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L'uomo: questo sconosciuto
(15/04/2006)

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Per secoli  ci si è nutriti della presunzione di sapere come l’uomo è fatto e di interpretare correttamente il  “nosce te ipsum”. L’uomo ha creduto con una certa sicurezza di conoscere se stesso attraverso la consapevolezza del suo corpo fisico e l’identificazione con esso. Ma cos’è il corpo se non un involucro, un laboratorio ?  In fin dei conti il corpo è formato da  una enorme quantità di piccole particelle in costante movimento. E tra queste particelle c’è una grande quantità di spazio. Se ad esempio un nucleo atomico fosse come una persona, l’elettrone si troverebbe a distanza di sette chilometri. Chi siamo ? Perché siamo nati ? Dove stiamo andando ?  Chi abita all’interno del corpo è una presenza che vuole mutare. Cos’è questo universo che sta dentro ? Come possiamo conoscerlo ? Queste domande vanno poste. Sono importanti indipendentemente da ogni risposta unica o molteplice.

Sono tante le forze che lo governano  attraverso delle tensioni di equilibri e disequilibri e noi vogliamo imparare  a lavorare con queste forze da cui siamo governati per servircene o liberarcene. Proviamo a vedere l’uomo come un incrocio di queste forze, come punto centrale dell’8 coricato (simbolo dell’infinito); consideriamolo come un punto di incrocio tra diverse dimensioni in alcune delle quali non viviamo consapevolmente. Consideriamo le “sette porte” attraverso ognuna delle quali si entra in contatto con una dimensione diversa.  Occorre renderci conto che il fine non è arrivare a capire chi siamo come se questa fosse una rivelazione ma “diventare” ciò che cerchiamo. Non dunque cercare la verità ma essere la verità, non solo nozioni ma anche operatività.

Dante e Virgilio alle porte dell'Inferno
(William Blake)

Diversi sono i Testi Sacri antichi che pongono l’uomo al centro dell’universo, ma quale tipo di uomo ? Non certo quello che incontriamo tutti i giorni; quello si trova alla periferia dell’Universo.

La metafora del cocchio illustra  l’attuale situazione dell’umanità. Il cocchio è composto dai cavalli la cui funzione dovrebbe essere solo quella di apparato locomotore; il conducente che dovrebbe essere l’apparato coordinatore ed infine il passeggero che dovrebbe sapere dove vuole andare e dare i necessari ordini.

Ma se il conducente non sente gli ordini del passeggero e non trasmette ai cavalli la direzione i cavalli vanno avanti a caso e possono finire nel burrone.

La maggior parte degli uomini sono i cavalli; alcuni, molto pochi, sono i conducenti e quasi nessuno è il passeggero. Così va avanti attualmente il cocchio dell’umanità. Nell’umanità i cavalli rappresentano l’EGO.  Il conducente rappresenta la frusta e il passeggero rappresenta l’essere reale.”

Parlando dell’uomo si ha una nozione troppo piatta ed uniforme mentre si dovrebbero considerare ii diversi gradi di uomo secondo il livello di consapevolezza raggiunto; e a questi diversi livelli di uomo si addicono diverse qualità di sofferenza ad iniziare dalla sofferenza provocata dall’EGO per finire con la sofferenza intenzionale, direzionata, con un  senso.

Rispetto agli altri esseri che popolano la terra ci sono nell’uomo molte contraddizioni, l’uomo sembra sempre disadattato. Gli altri esseri, animali e piante, sembrano essere in armonia, non così nell’uomo che raggiunge qualcosa e poi non gli basta più; sembra sempre spinto da una tensione verso qualcosa di più come fosse un’ossessione indelebile e in ciò si scorge forza e debolezza al contempo.

Lo specchio dell’uomo, l’immagine in cui si riflette è l’EGO e delle tante immagini che lo abitano egli non può più farne a meno per sentirsi vivo e reale e così finisce ineluttabilmente per dipendere da tutto ciò che è in superficie e dimenticare ciò che è nel profondo essenziale; di ciò se ne può vedere l’evidenza nell’attaccamento morboso al proprio corpo rappresentato dal mito di Narciso che nel riflettersi nello stagno vi cade dentro.

L’uomo si chiede cosa c’è prima della morte e non si chiede cosa c’è prima della nascita; è più probabile che il senso indefinibile di nostalgia della luce derivi da ciò che c’è prima della nascita, ma forse l’uomo non tornerà più a quello stadio ma vuole diventare egli stesso una “galassia”.  L’uomo dispone di una memoria fondamentale, legata all’acqua, all’Iside ed il ricordo di come possiamo esprimerci attraverso le nostre potenzialità non è andato completamente perduto ma è velato, nascosto, temporaneamente smarrito.

La Tradizione indica la Via attraverso i simboli che si riferiscono sempre a ciò che è dentro l’uomo ma è necessario liberarsi da quell’ossessione che alla fine diventa un ostacolo all’intenzione di far luce su noi stessi.

L’unica prova tangibile è ciò che noi siamo e come possiamo mettere in moto il nostro laboratorio. Non siamo un corpo ma finchè lo crediamo crederemo anche che le immagini che vediamo alla TV siano reali invece sono solo la traduzione di un codice trasmesso ad un lettore che lo decodifica sotto forma di MAYA o illusione.

Non siamo un corpo, non siamo un nome ma soprattutto siamo quell’Energia che passa attraverso il lettore. Per risalire a questa energia, conoscerla e potersene servire dobbiamo decodificare ciò che è stato codificato alla nascita non importa da chi o cosa. Il componente essenziale di quello che siamo è un codice che sta nel DNA, sotto forma di informazione. Tutto ciò che ci circonda sono informazioni che possono servirci ricostruire l’immagine che abbiamo perduto. Non è un un’energia individuale ma del macrocosmo umanità, è energia dell’egregoro umano.

Assai importante è la conoscenza altrimenti questa energia si dirperde in tutte le direzioni o può divenyentare dannosa. La conoscenza è l’energia che trova il suo raggio vettore nell’immenso UOVO-COSMO.

E’ difficile per noi parlare dell’uomo perché è come l’occhio che vuole vedere se stesso; vedere allo specchio la personalità può essere anche uno stimolo  quindi non è detto che sia sempre un ostacolo.

L’Uomo è il matrimonio tra cielo e terra, tra spirito e materia consolidato dall’Amore che è ciò che tiene tutto insieme: è come il filo che tiene insieme tutte le perle. Ma Amore è una parola grande e l’uomo non avrebbe senso senza di esso, sarebbe un crocevia di energie senza scopo. La creazione dell’Uomo non si è ancora realizzata. Questa Genesi è in continuo divenire. Qualcuno, eccezionalmente, si è fatto pioniere di questo percorso arduo ed è stato l’elemento contaminante che nell’ordine ha posto un punto di caos  e che permette all’evoluzione di andare avanti.

Come mai a qualcuno si accende una lampadina e si mette in moto la ricerca mentre ad altri questo non accade ? Con esattezza non lo sappiamo. Ma sappiamo che ci sarà sempre qualcuno che porta avanti questo processo anche se in piccolissima minoranza rispetto all’intera umanità, qualcuno si erge dalla “categoria vulgaris” e compie degli sforzi per una reale evoluzione.

Significativo è il passo della Divina Commedia ove è detto “fatti non foste per viver come bruti ma…”…ma per acquisire conoscenza.

L’uomo è il mezzo di se stesso; inizialmente per intraprendere il cammino occorre una grande individualità e poi solo successivamente egli può operare su se stesso la spersonalizzazione

Per arrivare alla conoscenza si può procedere per due strade : quella della sofferenza e quella dell’amore e della gioia.

 

Da questo punto di vista l’umanità si divide in due fronti. Il primo, la metà sofferente,  è quello dell’umanità che va i  cerca di problemi, vive creando problemi. Chiunque voglia un problema lo trova subito proprio come un uomo che va di continuo a farsi visitare da tanti medici prima o poi troverà una malattia da cui essere curato. L’altra metà cerca di realizzare se stessa; ma occorrono anche che delle specifiche condizioni siano già realizzate come ad esempio una certa libertà ed una minima dotazione culturale e sociale.  Un tempo si diceva che la spiritualità era un lusso e che occorreva la ricchezza per potersela permettere. Anche gli ebrei iniziano a studiare la cabala dopo aver creato una famiglia cioè dopo i trentadue anni. Comunque se un uomo vuole realizzare se stesso dipende solo da lui e la Grazia non arriva su in terreno non preparato. Se dai, qualcosa ti ritorna indietro. Bisogna creare un attrito senza identificazione per produrre la luce come in una dinamo. Non c’è un metro: cosa è una cellula in confronto a noi ? E se noi fossimo gli atomi dell’escremento del macantropo ?  C’è un’infinità di mondi e non c’è un metro esatto per misurarli. In un film si vedeva la storia di una galassia che era scomparsa e che era finita nella pallina legata al collare di una gatto. Molto significativo il concetto di scala. Non potendo avere un metro, sapendo di non conoscere non si può che essere umili e lasciar fluire ma nel contempo si deve tentare di comprendere ed in questo tentativo l’uomo esce dalla “categoria vulgaris”.
Tutto l’universo è in un punto.

Noi siamo sintonizzati su primo canale ma sarebbe possibile cambiare canale.

Molta sofferenza viene dall’ego. Esistono tanti gradi di sofferenza quanti sono i gradi di coscienza dell’uomo. Per non voler abbandonare tutte quelle cose controproducenti a cui siamo così ben abituati.

Se uno non da, non si mette in discussione, se continua a nutrire le proprie resistenze.

Ognuno ha la sua dotazione di talenti; chi ne ha di più, chi meno e per chi vuole una scuola iniziatica  scuola iniziatica  concede del credito che poi sarà restituito con il proprio lavoro, con l servizio ecc.

Ma esiste un mistero per il risveglio o per quel momento di coscienza che cambia tutta la vita e si ricorderà sempre. Molti che non stanno ne da una parte ne dall’altra sono quelli che Gesù chiamava i tiepidi. Per far accadere qualcosa la Via deve essere la prima cosa altrimenti nulla accade. Ma molti preferiscono vivere tranquilli e felici nel mare di mediocrità.

 

Assur

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