che chiunque sarà morso e lo guarderà, vivrà". (dal Libro dei Numeri)

Mosè e il serpente di bronzo

Sembra il gioco delle tre carte, ma anche qui si parla di un morso, di un serpente e di un apertura di occhi per guardare.

Cambiando l’ordine degli addendi, diceva qualcuno, il risultato non cambia!

Ma non finisce qui.

Nella mitologia greca ritroviamo una situazione simile nel mito di Ercole nel Giardino delle Esperidi.

A guardia del Giardino e dei suoi aurei frutti, oltre alle tre ninfe figlie di Esperide troviamo un serpente, per alcuni un drago, che non chiudeva mai gli occhi, chiamato Ladone.

Ercole dopo averlo trafitto, con la sua astuzia, riuscì a portar via i tre pomi d’oro dispensatori di conoscenza e d’immortalità.

Ercole nel giardino delle Esperidi, da un mosaico romano. Da notare la stretta somiglianza con l'iconografia del mito del giardino dell'Eden.

Alla luce di tutto questo è lampante che il serpente è strettamente legato al frutto e al femminile (le tre ninfe, come anche Eva).

Lo stesso lo troviamo nell’iconografia medievale dove il drago/serpente è spesso legato alla donna con un filo.

Ma ancora una volta ritroviamo un “pomo della discordia” in un altro mito greco.

Al banchetto degli Dei dell’Olimpo (anche qui si mangia), Eris dea della Discordia lancia un pomo destinato alla dea più bella.

Il fatto scatena la disputa tra le dee.

Giunone, Minerva e Venere che vengono condotte da Mercurio, sotto ordine di Giove, al cospetto di Paride, giovane troiano, incaricato dal padre degli dei di compiere la scelta.

Il giovane scelse Venere, ottenendo l’amore di Elena, moglie di Menelao, la donna più bella della Terra, scatenando  così la guerra di Troia.

Il mito sopra citato è importante per introdurci in un altro aspetto della questione.

Provate a prendere una mela, tagliatela a metà sezionandola orizzontalmente e osservate cosa contiene.

Una stella a cinque punte formata dai suoi stessi semi!

Incredibile! La stella di Venere!

La stella a cinque punte nella sezione orizzontale di una mela.

La stella a cinque punte è Il disegno che il pianeta traccia nello spazio con la propria eclittica nel corso di otto anni.

Non è un caso che il pomo fu consegnato a lei, custodiva già la sua anima!

Potrebbe essere tutta una coincidenza se questo simbolo non rappresentasse anche qualcos’altro: il Quinto elemento!

Il pentagramma è il simbolo magico per eccellenza poiché rappresenta il quinto elemento che governa i quattro elementi della Natura.

Come se non bastasse la stella a cinque punte apparsa all’interno della mela è manifestata dai semi del frutto stesso, come per indicare che nel seme si nasconde il quinto elemento e che il frutto ne è il risultato finale.

Ma non finisce qui.

Sappiamo che in Natura la spremitura e la macerazione del seme porta alla produzione dell’olio.

E’ immediata, quindi, l’associazione del Quinto elemento alla figura del Cristo, l’Unto del Signore; Gesù, frutto del ventre della Vergine Madre Terra Nera, “spremuto” e “macerato” nel sacrificio della “passione”, diventa Cristo Salvatore, Crisma di salvezza, cibo di Vita Eterna.

Il Quinto elemento ordinatore, regolatore ed equilibrante, fissato agli altri quattro sulla croce/albero della Vita del monte Calvario.

Il serpente mercuriale edenico è sacrificato, rigenerato e trasformato nel serpente alato nel giorno della resurrezione, trasmutando la Natura imperfetta di Adamo in quella realizzata del Cristo.

Assistiamo, quindi, al compimento dell’Opera in cui la Yod semenza divina, entra nel Caos e insemina il Cosmo con il suo potere ordinatore, realizzando il Logos Solare.

Questo a sua volta attraversa i tre fuochi d’amore (eros, agape e philòs) unificandoli in uno solo, maturando il frutto della conoscenza (realizzando lo shin, il ramo con i tre pomi delle Esperidi!?).

Ma alla luce di tutto questo cos’è che distingue il cibo che dà la Vita da quello che dà la Morte?

Perché Adamo ed Eva “morirono” al Paradiso?

Cos’è il peccato?

La differenza risiede in una sola parola: Sacrificio!

Il cibo degli Dei, il quinto elemento, dà la Vita eterna solamente se attraversa la Morte.

In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. (Dal Vangelo di Giovanni)

Non a caso Gesù risorge in Cristo dopo essere morto e disceso agli inferi.

Alchimista con il suo Athanor

Sacrificio è quello che gli alchimisti chiamano distillazione, sublimazione della materia e separazione del grossolano dal sottile.

Il cibo va, in pratica, digerito e sintetizzato nell’athanor di fuoco, ricavandone il nucleo aureo adamantino, incorruttibile e, per questo, di natura immortale ed eterna.

Abbiamo appena parlato di passione, ma la parola può avere un doppio significato.

Uno legato al sacrificio, l’altro alla lascivia.

E’ questa la differenza sostanziale tra la salvezza e la perdizione.

Non si tratta di un giudizio morale ma di un dato di fatto.

Il quinto elemento è il mercurio che sale verso l’alto, sospinto dal fuoco del drago che vive negli inferi del nostro corpo.

Il Drago tenuto con un filo dalla Donna in un quadro di Paolo Uccello

E’ il fuoco dell’eros che serve come propulsore e come forza di spinta per raggiungere lo stato magmatico e caotico di riprogrammazione. Ma se il Drago prende il sopravvento il fuoco ci consumerà e ci ricaccerà nel caos perdendo il nostro Paradiso.

Soltanto il Verbo può comandare questo fuoco e questo drago/serpente, indirizzandolo e regolandolo nella maniera giusta ed equilibrata, utilizzandolo per fondere i metalli e trasformarli in Oro.

Ma il Verbo si acquista col Sacrificio poiché il Verbo è figlio del Silenzio, è figlio del Deserto.

Adamo ed Eva, mangiarono il frutto proibito poiché non seppero resistere al serpente e alle sua forza di fuoco e per questo ne divennero schiavi.

Mangiarono quel frutto senza averne coscienza, senza esserne pronti.

Passivamente, si nutrirono soltanto dell’aspetto più impuro di quel cibo (l'aspetto veicolare, istintivo e basale), intossicando la propria coscienza e rendendola schiava di un impulso caotico.

La Sindone con i segni della Resurrezione

Non basta quindi nutrirsi del quinto elemento per raggiungere lo stato divino, è importante saperlo mangiare ed assumerlo nella maniera giusta!

L’Alchimista, si nutre, infatti, della sola parte sublime ed armonica di questo cibo e scarta invece la parte grossolana, veicolare, trasformando il Quinto elemento in puro Spirito materializzato.

Ma è pur vero, però, che la Luce ha bisogno delle tenebre per manifestarsi.

Il mito della Genesi è solo l’inizio di un percorso iniziatico che si conclude con la resurrezione di Cristo.

La “Caduta” dal Paradiso è stata necessaria perché il Cristo si manifestasse, perché il Padre e la Madre, lo spirito e la materia, generassero il Figlio.

Adamo ed Eva, mangiando il frutto e cacciati dal Paradiso, portano i suoi semi sulla Terra attivando il processo di materializzazione dello Spirito.

Anche la Kabbala ha un richiamo alla Genesi.

Nell’albero sephirotico, oltre i 10 sephiroth tradizionali, ve ne è uno nascosto, invisibile, chiamato Daath.

 

Dà l’idea di un sephirah mancante, come se fosse stata staccata e abbia lasciato una traccia e, guarda caso, secondo la Kabbala rappresenta proprio la Conoscenza.

Ma Daath rappresenta anche il divario tra l'Uomo e Dio, e per questo viene definito il sephirah invisibile, poiché appare solo a coloro che, compiuta l’Opera, sapranno rigenerarlo e ricollocarlo al suo posto.

La Sephira nascosta Daath al centro dell'Albero Sephirotico

Come potete constatare l’essere umano è realmente e potenzialmente l’anello di congiunzione tra Dio e il creato.

In lui risiede la fonte dell’equilibrio e il mistero della trasformazione, in lui è piantato il seme del divino che non aspetta altro che morire coscientemente nel corpo materiale per risorgere nella nuova forma di un corpo di Luce.

Solo allora il cherubino dalla spada fiammeggiante di guardia al Paradiso si inchinerà a questa Luce e il nuovo Adamo e la nuova Eva rientreranno finalmente nel loro Eden dove ad accoglierli troveranno un Serpente di Luce.

 

Eleazar

 
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