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Intorno al seme
(15/01/2008)

uomo

 

Dal punto di vista figurativo l'uomo si sviluppa attorno al proprio seme.

Lo spermatozoo è il nucleo iniziale per il quale,dopo l'inserimento nell'ovulo e la sua fecondazione, si forma quell'aggregazione di cellule composite costituitesi con gli apporti dati dall'unione del maschile e del femminile che, ampliandosi nel loro moltiplicarsi a dismisura, strutturano l'essere umano.

Il seme serve dunque alla perpetuazione della specie dalla quale viene prodotto.

Fecondazione di un ovulo

Ma non solo, almeno direttamente.
Continuare nel tempo vuol dire opporsi alle forze che portano a dissolvere, a motivo del suo trascorrere, la propria esistenza. E quindi non solo con un discorso afferente la quantità che si possa opporre alla dissoluzione, ma - per quanto possa apparire strano - rivolgendo lo sguardo anche all'aspetto qualitativo delle forze che si prendono in considerazione.

La "crescita dell'uomo - in senso lato - fa riferimento alla possibilità di disporre di una certa quantità di energie che proprio perché crescono davvero (quantitativamente) migliorano la loro stessa qualità.

Ciò appare come un paradosso, perché non sembrerebbe ammissibile mescolare facilmente la connotazione quantitativa e quella qualitativa della realtà.
Ma ciò è possibile, anzi programmabile. Vediamo come. Occorre innanzitutto intendersi, sul termine...crescita.

Cosa significa crescita dell'uomo. Rispondere a questo interrogativo vuoi dire chiedersi: " chi è l'uomo?" - e - " perché c'è l'uomo?", e ancora: "dove è diretto l'uomo?". Per rispondere forse esaurientemente a questi quesiti occorrerebbe scrivere alcuni tomi di migliaia di pagine.

Sviluppo del seme in feto

Ma siccome siamo chiamati ad osare, tenteremo una sintesi di addirittura poche righe, dando definizioni che dovranno essere prese in esame cosi come sono e non discusse: chi non le condividesse perciostesso dovrebbe tralasciare il seguito di questo discorso.

Il termine crescita, secondo il lessico, allude al progredire, migliorare, perfezionarsi: ciò, se riguarda una specie animale, è legato alla pluralità; più è elevato il numero degli individui che possono mescolare, unendosi tra maschi e femmine, il loro singolo patrimonio genetico, tanto maggiori sono le possibilità che intervengano dei fattori aggiuntivi, del tutto originali, ad accrescere le dotazioni volte al miglioramento generalizzato della specie che si esprime in questi accoppiamenti.

Le unioni dei differenti hanno sempre portato sangue, come si diceva una volta, intendendo, fin da quando non si conosceva nulla del DNA, con la parola sangue, un rinforzamento positivo, in accrescimento delle possibili qualità del prodotto di una unione tra un elemento maschile ed uno femminile.

Molteplicità delle razze

Le cosidette razze stanche sono quelle agglomerazioni di popoli o gruppi sociali che non attuano, per motivi di ogni genere, le commistioni di cui parliamo. Le strutture ossee a lungo andare (magari occorrono dei millenni) si osteoporizzano e si deformano; la cute corporea si squama e diviene meno elastica; le pupille si adombrano; l'apparato muscolare è poco teso: con la decadenza corporea seguirà lo svilimento della vita relazionale e per derivato cadranno quei riferimenti sociali che spesso esitano in ideali che fanno forte un popolo e lo volgono a programmare il proprio futuro.

Insomma, crescere è un vocabolo vicino a moltipiicarsi ma non è certo lontano a migliorarsi. Il miglioramento dell'uomo, in senso meno generalizzato di quanto abbiamo visto prima, è una funzione diretta dello sviluppo della personalità, in cui saranno sempre più presenti i referenti che lo collegano con la scoperta della propria coscienza individuale e conseguentemente della propria spiritualità.

La scoperta ed il collegamento con quello che ci sovrasta; la ricerca delle cause prime, il tentativo di definire il fine ultimo. In altre parole, l'apertura di un rapporto con il Macrocosmo. La crescita, dunque, dell'uomo, corrisponde ai parametri annunciati: la crescita della coscienza di esistere, l'ampliarsi della consapevolezza delle proprie possibilità lo metteranno nelle condizioni di meglio opporsi alla inevitabilità della sua fine nel tempo, mentre lo porteranno parallelamente ad indagare le possibilità della sua più sottile continuazione fuori dell'ambito di quella dimensione in cui sembra costretto.

L'uomo nella misura dell'universo

Scorgere la possibilità di una continuazione - o meglio di una permanenza - della propria esistenza in ambito più elevato, diverso, non vincolato da bisogni grossolani. L'uomo scopre lo Spirito, e di esserci attraverso di Esso; di essere una sorta di espressione sulfurea, che si anima attraverso il mercurio e prende forma nel sale: ed è attraverso l'identificazione in sè di questi elementi che lo compongono e la loro sagace manomissione, funzionale a mettere ordine nel proprio microcosmo, che l'uomo attua la sovrapposizione - che potremmo definire meravigliosa - del molteplice all'Uno.

I componenti che lo fanno essere tale quale a come è, sono una straordinaria pluralità, ma essi sono tutti riconducibili all'Unità.
Unità del proprio essere individualizzato, che riflette, nell'atto cosciente della propria consapevolezza, l'esprimersi del Principio. Dunque l'uomo è l'aspetto molteplice (nell'ambito del grossolano) dell'Unità (nell'ambito del sottile).

En tò pan. L'Uno, infatti, è il Tutto.
Il processo è circolare e nella ciclicità che collega il microcosmo al Macrocosmo v'è la risposta alle domande che prima ci siamo posti: chi è l'uomo, perché ci sia e dove sia diretto. Egli è l'espressione unitaria della molteplicità o, se vogliamo, è, viceversa, l'espressione molteplice dell'Unità che insieme tutto trascende e tutto comprende, paradossalmente, a seconda da che punto di vista la si osservi.

Ma torniamo alla crescita. Abbiamo non senza audacia sovrapposto la quantità alla qualità sostenendo che esse sono omologhe, fuzionalmente all'interpretazione delle finalità dell'uomo: identificare ed accrescere in sé quelle strutture che lo vedono spegnersi, estinguersi. Continuare nel tempo, oltre il tempo.

Rinvenire l'accesso a quella dimensione oltre la quale mettere in atto quel completamento della propria identità che ha per scopo finale il conseguimento dell'Unità con il Tutto. Crescere è dunque con-formare (dare forma) il proprio miglioramento, senza fine, adempiendo il Disegno che manifesta l'Amore che attua il Conoscibile, per quello che riguarda l'uomo.

La Fenice simbolo della rigenerazione (immagine estratta da un bestiario )

Abbiamo all'inizio esordito con una breve disamina attorno al seme. Esso, abbiamo rilevato, è il prodotto dell'auto-rigenerazione umana: l'uomo si forma attorno al proprio seme, e lo produce per continuare a formarsi attorno ad esso proponendosi di migliorarsi geneticamente, consapevolmente o no, per continuare in un modo o nell'altro ad esistere.

Nel seme c'è la sua unità e la sua molteplicità: esso è la sostanza più preziosa in senso assoluto, poiché contiene quell'energia vitale che dà forma ad un essere umano vuoi nel dominio del grossolano che nel sottile.

Possiamo dire che il seme è il mezzo attraverso cui viene data forma agli eventi che si verificano nelle Regioni Superiori o Macrocosmiche, nelle quali si esprimono le imperscrutabili linee del Disegno in cui ogni retta è, all'infinito, curva e si ripete a se stessa, manifestando un concetto quasi incomprensibile: l'infinita circolarità del Cosmo che ne illustra non la sua dispersione nel Caos, ma l'Ordine.
Ordo ab Chao, quindi.

La folgore divina, come lo spermatozoo, penetra l'uovo cosmico e ne ordina la forma.

Ma torniamo al seme, che questa volta legheremo al concetto di peccato. Nei libri sapienziali - o sacri- viene riportato il precetto di non disperdere il seme, che si vuole emesso al solo scopo di procreare, miratamente al discorso che abbiamo fatto, relativo all'accrescimento generico della specie e, quindi - come abbiamo visto - al suo miglioramento, poichè abbiamo sovrapposto in modo omogeneo la quantità alla qualità.

Perchè, ha quindi preso forza una morale che ha indicato - tra l'altro - nel peccato la dispersione del seme? Perché chi sa è consapevole che esso rappresenta un concentrato di quell'energia che, bensì, ha il potere della moltiplicazione della specie, ma altrettanto del suo miglioramento.

Abbiamo visto che le molteplici connessioni tra il seme individuale spesso accrescono risultati qualitativi: ma è solo questione di moltiplicare in modo esponenziale le opportunità di riunire qualità positive per la vita?

Non sapevano forse i sapienti del passato (e la loro Conoscenza era trasmessa tra uomini selezionati attraverso i Misteri) che nel seme sono contenuti i fattori primari, quell'Energia Principiale che costituisce la base su cui innalzare l'uomo, che poggia i piedi nella materia ma che anela il conseguimento della propria integralità nello Spirito, attraverso un processo di ascensione che indica nella verticalità la tensione verso la realizzazione del proprio Essere?

Il seme deve essere reso vitale: quindi o producendo quella vita che attraverso la moltiplicazione nel numero offre le opportunità - come abbiamo visto - del miglioramento del genere umano nel tempo,ovvero producendo quel perfezionamento individuale conseguito attraverso l'assimilazione, la metabolizzazione e l'assorbimento dell'Energia Principiale racchiusa in esso.

Non ci sono quindi alternative; ecco perché l'onanismo fu considerato peccato da chi, derivando la Conoscenza dai Misteri Egizi, stipulò delle regole morali impostegli dall'Alleanza con l'Altissimo (che noi possiamo intendere indifferentemente come Causa Prima o Fine Ultimo); ecco perché vennero esaltati i valori della famiglia, nucleo di riproduzione primaria quando non si sia in grado di assorbire conformemente l'Energia Principiale per il proprio perfezionamento individuale, misconoscendo le tecniche e non essendo in grado di comprendere i sottili traguardi del proprio divino adempimento.

Le fasce basse dei sacerdoti e di chi ha avuto pur sempre - in qualche modo - il compito di tramandare attraverso le generazioni un'informazione così importante (che il seme è l'Energia Principiale che può riuscire a portare l'uomo ad essere l'Alto e il Basso contemporaneamente, e cioè il Macrocosmo ed il microcosmo, la realizzazione della Conoscenza e quindi Dio stesso), si sono incaricati di mettere in guardia dalla dispersione del seme.

Ed hanno avuto, per questa volta, ragione, poiché quando esso sia metabolizzato attraverso i nodi solari (chakras) alle regioni cerebrali, e se ivi si attui la sua trasformazione corretta, per cui da Materia diviene Energia creatrice, esso si manifesterà come Principio di Individuazione della Realtà Superiore, ovvero Coscienza Assoluta.

Cosa può essere questo se non la rappresentazione del proprio in-diamento (unione di genere estatico dell'uomo con Dio. [ndr])?
I piccoli parroci di paese e probabilmente molti piccoli sacerdoti di pur grandi religioni non fanno che dire che disperdere il seme fa male, e non si deve fare, non sapendo nemmeno loro, in fondo, perchè.

Supini ad un progetto morale che comprende e determina dall'alto i comportamenti umani, nulla comprendono della vera utilizzazione del seme che vedono possibile nella sola copula del maschio con la femmina per aumentare il numero dei miscredenti, anelerebbero fare dell'umanità quel gregge di cui essi stessi ambirebbero essere i pastori.

Lavorazione del seme contenente il fuoco segreto, secondo la Tradizione Alchemica

Ma per fortuna la "Tradizione ci ha fatto pervenire, più o meno segretamente, attraverso riti e simboli, alcune informazioni attraverso le quali si rende possibile l'Aurea trasformazione vuoi del genere umano, più lentamente e genericamente, vuoi - più specificamente - di quegli uomini preposti al particolare compito di perfezionare se stessi per poter migliorare chi non è nel loro numero.

Uno dei modi per realizzare il collegamento dei poli che solo apparentemente sono in opposizione, ovvero l'unione dei contrari o altrimenti la propria consapevolezza integrale che porta la definitiva conversione dell'iniziale piombo in oro finale, può essere quello di saper gestire il proprio seme, o moltiplicando consapevolmente il numero delle aggregazioni genetiche che portano a mettere alla luce un'altra creatura umana, ovvero ben amministrando il proprio seme attraverso la sua corretta assimilazione, che iconograficamente può essere definito come entrare nel sacerdozio del culto della propria solarità, che viene esercitato nel segreto del proprio Tempio interiore, dove lo stesso individuo diventa ierofante ed alchimista, che lavora vegliando la trasformazione della Materia, equilibrando, aggiungendo, sottraendo, fintanto che il fermento di vita (la pietra) sarà posta tra le colonne (zolfo e mercurio) e si realizzerà la trasformazione Aurea dell'uomo, scopo per il quale, come abbiamo visto in questo excursus, viene usato - spesso inconsapevolmente - il seme, poiché la produzione di questo deve essere funzionale al solo scopo identificato da chi sa, e che ci ha parlato per simboli e per enigmi che - muti ai più - concedono ad alcuni la Vera Luce.

 

 

FRANCESCO MAURIZIO PULLARA

 


 

 
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