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Olimpiadi di Torino: fra sport e simbolismo
(15/03/2006)

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Sono appena terminate le Olimpiadi invernali di Torino, una manifestazione che ha veramente innalzato lo spirito ed il cuore della gente che li ha seguiti, sottraendola per due settimane alle pressioni ed angosce ormai continue, di un mondo che non vuole trovare pace.

Tuttavia un’isola di luce si affaccia di quando in quando all’orizzonte; le olimpiadi di Torino sono state questa isola.

Particolarmente suggestive le cerimonie di apertura e chiusura dei giochi.

Come un  Alfa e un Omega nel cui spazio intermedio si sono svolte le gare degli atleti i due spettacoli sono stati arricchiti con simboli i cui valori richiamano la tradizione esoterica.

Prima di tutto l’accensione della fiamma olimpica; uno sfolgorio di luci che prima in cerchio poi salendo velocemente su una torre, erompe da tubi posti ad elica nel fuoco che proteggerà, come custode sacro, i giochi.

La scala di Giacobbe
(William Blake)

Si può ravvisare in questo attraente spettacolo il percorso dell’energia che sale attraverso la colonna vertebrale e va ad irrorare il cervello per mezzo del plesso cervicale, questo ultimo ben rappresentato dai tubi spiraliformi del braciere, analogia che si accompagna anche alle eliche del DNA umano, modificabile e perfezionabile con il corretto uso di questo fuoco.

Fuoco quindi generatore dell’energia cha dà forza ai tedofori di sorreggere la fiamma fino alla meta, dove l’anima (ultima tedofora), scocca la scintilla fecondatrice del fuoco che si eleva verso il cielo, il celato, verso il tempio dell’essere umano, cioè la sua testa.

E’, perciò, un fuoco dominatore che sovrasta le azioni umane e proiettate in questo caso a dare il meglio di sé stesse ed a perfezionarsi sempre più.

E’ un fuoco partorito da altro fuoco (la fiaccola che percorre la via), nel cerchio eterno della vita, come quello che potremmo vedere rappresentato, oltre al suo significato tradizionale (i Cinque Continenti), dall’emblema dei giochi olimpici, appunto i cinque anelli incrociati fra loro; un forte richiamo altresì, anche ai cinque sensi dell’uomo, senza i quali egli non potrebbe essere il coordinatore della propria esistenza.

Durante la cerimonia, un exploit di vitalità traspare dai volti e dalle evoluzioni della folla di giovani e meno giovani che gremiscono il palco dando prova della loro bravura al fine di offrire uno spettacolo che tocchi il cuore; e ci riescono.

Sopra di loro il Sole e la Luna, simboli delle due energie, quella maschile e quella femminile, opere sublimi del creato e destinate esse stesse a creare; ognuna indissolubilmente supportata dall’altra in un lavoro di sinergie che se ben armonizzate, danno, come si è visto, risultati splendidi. A richiamare questo binomio, anche i colori bianco e rosso dei costumi visti in un segmento della manifestazione.

Le scintille di passione appaiono costantemente sulla scena percorrendo velocemente il perimetro della piazza dello stadio; queste sembrano voler annunciare il quadro che seguirà, irrorandolo con la loro energia. All’occhio di chi sa osservare dietro alle allegorie, esse raffigurano il sangue che con il suo calore trasporta ossigeno a tutti gli organi del corpo; di contro, si fanno le altre scintille, più bizzarre, meno ordinate, che evocano il sangue carico invece di tossine.

Tutto è in continuo movimento, non ci sono pause; come in una fucina i metalli trasmutano continuamente i loro elementi, gli effetti coreografici e scenografici si susseguono fino a quando la colomba, simbolo dello spirito, emerge dal magma delle evoluzioni degli acrobati che con le loro tute bianche alludono all’energia creatrice.

Tutto è pronto e predisposto per accogliere loro, i veri protagonisti: gli atleti, gli eroi del momento. L’attenzione è catalizzata su di essi. Dovranno rimboccarsi le maniche e vincere tutte le prove per conquistare l’oro, superando prima il bronzo e poi l’argento.

Facendo tesoro dell’esperienza accumulata negli anni, e controllando le proprie emozioni, essi sono lo specchio analogico dell’alchimista. Anche egli per assurgere al podio più alto, deve attraversare la fase al nero – bronzo, poi quella al rosso – argento, infine quella al bianco, l’oro.

Nulla è però possibile senza la volontà, unica catalizzatrice dei propri intendimenti; ecco quindi che questa deve essere presente in dose massiccia. Perciò, il gran numero di volontari - volontà presenti, assicura che tutto si svolga alla perfezione, concedendo il meglio di sé stessi in modo disinteressato e solo con la gioia del lavoro compiuto, che rappresenta la forma più alta di servizio.

Il compito non è facile, ma possibile. Se il carnevale, la parte più ridanciana e scanzonata dello spettacolo si alterna a momenti di rigido cerimoniale, analogamente sul palcoscenico della vita, caos e ordine ne scandiscono gli eventi. Occorre quindi, imboccare la via giusta per comprendere come fare per poter mettere equilibrio  fra queste due forze contrastanti.

Un suggerimento ci arriva dall’apparizione delle carte dei Tarocchi sulla scena. Le figure degli arcani maggiori utilizzati per gioco da innumerevoli generazioni, sono i depositari silenti della via dell’autorealizzazione, o per meglio dire, degli indicatori di percorso. Concentrato di simboli, che trasmette il suo contenuto a chi sa riconoscerne il significato ed il valore; ma che comunque anche  a chi non ne è addentrato, elargisce la magia della sua energia.

Il risultato si evince da ciò che quasi due miliardi di persone hanno potuto vedere; una manifestazione d’arte che ha svelato i suoi fondamenti impliciti: la voglia di fare, la voglia di esserci, la voglia di armonia.

In conclusione le olimpiadi sono state il veicolo a dimostrazione che con lo spirito di reciprocità si riscopre la gioia di vivere e di creare il bello.

 

Simeon

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