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La notte del Solstizio
(15/12/2005)

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Luca richiuse dietro di sé la porta di casa con forza e scese giù per le scale, con il cuore gonfio di rabbia e le lacrime agli occhi, deciso ad allontanarsi per sempre.
Nell'appartamento che aveva appena lasciato una giovane donna giaceva distesa sul divano del salotto, con il volto coperto dai capelli, ed il corpo scosso dal pianto. Cristina non riusciva a credere che l'uomo che amava così tanto avesse potuto dirle delle parole tanto terribili e lasciarla così, in quella gelida notte di dicembre, forse per sempre. Sentiva che mai come ora avrebbe avuto bisogno del suo calore per scivolare lentamente nel sonno e dimenticare il dolore.

Mentre camminava per le strade deserte della città, Luca ripensava a quella lite, alla gelosia di Cristina, tormentata dalla paura di perderlo per un’altra donna.
Da quando  lui aveva cominciato a lavorare nel teatro, gli capitava spesso di tornare a casa a notte fonda, ed ogni volta la trovava sveglia, ad aspettarlo. Luca poteva leggere nei suoi occhi l’angoscia ed il sospetto, ma non intendeva rinunciare alle sue nuove amicizie, perlopiù donne, sulle quali amava fantasticare, e che non perdevano occasione per confessargli maliziosamente di trovarlo davvero affascinante. Erano passati solo pochi mesi da quando erano andati a vivere insieme, e già Luca cominciava a sentirsi quasi prigioniero. Era uno spirito libero, che non sopportava di dovere rendere conto di quello che faceva, tuttavia amava profondamente Cristina, l’unica donna per cui gli era sembrato giusto sacrificare la propria libertà. Quella notte, però, gli sembrava davvero che qualcosa si fosse spezzato tra di loro, e per sempre.

Nella sua mente Luca risentiva le frasi terribili che aveva urlato a Cristina “ Mi hai stancato! Io non ti amo più”.

Cominciò a sentire freddo. Si strinse nel giubbotto di pelle che indossava, per darsi calore, ed intanto una leggera pioggia iniziò a cadere. “Maledizione, ho scelto proprio la notte giusta per andarmene via” – pensò stizzito. Non aveva niente per ripararsi e si era pure alzato un vento gelido, ma Luca non pensò neppure per un attimo di ritornare verso casa, al caldo, dalla sua donna, magari per far pace. " Non torno indietro, è finita per sempre”.

Iniziò a camminare più veloce, lungo il viale alberato che attraversava il quartiere, sempre più veloce, per un po’ di tempo, fino a quando si rese conto, con sgomento, di avere perso l’orientamento. Gli sembrava di non riconoscere più la strada, forse perché le luci dei lampioni ora erano spente, forse perché davanti a sé c’era solo una fitta nebbia. Ebbe la sensazione di essere entrato in un territorio nuovo, a lui ostile. Era un uomo coraggioso, tuttavia cominciò ad avere paura.

Era solo, in una notte fredda e piovosa, e non aveva la più pallida idea di dove fosse e, sopratutto, di dove andare. In un attimo il suo pensiero tornò a Cristina. Anche lei in quel momento doveva sentirsi sola e sperduta. Gli vennero le lacrime agli occhi, e pensò " Che stupido che sono stato! Come ho potuto dirle quelle parole, ferirla in quel modo. Dio, se solo potessi tornare indietro...".

Stava lì fermo, in mezzo al viale buio, quando ad un tratto gli sembrò di vedere tra la nebbia, ad una ventina di metri, l'ingresso di un parco pubblico. Il cancello era aperto, e in lontananza si scorgeva la fioca luce di qualche lampione.
"Dio ti ringrazio" mormorò tra di sé."Forse incontrerò qualcuno che potrà dirmi dove sono finito....se c'è qualcuno più folle di me che a quest'ora della notte passeggia tra la nebbia”.

Guardò l'orologio, ma questo si era fermato. "Non ho davvero scelta" pensò Luca "indietro non posso tornare perchè non si vede più nulla. Peggio per me, me la sono cercata". Luca si incamminò tra la nebbia e varcò il cancello di quel parco.
Andò avanti lentamente, fino a che vide a qualche metro di distanza, seduto su una panchina, un uomo sui sessant'anni, coi capelli grigi ed una folta barba, vestito di bianco, intento a leggere un libro. Quando Luca gli fu vicino, l’uomo si voltò verso di lui abbandonando la sua lettura, per nulla sorpreso della sua presenza e con un sorriso gli disse “ Salve, amico.

La stavo aspettando. Si sieda, la prego, questa panchina è riparata dagli alberi e non correrà il rischio di prendersi un malanno con questo tempaccio”. Luca si sedette sulla panchina, per ripararsi dalla pioggia, e si rivolse all’uomo in tono brusco “Non capisco cosa voglia dire, lei mi stava aspettando…ma io non la conosco e Dio solo sa come sono finito in questo posto. Dove sono adesso?. L’uomo non rispose subito a quella domanda. Guardò Luca negli occhi per qualche secondo, poi con un sorriso si rivolse al giovane.” Lei, mio giovane amico, vuole sapere dov’è adesso. In realtà non lo so nemmeno io. Sono uscito stanotte per prendere una boccata d’aria e….sono finito qui, come lei. Per questo prima Le ho detto che l’aspettavo. Stanotte dovevo parlare con qualcuno…ed è arrivato.

Leggo nei suoi occhi una certa diffidenza, magari pensa che io sia un vecchio matto. No, stia tranquillo”. Dopo un sospiro, aggiunse a voce bassa  “ …E’ solo che stanotte è una notte particolare, anche se ben pochi ne comprendono più il significato profondo”.
Luca era sempre più confuso. La paura di essersi perduto era passata, stare seduto accanto a quell’uomo lo aveva in un certo senso confortato, tuttavia non capiva il senso delle sue parole.

“...Sa, anche per me è una notte particolare. So solo che….mi sono perso e non riesco a trovare la strada di casa. Speravo che lei mi potesse aiutare”. L’uomo poggiò la mano sulla spalla di Luca, e sospirò.

“Tutti ci perdiamo qualche volta nella vita, amico mio, l’importante è non scoraggiarsi. E’ capitato anche a me, più di una volta. Lei ritroverà la strada di casa, non abbia paura. Per ora può solo aspettare che smetta di piovere. C’è qualcuno che l’aspetta a casa, se non sono indiscreto?”. Luca sentì che, tutto sommato, poteva fidarsi di quell’uomo, d’altronde in quella situazione parlare con qualcuno non poteva che fargli bene. Con le mani si asciugò i capelli bagnati ed a testa bassa rispose ”Sì…c’è la mia ragazza…ma non so se mi sta aspettando ancora. Vede, stanotte abbiamo avuto una lite terribile. Sono andato via di casa, mentre lei piangeva….Le ho detto che non l’amavo più… “

“Ma naturalmente non era vero” disse l’uomo. Luca cominciò a piangere.” No, certo che non era vero…..da quando sono uscito da quella casa mi sento perso, svuotato. Soltanto adesso mi rendo conto della fortuna che ho avuto ad incontrare Cristina. Lei ha dato un senso alla mia vita ed io….non sono stato nemmeno capace di capire le sue paure…”.

L’uomo poggiò nuovamente la mano sulla spalla di Luca, che sentì distintamente un forte calore.” Mi ascolti, amico. Lei è ancora in tempo per riparare il suo errore. Non è un caso se lei stanotte è qui con me, su questa panchina. Questa è la notte del solstizio d’inverno.

Si guardi attorno: vede il freddo ed il silenzio nella natura ?  La desolazione e tristezza che vede nel mondo esterno ora albergano dentro il suo cuore, sembra che il buio non debba più cedere il posto alla luce, al calore. Lei ha riposto troppe illusioni nel mondo là fuori, ed adesso si ritrova da solo nel buio, nella notte oscura della sua anima. Ma questo gelo, questa immobilità sono solo momentanei. Come la natura si rinchiude in sé stessa per proteggersi e per prepararsi a rifiorire, ogni uomo in questo periodo deve ritornare alla propria interiorità per preparare la propria rinascita. Ma perché nasca quest’uomo nuovo deve morire quello vecchio.”. Dopo un attimo di silenzio disse  “ Questo è il significato profondo del solstizio d’inverno. Quando c’era armonia tra l’uomo e l’universo, questo era il momento del ciclo solare in cui il frutto diventava con la sua morte, solo apparente, il seme di un nuovo inizio. Crede che gli uomini che stanno là fuori, a dormire nelle loro case, ne abbiano la minima consapevolezza ? “ Scosse la testa. “ Che lei, amico mio, si sia smarrito proprio questa notte non è certo un caso. Questo non è il momento di rivolgersi al mondo ed alle sue illusorie vanità, ma di  ritornare dentro sé. Non sprechi il suo tempo, che non immagina quanto sia prezioso, cerchi piuttosto la sua vera essenza, che è divina. Lei può, lei deve! “

Luca aveva ascoltato le parole dell’uomo ed ora non aveva più dubbi su quello che doveva fare. Come se avesse letto nel suo pensiero, l’uomo indicò con la mano un vialetto  “Ecco, percorra quel viale fino in fondo e di là ritroverà la strada per casa” .
“Ma …aveva detto che non sapeva nemmeno lei dove eravamo…è sicuro? “ fece Luca, alzandosi dalla panchina.
“Vada, amico mio, vada”.

“Non so nemmeno il suo nome….e non so nemmeno come dirle grazie”. L’uomo sorrise.” Che importanza può avere il mio nome?
Vada”.

Luca si incamminò, si voltò indietro verso l’uomo seduto sulla panchina. Sorrideva. Lui lo salutò con la mano.
Aveva appena finito di percorrere il vialetto, che Luca riconobbe davanti a sé la strada per tornare a casa, per tornare da Cristina.
La nebbia si era dissolta, ed aveva smesso di piovere. Gli occhi gli caddero sull’orologio, che adesso funzionava. Indicava le 2.50 della notte. Erano passate più di cinque ore da quando era andato via da casa, ma a lui era sembrato solo un breve spazio di tempo.

Arrivato a casa salì le scale di corsa, aprì la porta chiamandola. “Cristina, Cristina”. Lei era ancora là sul divano. Era rimasta sveglia, ad aspettarlo. Si  abbracciarono. ”Cristina, perdonami…non pensavo quello che ho detto...” disse Luca stringendola. Lei gli accarezzò i capelli.”Non dire nulla, amore...sei tutto bagnato...”
“Sai, amore, mi ero perso nella nebbia. Non sapevo più dove andare, per fortuna ho incontrato un uomo, era anziano, mi ha indicato la strada…ma prima….”.
Cristina gli mise la mano sulla bocca, per farlo tacere, e sorridendo disse  “Amore, più tardi mi racconti tutto. Ora, togliti i vestiti bagnati mentre io ti preparo una tazza di tè. Sei gelato…” ed andò verso la cucina. Luca la guardò con l’orgoglio dell’uomo innamorato. Era bastato quell’abbraccio a riscaldare il suo corpo. Si tolse il giubbotto e il maglione. Ad un tratto il suo sguardo cadde su un libro che stava sul divano; forse Cristina lo aveva letto durante la sua veglia, aspettando il suo ritorno. Lo prese in mano e quando lesse il titolo, per poco non gli cadde dalle mani per la sorpresa. Sul frontespizio stava scritto “LA NOTTE DEL SOLSTIZIO “ di Gabriel Valdemar.
Nel risvolto della copertina, c’era una foto in bianco e nero dell’autore, un uomo sui sessant’anni con una barba bianca, che sorrideva.

Gabriel Valdemar era l’uomo che Luca aveva incontrato quella notte, nel parco, che gli aveva parlato come un padre, che gli aveva toccato il cuore. Non riusciva a credere a quella incredibile coincidenza.

Cristina rientrò nel salotto.”Cos’è che leggi, amore?”.
“E’ incredibile, non posso crederci. Poco fa ti ho detto che mi ero perso nella nebbia. Sono entrato in un parco e lì ho incontrato un uomo, sembrava che mi  aspettasse. All’inizio, pensa, mi è sembrato un matto.
Ero disperato e…pentito. Gli ho confidato quello che era accaduto tra di noi….e lui…ha cominciato a dirmi delle cose….su questa notte…e su quello che avrei dovuto fare…non saprei ripeterti quello che mi ha detto…so solo che mi fatto capire tante cose….quell’uomo è l’autore di questo libro, Valdemar e stanotte è proprio la notte del solstizio d’inverno. Non è incredibile ?“.

Cristina restò un attimo in silenzio, poi gli accarezzò il viso ed a voce bassa gli disse  “….Luca….sei sicuro…che quell’uomo fosse proprio Valdemar ?“. Luca si accorse che Cristina era impallidita, quasi spaventata. “Ma…certo, amore, che sono sicuro…ti dico che quell’uomo era proprio lui Valdemar…ma perché mi guardi così ?“.
Cristina gli prese le mani e le strinse a sé. “Vedi, Luca…devi sapere che Valdemar…è morto…tanto tempo fa…subito dopo aver scritto quel libro“.
“Non può essere, ti dico che era lui. Devi credermi!“ –
“Io ti credo, amore, ti credo”.

I due si abbracciarono, in silenzio. Poi, tenendosi per mano si avvicinarono alla finestra. Fuori aveva ripreso a nevicare.
“Era lui, era Valdemar “, ripeté a bassa voce Luca.
“Sì, amore…..è venuto da lontano…..per noi “.

In lontananza, tra la nebbia, un uomo camminava solitario, mentre la neve sembrava non toccarlo nemmeno. Luca e Cristina non potevano vederlo. Si allontanava nel buio, in quella fredda notte del Solstizio.

 
Cephas

 
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