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Staticità e Cambiamento
(20/09/2006)

Documento senza titolo

 

Non molto tempo fa viveva in un torrente di montagna una piccola pietra, staccatasi anni prima da una roccia più in alto, vicino al grande ghiacciaio, proprio la dove il corso d’acqua aveva origine.

   

Quando cadde nel torrente, era grezza, con bordi taglienti ed una superficie ruvida incrostata da muschi e licheni.

Seguendo il ciclo delle stagioni, l’acqua cominciò a lavorare la pietra.

Durante l’inverno il torrente gelava quasi completamente ed i piccoli rivoli che scorrevano sotto il ghiaccio ne pulivano la superficie impedendo il formarsi di depositi, mentre nel periodo estivo, col disgelo, la corrente aumentava creando vortici e mulinelli così violenti da far rotolare la pietra, limando ed arrotondando spigoli ed asperità.

Il torrente non le dava tregua, ogni cosa nel suo alveo era in continuo movimento; l’azione della corrente era così forte che in breve tempo l’acqua aveva rimosso il materiale superfluo trasformando la pietra grezza in una splendida pietra dalla forma ovoidale con una superficie liscia e luminosa, percorsa da venature che la rendevano ancor più bella e soprattutto unica.

Un giorno la pietra si accorse di trovarsi sul dente di una piccola cascata, l’insolita posizione le permise di scorgere più in basso un’ampia valle con un lago alimentato proprio dal torrente nel quale si trovava.

Il lago le sembrava molto bello, sulla superficie immobile si riflettevano il cielo azzurro e le cime innevate delle montagne circostanti.

La pietra cominciò a desiderare la tranquillità di quello specchio d’acqua, era stanca dei continui cambiamenti, dei colpi che riceveva, di trovarsi ogni volta di fronte a situazioni nuove ed inaspettate, voleva un po di tranquillità, voleva fermarsi e riposare.

Purtroppo era molto distante dal lago e la corrente, che nel percorso aveva perso parte del suo impeto, non sarebbe mai riuscita a spingerla fin laggiù.

Mentre rifletteva sulla situazione si senti sospingere con forza, un tronco d’albero trasportato dalla corrente la stava, infatti, schiacciando contro una grossa pietra, ma invece di frantumarla la fece schizzare fuori dall’acqua con tale violenza che quando ricadde finì proprio nel lago sottostante.

Benedicendo l’inaspettato evento, la pietra nel limpido specchio d’acqua si sentiva perfettamente a suo agio, era caduta su un sedimento fine e soffice come la neve, dove i raggi del sole arrivavano senza difficoltà.

Attraverso l’acqua immobile, scorgeva le vette maestose, il sole di giorno e la luna di notte; ogni tanto ripensava al turbinio del torrente nel quale era stata per così lungo tempo, ma ogni piccola nostalgia svaniva in fretta nella quiete del lago, e giorno dopo giorno, aumentava la sensazione di aver finalmente trovato il suo posto nella vita.

   

Nel lago tutto era fermo, non c’erano gli sconvolgimenti del torrente, non avrebbe più dovuto lottare per sopravvivere, l’incertezza del futuro era un ricordo lontano.

A volte un pesce in cerca di cibo, gli si avvicinava, per poi scomparire velocemente in una nuvola di sabbia fine; fu in una di quelle occasioni che la pietra si accorse per la prima volta di esser ricoperta da un leggero velo di quel sedimento sul quale era adagiata, non le dava fastidio, ma aveva perso parte della sua lucentezza, della sua unicità, divenendo simile al fondo.

Col tempo il sedimento tendeva ad aumentare, l’immobilità dell’acqua, infatti, favoriva il deposito del materiale in sospensione, che in breve tempo, avrebbe ricoperto qualunque cosa fosse finita nel lago, fino a seppellirla completamente.

La pietra lo capì, molte volte pensò al torrente dove la vita era così inquieta ed il cambiamento così frequente.

Venne l’inverno ed uno strato di ghiaccio ricoprì il lago, in primavera al disgelo la pietra non c’era più.

 

***
Nota:
Per gli studiosi delle scienze della terra, sia le “trappole sedimentarie” come i laghi sia i fenomeni erosivi provocati dai corsi d’acqua, sono realtà ben note e facilmente identificabili, ma se traslassimo questi processi naturali sull’uomo, se fossimo noi la pietra…Cos’è che ci affina e ci rende splendenti e cosa invece ci intrappola e ci seppellisce?

Marco Benatti

 
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