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Alchimia della Relazione
(21/11/2015)

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Questo articolo è tratto dal Manoscritto di Maddalena (ORB Communications).

Molti di noi trattano le relazioni allo stesso modo in cui giocano a poker.

Facciamo tutto il possibile per avere la meglio.

Se non funziona, bluffiamo. Fingiamo di avere delle carte che non abbiamo. Bariamo. Mentiamo.

E, anche se questo è il modello di molte relazioni della nostra era post-moderna, non è il modello della Relazione Sacra esposto nel Manoscritto.

Sarò franco. La Relazione Sacra non è cosa per tutti.

Infatti, sospetto che siano di più quelli che preferiscono fare giochi di carte emozionali, rispetto a quelli che possono o vogliono intraprenderla.

Questo tipo di relazione esige la massima onestà, sia con se stessi che con il proprio partner.

Anziché nascondere le nostre carte, le scopriamo tutte sul tavolo.

Tutte le nostre speranze, tutte le nostre paure, tutti i nostri pensieri meschini e gelosi, tutta la nostra ambiguità: tutto viene esposto alla luce limpida della consapevolezza, affinché il nostro partner veda.

E lui, o lei, deve fare la stessa cosa.

Non funzionerà se ci sono uscite laterali aperte, con l’idea della fuga mentale.

Non funzionerà se entrambi i partner non sono assolutamente e impeccabilmente onesti l’uno con l’altro.

La ragione di questo tipo di onestà radicale è che, senza di essa, l’Alchimia della Relazione non può avere luogo.

Ora, questo termine potrebbe risultare nuovo per molti, persino agli studenti di alchimia interiore, dato che le dinamiche della relazione di intimità vengono discusse raramente nelle quattro correnti alchemiche principali (Egiziana, Taoista, Tantra Yoga e Tantra Buddista).

Quindi, io credo che sia bene definire che cosa intendo, per gettare una qualche base. Come tutti i tipi di alchimia, questo genere di lavoro riguarda il cambiamento di una forma in un’altra.

La forma, in questo caso, sono le inter-dinamiche che sono divenute consuete tra due persone.

Dopo un po’, la gente tende a diventare abitudinaria.

La vivacità che esisteva all’inizio del rapporto, comincia a sbiadire. Entrambi diventano più o meno inconsapevoli.

La dura realtà è che ci vogliono una vigilanza e uno sforzo costanti per mantenere una relazione consapevole e vivace.

Molte relazioni vanno in fumo, perché i partner non possono o non vogliono fare gli sforzi necessari a sostenerle.

Invece di sperimentare la novità di ciascun momento, nella relazione, col tempo si instilla una specie di monotonia; quello che prima era eccitante ora è noioso.

E, ancor peggio, si insinua una sorta di letargia psicologica ed emozionale ed entrambi i partner soccombono agli effetti logoranti dell’inconsapevolezza.

Questo tipo di inconsapevolezza è una campana a morto per la consapevolezza e l’intuizione psicologica; e, nonostante venga menzionato di rado, questo tipo di inconsapevolezza ha un effetto negativo anche sulla vita spirituale della persona.

Dunque, la forma che necessita di essere modificata, all’interno di una relazione, è letteralmente la forma delle interazioni che avvengono abitualmente fra i due partner.

Come in tutte le tipologie di alchimia, dev’esserci un contenitore in cui possa avvenire la reazione.

E, in questo caso, è il contenitore della sicurezza e dell’apprezzamento a fornire il serbatoio per la trasformazione.

Se c’è un’assenza di sicurezza o apprezzamento, questo genere di alchimia non può essere intrapreso.

E, se avete deciso che desiderate provare questo tipo di alchimia nella vostra relazione, vi consiglio di fare prima un’analisi.

Valutate onestamente se percepite sicurezza e apprezzamento nel vostro rapporto. Se non è così, perderete il vostro tempo, cercando di intraprendere questo genere di alchimia con il vostro partner attuale.

Vi suggerisco di concentrare, piuttosto, i vostri sforzi sulle pratiche solitarie menzionate nel Manoscritto.

Se vorrete ancora fare un tentativo, fate parlare il vostro partner di questi sentimenti di pericolo e mancanza di apprezzamento che avvertite. Dovreste considerare di intraprendere questo genere di alchimia solo se e quando essi saranno risolti.

Allora, adesso abbiamo due dei tre elementi necessari per l’alchimia: qualcosa da trasformare (gli schemi abituali di interazione) e il contenitore (la rete di sicurezza, se vogliamo, della relazione stessa). Occorre un terzo elemento; e questo, naturalmente, è l’energia per produrre la reazione.

Di solito, in una relazione c’è moltissima energia, sotto forma di schemi, speranze, paure e desideri nevrotici. Ci arriviamo tra un attimo, ma, per ora, voglio parlare dell’acciaio.

I nostri sé psicologici sono molto simili a spade fatte con leghe d’acciaio. Esse sono state forgiate nella rovente fonderia della nostra infanzia, con le pressioni formative delle nostre prime esperienze.

È questo primo periodo della vita, che lega insieme gli elementi della nostra psiche. E, come per l’acciaio, questo è stato fatto sotto un calore e una pressione immensi.

Alcuni di noi hanno subìto l’abuso da parte di genitori opprimenti, completamente ostili o persino distruttivi.

Alcuni di noi sono stati lasciati a se stessi, senza alcun genere di supporto o di guida. E ogni tipo di relazione genitore/figlio ricade tra queste due polarità.

Le possibilità delle pressioni nell’infanzia sono virtualmente infinite, e così anche le leghe psicologiche risultanti da questo tipo di esperienze.

In molti gruppi di crescita personale si parla tanto del bambino interiore e, per quanto ci sia di sicuro un valore nel prendere contatto con questo sé più giovane, la cosa non è sempre carina.

Il nostro mito culturale è che l’infanzia sia un periodo di innocenza, un periodo in cui tutto quanto è a posto, con il mondo.

Per alcuni bambini questo è vero; per molti sicuramente no.

Ricordo quando, diversi anni fa, mi trovai ad una festa, in casa di un mio collega terapeuta.

La maggior parte degli adulti erano terapeuti di mestiere, psicologi o psichiatri.

Mi ero sprofondato in un gigantesco divano e, sorseggiando la mia Pepsi, assistetti ad un evento rimarchevole.

Uno dei terapeuti aveva portato alla festa il figlio e il miglior amico del figlio. Era chiaro che i due ragazzini fossero amiconi.

Stavano facendo un qualche gioco a carte e, rispettosamente, si concedevano una mano a vicenda.

Non tentavano di barare e sembravano avvolti in una bolla di cameratismo.

Poi, il padre del ragazzo entrò nella stanza e chiese ai bambini se avessero bisogno di qualcosa. Entrambi alzarono lo sguardo e sorrisero con i loro visi da cherubini.

No, dissero, con la più deliziosa delle vocine. Il padre diede dei colpetti sulla schiena del figlio, e, mentre usciva, fece lo stesso anche sulla schiena dell’amico, con nonchalance.

Per un momento, suo figlio osservò l’incidente nel completo terrore.

Era evidente che non credeva ai suoi occhi. E poi, come il padre girò l’angolo ed entrò nell’altra stanza, il figlio si tirò indietro e sferrò un colpo sul viso dell’amico!

Quella non era innocenza infantile.

Era rabbia infantile.

Egli non aveva intenzione di condividere l’affetto del padre, nemmeno con il suo miglior amico.

Questo tipo di gelosia è tipico dei mammiferi superiori, e noi, con tutte le nostre manie moralistiche e auto celebrative, siamo pur sempre dei mammiferi.

Non importa quanto arriviamo in alto spiritualmente: finché vivremo, condivideremo dei tratti con i nostri fratelli e sorelle mammiferi.

L’interiorità di un bambino, spesso, è assai diversa da quello che immagina chi gli/le sta accanto.

Circondata sia da pericoli che da opportunità, la vita psicologica di un bimbo viene modellata direttamente dal modo in cui egli/ella sceglie di affrontarli.

Che si tratti di una cosa pericolosa come un genitore deviato o un molestatore di bambini o di una cosa apparentemente innocua, come con chi andare al ballo di fine anno, per certi versi non importa.

Mentre l’impatto del combattere per la propria vita può benissimo marchiare il comportamento di un bambino fino all’età adulta avanzata, anche le piccole decisioni della vita, come con chi socializzare o no, hanno un impatto.

Tutte queste decisioni, grandi e piccole, creano un calore e una pressione psicologici interiori.

Le leghe della personalità vengono legate insieme o bruciate ed eliminate. La spada è stata temprata, al momento in cui raggiungiamo l’età adulta e la lega della nostra personalità è stata formata.

Alcuni di noi emergono da questa fonderia dell’infanzia con i contorni solidi come la roccia; altri di noi sono smussati. Alcuni di noi mantengono i propri contorni, mentre altri sembrano non riuscire mai a tenere niente.

Il fatto è che l’acciaio tende a rimanere nella sua forma originaria, una volta che lascia la fonderia.

E una delle poche cose che mai potranno riconfigurare la lega è se l’acciaio diventa rovente come quando fu formato per la prima volta.

Nel lavoro alchemico della Relazione Sacra, torniamo a metterci nella fonderia per nostra volontà.

Il calore che si alza tra due persone, quando le loro nevrosi strofinano l’una contro l’altra, può diventare piuttosto intenso.

Se entrambi riescono a trovare il coraggio di essere radicalmente onesti con se stessi e con l’altro, in questi momenti torridi, le leghe psicologiche possono essere alterate.

Entra allora nella relazione un nuovo genere di vitalità, alimentata dall’energia della verità psicologica.

Il fatto è che la maggior parte di noi farebbe qualsiasi cosa, pur di evitare la calura psicologica.

Quando siamo a disagio, in molti ce la diamo a gambe.

Ora, per alcuni di noi, questo significa fare letteralmente le valigie e lasciare la città, o, per lo meno, sparire dalla circolazione.

Per alcuni di noi significa essere presenti fisicamente, ma non più emozionalmente.

Diventiamo intorpiditi. Diventiamo degli automi. Ci muoviamo e parliamo, quasi normalmente, ma ci siamo ritirati lontano, lontano, dentro di noi.

Altri di noi si stordiscono con l’alcool o i farmaci. E alcuni lo fanno con la televisione.

Noi umani, dopo tutto, siamo abbastanza bravi e creativi.

Riusciamo a trovare ogni sorta di modi per evitare di affrontare noi stessi.

In effetti, essi sarebbero troppo numerosi da elencare qui.

Ma credo abbiate colto il senso.

Direi che la vera domanda, qui, è questa: che cosa fate quando le cose diventano psicologicamente troppo bollenti per i vostri gusti?

Che cosa fate quando siete sull’orlo del percepire qualcosa che non volete sentire?

Per chi si trova in una Relazione Sacra, questi sentimenti sono un richiamo alla presenza.

È un momento in cui essere radicalmente onesti, affinché entrambi i partner esprimano i loro veri sentimenti, per quanto imbarazzanti o spaventosi essi siano.

Dicendosi a vicenda le proprie verità, un elemento vivacizzante fa il suo ingresso nella dinamica. L’onestà psicologica si traduce in conoscenza psicologica. E con la conoscenza c’è la speranza della consapevolezza e con la consapevolezza può esserci il cambiamento.

Questo capitolo non è di certo un manuale per l’Alchimia della Relazione. Penso sia, principalmente, un’avvertenza.

Maddalena alludeva a questo, nel Manoscritto. Lei lo definiva oscuramento del volo.

Suona meravigliosamente esotico, vero?

Beh, non è tanto esotico quando l’oscuramento è proprio sotto il vostro naso. E non è una sensazione molto esotica quando la fucina della relazione si fa così rovente che sembra vi stiate sciogliendo (psicologicamente, s’intende).

Ci vogliono coraggio e forza d’animo per rimanere nella fonderia, quando il calore inizia ad indebolire la stabilità dell’immagine percepita di sé.

Pochi di noi hanno piacere di sembrare matti, spaventati, gretti o gelosi. E spesso utilizziamo mezzi elaborati per nascondere questi sentimenti a noi stessi e agli altri.

Ma, nella Relazione Sacra, queste cose salgono invariabilmente in superficie, come fango smosso dal fondo di un barile.

Si tratta di rendersi conto che questo non significa che la stiate conducendo male (la Relazione Sacra); significa che probabilmente lo state facendo bene.

Come diceva Maddalena nel Manoscritto, il potere dell’alchimia estrude, o spinge fuori, le scorie.

Può essere affascinante, quando le scorie vengono spinte fuori dal vostro partner, ma è davvero orribile quando vengono estruse da voi.

Nel crogiolo di sicurezza, onestà ed apprezzamento reciproci, è possibile forgiare un nuovo tipo di sé.

Questo nuovo sé è psicologicamente più onesto, più consapevole e più libero di quanto lo fosse la sua controparte prima di entrare nella fonderia della relazione.

E, come la fenice che risorge dalle proprie ceneri, questo sé ha le ali. Può volare in luoghi che prima poteva solamente immaginare.

Ci sono misteri e tesori, qui, che attendono coloro che hanno il coraggio di addentrarsi negli abissi di se stessi e dei propri partner.

Come ho detto, non è per tutti.

Voi, probabilmente, saprete se siete un possibile candidato, perché lo sentirete nella vostra anima, nel vostro cuore.

Se intraprendete questo cammino, sappiate che non esistono manuali.

È poca la guida preziosa, là fuori.

Il sentiero della spiritualità, per tradizione, è sempre stato un cammino di solitudine.

E, mentre i momenti di solitudine possono essere necessari, per quelli in una Relazione Sacra, qualcosa è cambiato.

Essi accettano di percorrere insieme il cammino verso il bene, fianco a fianco, attraversando sia il paradiso che l’inferno, attraverso le cime radiose in cui tutte le cose sono improvvisamente cristalline e attraverso la valle oscura della morte psicologica, in cui è difficile persino riuscire a mettere un piede davanti all’altro.

Eppure, attraverso il buio del non sapere, una profonda forza primordiale inizia ad emergere. Essa richiede un insolito genere di santa trinità – tre cose al fine di svolgere il suo compito più sacro – reciproca sicurezza, onestà psicologica e apprezzamento dell’Amato.

Fate buon viaggio!

 

Di Tom Kenyon

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