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Akhenaton l'iniziato - 5
(15/05/2005)

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Tensti, mentre camminava a fianco del Maestro, aspettava che le sue parole lo illuminassero sul reale significato del Ka. Era da tempo che ragionava su questo importante aspetto della sua religione, ma non trovava valide spiegazioni. La proposta di Akhenaton fu come sollevare un macigno dalla sua comprensione.

“Questa scienza solare serve a creare il tuo sole interiore, il Ka o Corpo di Luce, che servirà da veicolo quando lasceremo fisicamente questo piano”.

“Ho sempre creduto che tutti questi corpi fossero già in noi”, disse Tensti un po' confuso.

Le due braccia sollevate simbolizzano il ka.
(statua del Faraone Hor della tredicesima dinastia)

“Due sì” disse Akhenaton “Siamo dotati del corpo fisico e del Ba. Il Ka invece è una risultante o il frutto dell'unione di questi due corpi, che in realtà sono due forze: il maschile, attribuito ad Osiride, e il femminile ad Iside; Horus è il loro figlio”.

“Allora” domandò Tensti “il Ka non è altro che Horus, analogicamente parlando, e sarebbe Aton stesso come manifestazione. E' così, maestro?”.

“Sì, ti stai avvicinando alla comprensione di questo mistero”, gli rispose Akhenaton sorridendo. “Così, chi realizza questo Ka o veicolo di Luce attraverso diverse fasi o sublimazione alchemica, potrà recarsi nella dimensione degli dei creatori o di Aton stesso.

In caso contrario il soggetto, non avendo un Corpo di Luce, non potrà andare oltre questa dimensione e tornerà sempre a questo piano, su questa Terra,tutte le volte che sarà necessario affinché impari a servirsi dei propri fuochi creatori. Questa è la legge ed è l'unica maniera di accedere a quel regno che è l'aspirazione di tutti gli uomini”.

“Maestro” disse Tensti “so che state usando un linguaggio semplice e diretto per farmi capire e, se permettete, vorrei farvi una domanda: come è che questa conoscenza è patrimonio soltanto degli iniziati?”.

“E' molto semplice, vedi, un iniziato è soprattutto un ricercatore. E' una persona insoddisfatta delle risposte che generalmente danno i sacerdoti di Amon, così va oltre, in cerca di altre risposte più soddisfacenti e questo tipo di curiosità viene alla fine ripagata con la Conoscenza, guadagnata degnamente” disse Akhenaton e continuò “Coloro che hanno realizzato questo sogno, e sono molto pochi, diventano fari di Luce per tutta l'umanità”.

“Maestro” domandò Tensti “l'avete realizzato questo scopo?”.

“Questa è una domanda senza risposta. In realtà non lo so, e per me non ha molta importanza. Forse il tempo e la storia daranno una risposta alla tua domanda” , rispose Akhenaton rimanendo per qualche attimo silenzioso.

Anche il neo-maestro Tensti era pensieroso e per un po' tutti e due camminarono in silenzio fino ad arrivare alla casa col giardino. Lì, gli inservienti avevano già preparato il posto, facendo trovare della frutta fresca e delle bevande dissetanti.

Così si sedettero comodamente, accarezzati dalla fresca brezza del Nilo e avvolti dai profumi dei fiori che quel luogo rigoglioso regalava al Faraone.


Il Nilo

Fu Tensti a rompere quell'incanto domandando: “Questo Ka, questo corpo, questa sublimazione fanno parte degli insegnamenti dei misteri, di quel patrimono che ci hanno lasciato i nostri antichi padri spirituali?”.

“Così è” disse Akhenaton “da sempre, non soltanto in Egitto ma in ogni luogo esistono persone, un popolo eletto, che tramanda la verità a tutti coloro che ne sono degni: questi esseri sono dappertutto e si riconoscono tra loro per certi segni e per certe caratteristiche fisiche, frutto di un intenso lavoro spirituale. Dai profani non si faranno riconoscere e negheranno sempre di esserlo. Conoscono la storia reale delle origini e soprattutto la Tradizione che loro tramandano di era in era a pochi eletti.

Ci fu un tempo in cui il buio dell'ignoranza ancora non aveva avviluppato il loro potere e questi Maestri di vita insegnarono verità supreme ai figli degli uomini. Ma questi si rivelarono accecati dal potere e così non rimase altro ai saggi che occultarsi per continuare ad aiutare i pochi insoddisfatti attraverso scuole segrete. Così, io ti posso assicurare che, anche adesso, questi grandi esseri esistono…a prescindere dalla malvagità delle guerre e della religione soprattutto”.

Tensti ascoltava il suo Maestro con la massima attenzione, ed era sbalordito dalle rivelazioni che aveva ascoltato: Una felicità intensa lo pervase completamente.

Akhenaton se ne accorse e rincarò la dose: “Devi sapere, amico mio, che l'essere umano all'inizio dei tempi aveva una coscienza limitata alle necessità di sopravvivenza e circoscritta al corpo dei desideri. Ancora non possedeva un linguaggio come il nostro e la comunicazione avveniva attraverso gesti e suoni gutturali. Un giorno, migliaia di anni fa, scesero dal cielo grandi navi argentate di cui la più grande era di forma piramidale. Quando gli uomini di allora le videro, scapparono e si nascosero nei boschi. Passarono alcuni giorni e, presi dalla curiosità, alcuni tra i più coraggiosi si avvicinarono a quella immensa struttura e addirittura toccarono con mano le pareti metalliche…fino a che un giorno, all'alba, mentre i raggi del sole si riflettevano sul alto orientale della piramide, una specie di porta si aprì e da questa uscirono bellissimi esseri vestiti di bianco con grandi occhi illuminati da una luce celeste. Allora gli uomini, armati di mazze ed istinti bellicosi, furono tenuti a bada solo dalla potenza di quegli sguardi. Pian piano esseri stellari e terrestri impararono a rispettarsi. Si diede inizio ad un lavoro di educazione e di insegnamento e di arricchimento dei codici genetici, risvegliando in quegli esseri primitivi stati di coscienza che accelerarono notevolmente l'evoluzione dell'uomo.

Soffitto della camera tombale di Thutmosis III
(1479-1425 a.C.)

Per fare ciò quegli esseri scelsero delle progenitrici fra le donne umane, le ingravidarono e da questa unione nacquero i “Figli degli Dei”. Dopo millenni,noi ne siamo i discendenti. Ma non tutti lo sono. Vedi, Tensti, tutti coloro che non hanno questo “sangue regale” non sono Figli degli Dei, pertanto hanno seguito un'evoluzione diversa e non si interessano minimamente agli dei del cielo o alle cose di Aton.

Credo avrai sentito parlare dei Figli della Terra e dei Figli del Cielo. Pertanto, pur gridando queste cose ai quattro venti nessuno ti crederà; ti derideranno, e sai perché? Semplicemente perché manca quell'informazione nel loro codice, sebbene anatomicamente siamo tutti uguali. Nel mio caso, io discendo direttamente da questa stirpe e porto avanti questo puro lignaggio senza mischiare il mio sangue; e, come me, anche altri. Se osservi bene, anche tra la gente del popolo si trovano esseri così e li riconosci dai loro frutti, attraverso le loro opere e per i loro sani principi. Tu sei tra questi, certamente, anche se lo ignori.

Ricordi quando, tempo fa, ti parlai di loro la prima volta? Tu non ti alterasti ed accettasti la cosa in modo naturale. Questo non accade a chi non ha l'informazione dentro di sé. Infatti, se provi a narrargli la stessa storia non ti crederà, sebbene ci siano molte prove a sostegno.

I nostri padri, prima di lasciarci, ci donarono un metodo per accelerare il processo di risveglio e andare oltre il nostro sapere, ed è proprio quello che ti sto insegnando. Così anche tu sarai uno di noi. Immagino che da quando abbiamo iniziato i nostri incontri qualcosa sia cambiato in te e tu non sia e non ti senta più lo stesso. Il potere della parola, la tua grande curiosità, la voglia di sapere e la tua comprensione hanno contribuito a questo mutamento. Così, quando metterai in opera quello che imparerai dall'unione del tuo corpo fisico con il tuo Ba, sarà la generazione del tuo Ka e questo non è altro che il corpo di Osiride risorto o Aton stesso”.

Parole che lasciarono Tensti assorto in un pensiero che sembrava infinito, interrotto dalla voce del Faraone: “Alza il tuo calice!”. Maestro e discepolo brindarono con idromele: “Alla vita, agli dei, ad Aton dei Giorni, Salute!”.

Fu quello l'ultimo atto di una giornata che Tensti non avrebbe mai voluto veder finire.

Era chiaro che molti dei personaggi dei due regni consideravano giovane colui che prese le redini del paese dopo la morte di suo padre Amenophi III. Ma va ricordato che sua madre, la regina Tye, guidò sempre suo figlio, specialmente quando si trattava di problemi di stato. Akhenaton fu un grande e magnifico anello della Catena Tradizionale, un continuatore, un Pontefice, un Gran Maestro, e tutti i tentativi per denigrarlo fallirono rovinosamente.

Akhenaton, a parte la carica di Faraone, fu un Sommo Sacerdote e capo di un Ordine spirituale che era in rapporto con le Gerarchie Celesti; fu il lato oscuro del potere religioso di allora a combatterlo con tutte le sue forze. Questa lotta ha contribuito ad immortalare questo determinato periodo della storia dell'antico Egitto.

Nel grande tempio dedicato ad Aton dei Giorni, nella parete ad Oriente, sospeso al muro con corde d'oro finissimo, c'era un gigantesco disco solare fatto d'oro purissimo; poiché non c'era soffitto, quando i raggi di Ra, l'astro solare, lo colpivano, la luce riflessa benediceva tutti coloro che vi si recavano. Contemporaneamente, dal disco una soave vibrazione colpiva l'udito della gente donando equilibrio, armonia e salute, in particolar modo agli ammalati. Al termine dei riti, quando il sole aveva attraversato il tempio, le persone soddisfatte e felici uscivano dal recinto sacro e si recavano a rendere omaggio al loro Faraone e alla sua consorte, che si affacciavano alla finestra del palazzo reale per salutare e benedire i loro sudditi.

Si diceva che se questo disco veniva fatto vibrare da sacerdoti sapienti, emetteva dei suoni particolari in grado di modificare l'energia tellurica della terra provocando effetti benefici, oppure cataclismi, terremoti ed altro. E' chiaro che un tale strumento non poteva finire in mano a gente senza scrupoli, perché come poteva essere usato per fare del bene lo si poteva impiegare anche per il male, per creare situazioni negative e catastrofiche.

Un giorno il giovane sacerdote Tensti domandò al suo Maestro: “Maestro, questo meraviglioso disco che rappresenta Aton, dov'era prima di essere collocato nel Grande Tempio?”.

“Posso risponderti che si tratta di qualcosa di molto speciale e che era custodito da Sacerdoti Cosmici in un luogo eterico dimensionale, dove si trovano in forma ideale i Grandi Templi Kon di Atlantide e della Terra Madre, Lemuria. Soltanto in determinati casi, come adesso, quando l'umanità si appresta a passare ad un piano superiore di consapevolezza e c'è un luogo preparato ad accoglierlo e sacerdoti sapienti per proteggerlo, si produce la smaterializzazione e materializzazione in questo piano, di questo meraviglioso Disco Solare”.

“Se non foste voi a dirmelo, non lo crederei!”, rispose Tensti molto meravigliato.

“Sì”- replicò Akhenaton- “questo Disco con i raggi che finiscono in mani è un dono degli dei, nostri antichi padri, e rappresenta il Creatore in Atto, il Grandissimo Sole Centrale, e come fu creato è un immenso mistero. Sappiamo che i soggetti esposti alle sue radiazioni e vibrazioni possono risvegliare grandi capacità intellettive e creative, e che soltanto pochi sacerdoti potevano ricevere quelle particolari vibrazioni trasmutatorie, solo in certi momenti dell'anno. Così, solo alcuni grandi sacerdoti sapevano che quel disco non è d'oro comune. Questo metallo dorato resistente a qualsiasi elemento o sostanza ha una struttura atomica fissa sconosciuta, come sconosciute sono le incisioni simboliche sulla sua superficie; sappiamo solo che questi caratteri corrispondono ad onde di pensiero, accordate nell'armonia del tono per liberare le vibrazioni d'associazione mentale, in accordo con delle persone che sono in uno stato di coscienza particolare”.

Sirio, la SOTHIS greca e SEPTET egizia

“Maestro” –disse Tensti- “io ho sentito dire che il Disco Solare è un dono arrivato dalla stella Sothis, il nostro Sole Spirituale, così una tale affermazione può essere veritiera”.

Akhenaton ascoltò le ultime parole di Tensti e non rispose; entrambi rimasero silenziosi: ormai era stato detto troppo, così discepolo e Maestro si salutarono con un triplice bacio fraterno, come era in uso tra iniziati. Il silenzio calò nel giardino, il Sole piano piano si occultò ad occidente ed un manto nero coprì tutto.

In un'altra occasione Akhenaton disse a Tensti: “ Se sapessi, amico mio, quante cose nascoste esistono oltre al Disco Solare, rimarresti sbalordito. Ti posso solo dire che Thoth, benedetto sia, occultò diverse cose e il giorno che esse verranno alla luce cambierà ogni cosa sull'intero pianeta. A parte una serie di manufatti, ci sono anche tanti scritti che testimoniano il sapere e il potere dei nostri divini progenitori, ma gli uomini sono così pieni di orgoglio e di superbia che non ci crederebbero neanche se li vedessero con i loro occhi. Pensano che la luce si sia fatta di colpo nella loro testa, così per caso, e dal nulla credono di aver creato un impero”.

“Anche adesso” –continuò Akhenaton- “abbiamo delle Tavole di Thoth che, lette più volte, ti portano così lontano nel sapere che vengono passate ai discepoli con un rito particolare e solo dopo un solenne giuramento. E questo non è tutto! Forse, un giorno, questi tesori nascosti vedranno la luce e la luce si farà nelle menti degli uomini”.

Tacque il giovane Faraone e Maestro, Tensti lo imitò e una strana luce illuminò i loro occhi...

Quell'anno l'Equinozio di Primavera regalò un momento magico: tutto era germogliante, tutto era vita che si manifestava ed Aton del Giorno era più vivo che mai. Sì, era realmente un periodo magico, e fu nel primo giorno, quando il Sole si affacciò nel sacro Ariete Celeste, che il Maestro ebbe un magnifico sogno che rappresentava un'alleanza fra Akhenaton e i sacerdoti cosmici di Aton.

“Ti racconto un sogno” –disse Akhenaton- “Mio padre, il Faraone, volle regalarmi una battuta di caccia, così vennero con me arcieri, battitori, cuochi, guardie e ci imbarcammo in tre barche sul Nilo e partimmo verso l'Alto Egitto. Arrivati ad un certo punto, attraccammo e tutti scendemmo dalle barche e ci mettemmo in marcia verso le montagne che si profilavano all'orizzonte. Fu strano quel sogno, perché non cacciammo nulla. Intanto si era fatta sera, così ci accampammo e poco a poco un cielo stellato ci coprì totalmente. Dopo la cena, mi allontanai dall'accampamento per osservare meglio il cielo. Osservai una stella molto luminosa che non conoscevo e, con sorpresa, vidi che si muoveva e che la sua luminosità aumentava avvicinandosi al luogo in cui mi trovavo. Sembrava un sole, era di luce e la sua forma era quella di Aton, ma di un Aton notturno.

Nel sogno io ero molto tranquillo, era come se stessi aspettando qualcuno, perciò non mi impressionai ed attesi con molta calma, mentre quel disco dorato emanava luce e si avvicinò tanto a me che fui completamente irradiato e illuminato. Ero euforico e vidi quel piccolo Aton fermarsi, posandosi soavemente sulla sabbia; la luce si affievolì e piano piano quel misterioso disco prese un colore come di bronzo lucente, la distanza che ci separava era di un centinaio di passi.

Caro Tensti, l'emozione vissuta in quel sogno fu immensa. Immagina la Barca di Aton del Giorno, che scende dal cielo e si fa vedere dal piccolo Amenophis, da me che allora ero un ragazzino”.

Tensti, con gli occhi sgranati, era colmo di emozione.

Akhenaton continuò a raccontare: “Rimasi inchiodato al mio posto davanti ad Aton, non so per quanto tempo, ma ad un certo punto sentii nell'aria un rumore simile allo sciamare di api e allo stesso tempo si aprì una specie di porta che scivolò dolcemente posandosi per terra, e vidi la luce di Aton che emanava dal suo cuore e penetrava nel mio.

Ero completamente rapito! Il tempo era senza tempo, come se tutto fosse sospeso, leggero, una sensazione indefinibile. E fu allora che vidi una figura di luce scivolare delicata e soave verso di me. Vidi che nelle sue mani portava uno scrigno come d'argento vivo. Il suo vestito era bianco e luminoso come di lino fine, e così erano i capelli che scendevano sulle sue spalle e la fluente barba.

Osiride tra gli occhi di Horus.
(tomba di Sennedjum)

Il particolare che più di tutti richiamò la mia attenzione furono i suoi occhi azzurri, che irradiavano tutto intorno una luminosità come un lago di pace. Credimi, Tensti, le mie parole sono povere per poterti esprimere ciò che sentivo.

Dietro di lui scesero tre esseri alti il doppio, chiusi in uno strano vestito e che portavano in testa una specie di bolla d'acqua. Si muovevano come soldati dietro quell'anziano e tutti vennero verso di me fermandosi a qualche passo di distanza.

L'uomo in bianco alzò una mano in segno di saluto e mi parlò senza che il suono uscisse dalle sue labbra: “Ti saluto, figlio di Aton Vivo! Vengo dalle profondità del Cielo per portarti questo dono. Sono un Sacerdote del Sole e tu sulla Terra ne sarai un degno rappresentante”. E mosse verso di me quello scrigno d'argento. Io stavo impalato con la bocca aperta, senza riuscire a pronunciare una sola parola. Continuò a parlare della mia missione, sono cose che non posso rivelarti, ma alla fine disse: “Non fallire”. Mi diede la scatola, mi salutò, si girarono e si incamminarono verso la luce che usciva dalla porta. Entrarono e la porta si chiuse automaticamente dietro di loro. Il rumore simile allo sciame d'api aumentò, le luci si accesero, il disco d'oro si illuminò come il Sole di giorno; con un balzo si alzò da terra e scivolò nel cielo stellato, confondendosi con le stelle del firmamento.

Io, nel mezzo della notte, rimasi incantato con il cofanetto metallico in mano.

Mi voltai per vedere se qualcuno avesse visto quello che avevo visto io: non c'era nessuno. Così tornai indietro alla mia tenda ed entrai; le guardie mi diedero uno sguardo assonnato, mi salutarono con un inchino e tutto finì lì.

Posai la scatola metallica sopra un tavolo, mi sedetti e, alla luce delle lampade, osservai quel regalo che non avevo il coraggio di aprire e che mi lanciava riflessi di luce, pieni di un profondo mistero. Riflettevo su che cosa mai potesse contenere, ma non riuscivo a pensare a niente, soltanto che quel dono del Sole-Aton a me, un umile e fervente adoratore della sua luce, era troppo: io ero solo un ragazzo.

Il tempo passò inesorabilmente e finalmente mi decisi ad aprire quella scatola metallica e a vedere che cosa c'era dentro. Nervosamente manipolai una chiusura e, dopo alcuni tentativi, riuscii ad aprirla”.

Ci fu un attimo di silenzio, così Tensti ne approfittò per domandare: “Che cosa conteneva? Che cosa avete trovato?”.

Akhenaton rispose: “Una pietra, solo una pietra bianca!”.

“Come? Una pietra bianca? E com'era?”, chiese Tensti, più incuriosito che mai.

“Era una pietra bianca perfettamente levigata e aveva la forma di un doppio cubo, ossia un parallelepipedo, e nessun geroglifico, nessun segno particolare la accompagnava. Sentivo nella mia mente il suono delle parole: “Non fallire”.

Raccontai il sogno a mio padre e a mia madre, ma non seppero dirmi di più di quello che io stesso avevo pensato.

Finalmente mi recai alla Casa della Vita e chiesi di parlare con il grande Ierofante. Dopo una lunga attesa mi fecero entrare in una bellissima sala dove, seduto su una sedia di pietra simile ad un trono, c'rea un anziano vestito con una tunica bianca; la sua testa era calva, ma portava una fluente e lunga barba, anch'essa bianca.

Mi fece segno di sedermi e così feci, accomodandomi la treccia che indicava il mio stato di ragazzo e, balbettando un poco all'inizio, riuscii finalmente a raccontare tutto il sogno.

All'improvviso si creò un momento di silenzio, così pesante che avevo voglia di scappare da quella presenza che mi penetrava con uno sguardo fortissimo: sentivo che perfino le mie viscere erano ispezionate ed osservate, mentre sudavo ed ero pervaso da un terribile rossore.

L'anziano saggio si rese conto del mio imbarazzo e, con voce calma e profonda, mi disse: “Non avere timore, figlio di Aton, quello che hai vissuto è una cosa rara e meravigliosa, che capita soltanto ad esseri predestinati, e tu sei uno di questi. Se mi permetto vorrei farti alcune domande”.

“Sì” –risposi- “sicuramente”.

“Il luogo sulla riva del Nilo, lo riconosceresti? E' molto importante, sai, perché quella pietra è una pietra di fondazione e sarà la prima del Grande Tempio dedicato ad Aton, che sicuramente dovrai realizzare proprio in quel posto”.

Allora io gli domandai: “Voi siete sicuro che il tempio sarà dedicato ad Aton del Giorno, invece che ad Amon?”.

“Sì” –mi rispose- “ne sono certo, ma per il momento non posso dirti di più e ti prego di mantenere il segreto sul tuo sogno e sul nostro incontro, più avanti saprai perché! Questo è importante! Me lo prometti?”.

Risposi affermativamente, allora l'anziano si alzò e venne verso di me, mi diede una mano ed io saltai in piedi. Vidi allora che lui piangeva d'emozione, mi abbracciò e mi diede un bacio sulla fronte. Così, lasciai la Casa della Vita ma, prima, lui mi disse che era importantissimo rivederci un paio di volte alla settimana, se io ero d'accordo; dato il mio assenso concordammo il giorno e andai via. Ero tranquillo e felice.

(fine quinta parte)

 
di Alfredo Di Prinzio

 
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