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Cosa Fare
(15/11/2007)

Documento senza titolo

 

Purtroppo, spesso, mi capita di leggere articoli su eminenti riviste che si occupano di argomenti riguardanti l’evoluzione spirituale dell’uomo, di misteri e d’altro, in cui si attribuisce l’assunzione ad uno sviluppo della coscienza e quindi dello spirito, solo attraverso rinunce e sacrifici.

Non solo, a detta di questi scrittori a complicarci il compito, ci sarebbe tutta una serie di legioni di esseri, pronti a tenderci ogni tranello per trattenerci su questo piano (vedi Arconti per esempio).

Nefelim: gli Dei creatori

Veramente mi sono stancato di vedere e sentire che nonostante i nostri sforzi, qualcuno ci controlla in modo negativo , ci tiene schiavi.

Questo non ha e non deve avere più senso se vogliamo veramente conquistarci quella libertà interiore che apre le porte ad uno stato di consapevolezza superiore; soprattutto ora, che i primi bagliori di questa nuova Era dell’Oro, tanto sospirata, si stanno accendendo.

Tuttavia, non ci potrà mai essere un vero risveglio, se continueremo a perseguire in modo così costante, idee come la sofferenza, la rinuncia e soprattutto, quella di essere vittime sacrificabili a chissà quali elementali.

Io dico basta portarsi appresso ancora brandelli di una cultura, o meglio non cultura e di un credo che vuole l’uomo un peccatore ed un povero disgraziato, costretto a muoversi nella materialità, continuamente legato alle sue paure, che pure sono state indotte in lui per secoli, da un potere astuto e schiavizzante.

Se risveglio della coscienza deve essere, che veramente lo sia; quindi, incominciamo a sperimentare, e sottolineo sperimentare, che gli unici responsabili delle nostre azioni, siamo noi e soltanto noi, e che nessuno al di fuori di noi stessi ci giudicherà, dopo aver abbandonato questo piano.

Prometeo incatenato alla materia dell'ignoranza e della paura

In realtà poi, questo non è un giudizio castigante o meritorio che viene dal fatto di essere stati buoni o cattivi; il nostro stato è determinato, bensì, dal livello di frequenza vibratoria che abbiamo raggiunto, avendo fatto tesoro o meno, dell’esperienza terrena.

Mi piacerebbe che si incominciasse a parlare di azione e relativa vibrazione che essa provoca. Con questa nuova visione, del rapporto opera e risultato di questa su di noi, innanzi tutto e nel mondo che ci circonda, che potremmo ribaltare la condizione di immiserimento, perpetuata da un’educazione ormai stantia verso l’individuo e rivalutarne invece l’amor proprio.

La paura trova terreno fertile là dove c’è ignoranza e, la più grossa lacuna che l’uomo ha è verso se stesso, perché gli è stato inculcato che tutto ciò che è “divino”, è fuori di lui e che al massimo deve ricorrere ad altri uomini facenti da  mediatori tra le due parti; uomo-mediatore-Dio.

Così la possibilità di un’autoanalisi e di conseguenza la possibilità di una crescita evolutiva personale, è stata troncata; ecco, quindi, perché è difficile mettersi a confronto con se stessi.

Quando il germe del peccato, del vittimismo, dell’autocommiserazione, sono memorizzati nel DNA, si crea passività.

Se ci vedessimo invece, come creature di Dio (o degli Dei Elhoim), uniche ed irripetibili, come sue emanazioni in via di evoluzione, la nostra prospettiva cambierebbe; un senso di grazia e di armonia si impadronirebbe dei nostri esseri; diventeremo paladini di noi stessi, perché muterebbe il punto di osservazione delle nostre vite.

L'inferno e i dannati

Ciò che vedremmo non sarebbe più un susseguirsi di giorni faticosi e pieni di sofferenze per sopravvivere, alla cui fine vi è solo la tomba, bensì apprezzeremo la nostra esistenza come la possibilità donataci dai nostri genitori per fare questa esperienza terrena; godere della materia di cui essa è fatta e adoperarci per evolvere, abbandonando finalmente la materialità cui siamo aggrappati.

Un detto recita: “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”, ma io dico, attraversiamo questo mare, viaggiamo e sperimentiamo le nostre emozioni senza paura e colmeremo questa distanza.

Basta riempirci la testa con intellettualismi da strapazzo, ricreiamo invece l’antico connubio, natura-esperienza e viviamo, non vegetiamo.
Penso, quindi sono, quindi agisco.

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                
SIMEON

 

 

 

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