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Tutto è Uno e Uno è Tutto
(15/10/2005)

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Tutto è Uno e Uno è Tutto!

Se questa frase fatta chissà da chi nel passato è vera, significa che l’autore sapeva ed era arrivato alla sintesi della totalità, perché ridurre tutto a uno è la somma di tutte le ricerche spirituali e della più alta iniziazione, ed il coronamento di anni e anni di ragionamenti. Sicuramente un’opera del genere la realizza solamente un Alchimista che lavora nel proprio fornello, o Athanor, per trasmutare e rettificare la propria materia.

Il laboratorio alchemico

Un Alchimista è un amante della Natura, perché gli ingredienti che utilizza sono i quattro elementi che compongono il “corpo” di tutte le cose, e sa che questi principi si trovano in lui.

Così la prima grande ricerca consiste nell’identificare questi “ingredienti”, cosa che diventa la prova più ardua per l’iniziando che, armato di volontà e coraggio, consulta i testi sacri della Tradizione perché è proprio lì che sono nascoste le chiavi che gli indicheranno i passi da compiere e le “operazioni” da svolgere.

Ma, prima di andare oltre e per facilitare la ricerca, voglio parlarvi del metodo da utilizzare per com-prendere e scoprire il vero significato di alcune rivelazioni “nascoste” nei miti sacri.

Ci sono quattro maniere per interpretare un testo sacro:
il primo è morale, ossia letterale, che non va oltre il significato scritto;
il secondo è simbolico, ossia ricerca il significato dei simboli presenti nel racconto;
il terzo è analogico, che prova con le analogie a comprendere il significato;
il quarto è anagogico, che trova il vero messaggio spirituale nascosto.

Questi quattro stadi sono equivalenti a stati di coscienza nell’individuo, e vengono utilizzati da ognuno di noi a seconda del livello evolutivo in cui ci troviamo. Purtroppo è sempre il primo livello, quello morale, che prevale, perché da bambini ci hanno indotto a credere letteralmente ai fatti, senza uscire mai da questo stadio.

Tutti coloro che nel passato hanno “capito” e sono andati oltre, furono accusati di eresia e bruciati vivi nei roghi, mentre oggi gli stessi vengono scomunicati o sono considerati in peccato mortale.

Come conseguenza di tutto ciò, l’uomo è diventato un fanatico attento al “contenitore” e non al “contenuto” dove possiamo incontrare il vero messaggio o la ri-velazione. Così facendo l’uomo venne privato della possibilità di evolvere e prendere coscienza di chi realmente egli sia e dove stia andando.

Questo è il più grande peccato commesso contro Dio, perché coloro che hanno il compito di risvegliare l’umanità, in realtà la stanno addormentando ancora di più.

Martiri di Montsegur.
(Particolare - 1213)


E così, ingannati da fanatici che hanno “carta bianca” per pontificare, per migliaia di anni la gente è stata immersa nella paura e obbligata ad ubbidire.

In questo modo il “contenitore” è stato venerato, adorato, idolatrato e soprattutto è stato il bersaglio di ogni tipo di preghiera straripante di dolore, a tal punto che, per l’intensità della proiezione, a volte i “simulacri” di gesso hanno pianto…

Ancora al giorno d’oggi prevale questo sistema sbagliato e senza “anima”, perché in questo modo la gente è portata a non pensare, a non dubitare, a non prendere iniziative in “cose” riguardanti lo Spirito.

Ma la cosa più ridicola è che quello stesso insegnamento delle dottrine, stracolmo di fatti e parole, nasconde al credente le Verità più sublimi che i nostri antenati ci hanno lasciato sotto forma di racconto, simboli e riti.

Mio padre, il cui nome era uguale al mio, e che era di estrazione montanara-contadina, soleva ripetere una frase che ancora, dopo tantissimi anni, mi risuona. Diceva: “Non è colpa del maiale, ma di chi gli dà da mangiare”.

Mi scusino coloro che hanno un udito delicato, ma la morale di questa frase è giusta e cade a proposito.

Adesso vorrei invitarvi a spostarvi di qualche grado rispetto al punto di vista che utilizzate regolarmente per osservare la realtà e, con sorpresa, comproverete che ciò che credevate fosse in una tal forma, una volta osservato da un diverso punto, non si presenta più come prima.

Come mai?
Alcuni di voi forse avranno visto il film con Robin Williams “L’attimo fuggente” (Carpe Diem).
Ricordate quando invitava i suoi studenti a salire sui banchi per vedere il mondo da un’angolatura diversa?
Ebbene sì, questo è esattamente quello che ognuno dovrebbe fare. Invece di vedere tutto dalla finestrella della cantina, cominciamo a osservare dall’attico, spaziando tutto intorno a 360°, e allora tutto sarà meraviglioso e reale.

Per esempio, quasi tutti conoscono il nome del Dio Ebraico Cristiano, Geova, e sono pochi coloro che lo hanno interpretato dal “punto di vista iniziatico”. Adesso tenteremo di intuire e com-prendere il suo vero e reale significato.

Gli Ebrei lo scrivono da destra a sinistra con quattro lettere: Jod, Hé, Vau, Hé. “” e questo è il nome di Dio, e lo pronunziano accompagnandolo con la frase “Benedetto Sia!”. Ma generalmente utilizzano Adonay invece di Geova.

Bene, queste lettere non sono altro che i Quattro Elementi con i quali è formata la Natura dell’Uomo; Fuoco-Jod, Acqua-Hé, Aria-Vau, Terra-Hé. E sono due positivi (Fuoco e Aria +) e due negativi (Acqua e Terra -).

Queste lettere secondo la Tradizione corrispondono al Dio Padre la cui sede si incontra nella testa dell’uomo, fra le sopracciglia.
Infatti quando un cristiano si fa il segno della Croce, si tocca per prima in questo punto, sede del Fuoco, dello Jod divino, che astrologicamente è sotto il segno dell’Ariete e del Fuoco Primo Fisico.

Robert Fludd, Utriusque cosmi II,
Oppenheim, 1619


Questo che vuol dire?
Che Dio in ognuno di noi è quel Fuoco Sacro che è la vita stessa, e che s’irradia e si spande in tutto il corpo come energia vitale, e non è affatto un essere vivo e vegeto come credono in molti.

Adesso che il mistero del Padre è stato chiarito, passiamo al Figlio, alla seconda Persona della Trinità.

Così quando il cristiano, dopo aver detto “Nel nome del Padre”, toccandosi la fronte, aggiunge “e del Figlio”, e si tocca il cuore, in realtà compie un gesto errato, poiché la sede del Figlio si incontra quattro dita sotto l’ombelico (per gli uomini, all’altezza del primo chakra per le donne), dove si manifesta l’Elemento Acqua, astrologicamente sotto il segno dello Scorpione. Il Figlio, come pura energia, è sotto il segno del Fuoco Terzo Spirituale, ossia il Sagittario: Acqua e Fuoco, anzi, per essere più preciso: Acqua di Fuoco.

Infatti, con quale principio l’uomo crea un altro essere?

Con quale elemento concepisce la vita in questo piano?

Sono sicuro che i più svegli com-prenderanno subito, perciò del Figlio non dirò più. Lascio a voi chiarire il resto.

La terza lettera del Nome Sacro è la Vau. L’elemento è l’Aria, il punto è il cuore e il segno astrologico è il Leone, Secondo Fuoco Animico. E’ in questo punto che si concretizza lo Spirito Santo, dove i tre Principi diventano Uno. Per essere più preciso il “Tutto diventa Uno” e il Cristo si manifesta “salvando tutta l’umanità” (le cellule di tutto il corpo: humus).

Avete presente come viene rappresentato iconograficamente il Sacro Cuore di Gesù? Infatti sopra il cuore troneggia una Croce in fiamme che rappresenta i Tre Fuochi in Uno o la realizzazione Cristica, e la Corona di Spine è la sofferenza e l’arduo lavoro fatto per concretizzare la Grande Opera.

L’ultima lettera è una Hè come elemento Terra, che fa da contenitore ai Tre Fuochi di Dio nell’uomo, ossia la Santissima Trinità.
Allora, come diviene Figlio il Padre?

Semplicemente aggiungendo la lettera Shin in mezzo, che opera come equilibrante in questa maniera:

Il miracolo si è compiuto, Geova si è trasmutato in Gesù!

Dove si realizza questo portento?
In tutti gli uomini, a prescindere dalla religione che professa e dalla razza alla quale appartiene.

Ecco perché il Cristo-Energia è universale, e se qualcuno non si trova d’accordo non significa nulla, poiché è un fatto fisico e naturale e anche l’ateo, anche se non vi crede, lo può manifestare ugualmente anche senza coscienza.

Adesso passiamo al simbolo che rappresenta l’uomo universale: la Croce!

Il contenitore ci dice che questo simbolo fu il patibolo dove il Maestro Gesù fu crocifisso per salvare l’umanità. Osservando dal punto di vista “morale” è vero. Però se cambiamo il punto di vista di questa situazione, il risultato cambia.

In primo luogo il simbolo della Croce rappresenta l’uomo stesso con le braccia aperte. Inoltre viene utilizzato per indicare il segno “+”, il polo positivo di tutte le cose che esistono, il segno più equilibratore che esiste sulla Terra.

E’ il simbolo per eccellenza che rappresenta l’uomo in equilibrio con i Quattro Elementi di cui è formato. Ossia contiene in potenza il nome di Dio, Geova, di Gesù e della Santissima Trinità. E il punto di intersezione della linea verticale con quella orizzontale, o fulcro, concretizza il Quinto Elemento: il Cristo! Dove il Tre si fa Uno per il bene dell’uomo e dell’umanità.

A questo punto anche la scritta sopra la Croce ha un significato tutto particolare: I.N.R.I. tradotto comunemente in “Jesus Nazarenus Rex Judeorum”, ossia Gesù Nazareno Re dei Giudei, in realtà significa soprattutto “Ignis Naturae Renovatur Integra”, il Fuoco della Natura (il Cristo-Energia) Rinnova tutta la Natura (dell’Uomo si intende).

Le parole al centro significano:
"Tutto è Uno".

Infatti, ecco perché il Cristo faceva camminare i paralitici. Voleva dire che chi realizzava il Cristo in sé, da fermo che era iniziava a deambulare. Da cieco vedeva, da morto risuscitava alla vita vera, da muto parlava, ecc…

Perciò il Cristo è il Salvatore dell’umanità solo in questo senso.

Bene, chi ha occhi per vedere e orecchie per ascoltare può compiere questo atto da Eroe e realizzare con gli Elementi che ha in sé questo “Miracolo di Salvezza” e fare che sia “Tutto in Uno e Uno in Tutto”.


Nota: Vi invito ad abbracciare la “Scuola del Dubbio” per scoprire la verità. Perché se non dubitate, come San Tommaso, non scoprirete mai il Cristo vero e reale.

 
di Alfredo Di Prinzio

 
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