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Macrocosmo e microcosmo
(15/01/2006)

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Possiamo vedere noi stessi come microcosmo o come macrocosmo secondo a cosa ci vogliamo rapportare. La traduzione ermetica di ciò è che dobbiamo leggere il libro della natura per comprendere il meccanismo che l’Universo utilizza per evolversi, che è un meccanismo alchemico dimenticato dalle grandi religioni che hanno intrapreso nel corso del tempo un’altra strada: quella del potere degli uomini su altri uomini. Le scuole iniziatiche non basano la conoscenza sul dogma, non sul “sapere saputo”, ma sulla conoscenza vissuta personalmente come esperienza. Il sapere saputo è un sapere morto; ciò che si è sperimentato è sapere vivo, è conoscenza reale.

Tutti i simboli si riferiscono a ciò che è presente tanto nel microcosmo quanto nel macrocosmo e tutto ciò è presente anche dentro l’uomo. Per esempio nella Genesi si parla di Adamo ed Eva ovvero del principio maschile e del principio femminile; questo è il primo fatto alchemico. Essi sono presenti nell’Universo e sono presenti nell’uomo; come pure nell’uomo sono presenti il serpente, la mela e così via. Chi ha orecchio per intendere può capire, chi ha occhi per vedere veda; le scuole iniziatiche  esistono per questo scopo, esistono per coloro che vogliono intendere, tramandando un insegnamento dall’antichità ad oggi.

Ma non è un insegnamento adatto a tutti perché molti sono privi dell’attitudine dell’intelletto e se non sono preparati a ricevere, possono andare fuori di testa perché  l’Energia dell’Eros  è un’energia molto forte, è come una “bomba nucleare” che ti può mandare “fuori dai gangheri” e allora si può affermare che, se male impiegata è dannosa.

Per questo la Via Iniziatica, come ogni scala, inizia dal basso; se qualcuno ci portasse subito alla cima non ferebbe bene perché se si cade ci si fa male. In altre parole, se l’aiuto non è sapiente, se non è dato da chi sa ciò che sta facendo meglio darlo e non riceverlo.

Samuele veniva svegliato di notte dal Signore e lui si alzava ma il Signore non rispondeva. La Luce ha il suo modo efficace per richiamarci al risveglio. Non ci può essere fretta nella Via; il primo gradino inizia con la fase citrina (urina) poi si procede con altre operazioni; è un lavoro lento e in accordo con le individuali impressioni di tempo.
Non si possono saltare le tappe e nemmeno accelerarle.


Atlante
(Franciscus Aguilonius, Optica, 1611)

Ogni cosa va unita ad un’altra. Ogni catena sana è fatta di anelli consecutivi.
Chi ha accelerato artificialmente il processo non ha ottenuto ciò per cui aveva iniziato; ci sono i tempi giusti. All’interno di questi tempi giusti si può essere solleciti tuttavia, perché se non ci fosse fretta del tutto nessuno farebbe nulla.

Nella Via si dice che c’è l’eternità a disposizione ma poi si dice anche che  “non c’è più tempo”; chi prende tutto alla lettera non percepisce altro che contraddizione in ciò.
Forse potremmo dire che non c’è fretta ma si sente fretta perché ci si comincia a rendere conto che man mano che si procede con gli anni la personalità si irrigidisce sempre di più e si cristallizza.

Nel corpo umano c’è un processo cellulare: una cellula, che rispetto all’uomo è microcosmo, partorisce un’altra cellula perché sa che deve morire e questa nuova cellula continuerà il lavoro intrapreso dalla precedente. La stessa cosa che accade nel microcosmo (cellula) accade nel macrocosmo (uomo): i discepoli proseguiranno il lavoro dei maestri. Come nel microcosmo così nel macrocosmo. La cellula del dito del piede mira a diventare una cellula del cervello, un neurone; così l’uomo ad un certo stadio tende ad evolversi ad uno stadio più avanzato rispetto a quello in cui è; la coscienza si dà da fare per salire la “scala dei valori”; la cellula nel sue essere “sa” che deve fare questo percorso di risalita e per questo tutto fluisce, tutto è in movimento, niente è fermo.

Noi abbiamo una certa possibilità di potere su questa assemblea di cellule e possiamo accelerare fino ad un certo punto il ricambio e mantenere lo stato. Il lavoro iniziatico serve a mantenere in vita tutti i neuroni che con il solo sapere saputo muoiono.
Molti iniziati di diverse provenienze hanno a pieno titolo acceduto nella storia ad alte cariche istituzionali e sono stati fondatori di strutture  note a livello mondiale, o sono stati uomini di stato o personaggi tipo Washington, Mozart, Kipling, Garibaldi, Churchill, Einstein, Shakespeare, Stan Laurel & Oliver Hardy, Louis Amstrong, John Waine, Totò, eccetera, e con questi uomini si sono potute osservare alcune forme di progresso.

L’Alchimia ha come simbolo il caduceo alla sommità del quale c’è una pigna, simbolo delle vestali di Dioniso, le baccanti con in mano l’asta d’oro.  Quando l’Iniziato si realizza la pigna si apre e compaiono le ali. La pigna può essere considerata il simbolo della ghiandola pineale e le ali la melatonina che appunto  "mette le ali" ai neuroni consentendo loro di eseguire un lavoro con coscienza accedendo in tal modo ad un intelletto superiore.

Noi non dobbiamo aspettarci nulla e non possiamo avere alcuna garanzia di nulla. Chi aspetta dispera. L’Iniziato aspetta ma non si aspetta nulla: diciamo che “sa” aspettare non passivamente, non facendo sogni elevati. Il “soffio divino” soffia dove vuole lui non dove vogliamo noi. Alcune statue antiche che rappresentano Mercurio lo mostrano come uscente da una faccia che soffia collocata al disotto. C’è in noi un meccanismo che si prende gioco di noi stessi: più ci si aspetta e meno accade.

Quello che sta dentro dice “quando io voglio”. Ma chi comanda veramente dentro di noi ? Chi è che mantiene l’ordine cellulare ? Crediamo di essere noi, ma noi chi ? Crediamo di essere noi ma è qualcosa o qualcuno in noi che ci fa fare le cose.  L’ego ha creato la personalità che è come un paravento messo davanti a “colui che dentro muove i fili”.
Con lo sviluppo dei vizi quello che sta dentro lavora negativamente mentre con la trasformazione dei vizi in virtù quello che sta dentro cambia la modalità e la qualità dell’azione. Egli è il Dio o il Diavolo che fa di noi un santo o un degenerato secondo la qualità della carne che gli diamo in pasto.

Quando diciamo “io sono” non è il corpo che lo dice ma colui che è dentro.
L’ego materiale è molto astutoe non si fa ridurre tanto facilmentee per difendersi crea abilmente dei respingenti.
Qualcuno affermò che la più grande abilità del Diavolo è far credere che non esiste; noi possiamo parallelamente affermare che la più grande furbizia dell’ego è far credere a chi ce l’ha di non averlo o che non esiste.

L’ego non è uno ma una "legione di ego” come qualcuno la definisce.
Il Mito Della Medusa illustra questa situazione: essa rappresenta la personificazione della parte oscura della Luna, la sua parte malevola; i serpenti in testa alla medusa sono i raggi della Luna, emanazioni negative del pensiero conscio e per affrontarli bisogna fare proprio come ha fatto Perseo che vince la medusa distogliendo da essa lo sguardo ed osservandola attraverso i riflessi speculari dello scudo e così può tagliargli la testa . L’ego, o gli ego, attaccano l'individuo nelle cose materiali facendolo divenire pietra pesante, creano ostacoli.


Medusa

Nel Primo Grado il candidato lavora sulla volontà perché senza quella non può proseguire oltre questo primo grado, e tale “primo anno” può allora arrivare a durare tre anni o più del nostro tempo.

Ma volontà non è semplicemente smettere di fumare o smettere di mangiare carne, queste sono piccole cose. Nel percorrere la Via si perdono cose di una dimensione e se ne acquistano altre appartenenti all’altra dimensione.

Chi domina la propria volontà, il cui simbolo lo ritroviamo nel tarocco dell’eremita con il bastone in mano che domina il serpente dei desideri, può iniziare col Secondo Grado dove l’amatore lavora sulla parte emozionale, sugli attaccamenti e  realizza il vero distacco.

Al Terzo Grado l’ Artista realizza la Grande Opera, è il Templare che realizza il proprio tempio e la coscienza gli si illumina. Questa è la TERRA PREPARATA libera dalle gramigne = TERRA SANTA = TERRA GIUSTA per seminare il seme prezioso della virtù; allora ci si può definire alchimisti. Questi sono i gradini della scala. Ma se si saltano dei gradini allora non accade nulla, dentro non si forma nulla e non si sente nulla. Sul libro della natura è scritto “natura non facit saltus”.

Nella Via Inizatica non si ammette che si dica “non ci riesco”  tuttalpiù è ammissibile che si dica “non voglio”. Non è un percorso obbligatorio: il mondo è pieno di mediocri ed uno più o uno meno poco conta; nella Vigna del Signore c’è di tutto. Se non si è disposti a percorrere i gradini uno alla volta è molto meglio non intraprendere nulla perché si perderebbe solo tempo. Ma se c’è la spinta interiore allora non ci si puoi negare il percorso, per quanto faticoso e duro possa essere. Se uno ha nostalgia del cielo o, come si dice, “sete di cielo” allora non può tornare indietro e dunque se dobbiamo fare il percorso facciamolo come deve essere fatto.
Molti se la prendono con il Maestro o con la Via, ma a torto perchè se l’iniziato non funziona la Via non per lui non funzionerà.

Non si tratta di avere il pennacchio in testa o di esibire medaglie, gradi o bandierine come quelle apposte nelle uniformi degli alti ufficiali militari. Simili gradi sono virtuali. La corsa ai gradi che ha imperato talvolta in alcuni ambienti è sterile. Il grado reale è quello che si forma dentro , lo si sente e lo si vive. Conta l’amore per la ricerca e l’esperienza vissuta sulla propria pelle: questo cambia l’essere non virtualmente ma realmente. Quando avremo attraversato il ponte che ci conduce da questo mondo a quell’altro non porteremo dietro nessun grado ma solo “ciò che si è”.

I gradi e l’umiltà non vanno molto d’accordo. “Chi si umilia sarà innalzato, chi s’innalza sarà umiliato”. Ciò significa che il vero potere nasce con l’umiltà. E ciò che realmente si è conta.
L’ego non serve nella Via, o ne serve poco. Il Maestro non dice al discepolo “bravo” perché lui non è bravo. Se gli dice “bravo” non gli fa del bene, lo illude è come sputargli addosso del veleno. Non funziona nella Via questo tipo di incoraggiamento. Ed un giorno che diventerà veramente bravo se ne accorgerà da solo, non avrà bisogno che qualcuno glie lo vada a dire.
Nelle comunità Essene si doveva obbedienza al Maestro di Giustizia e gli ego si riducevano; tra i Gesuiti si andava incontro ad una forte spersonalizzazione quindi si guardava per terra e non negli occhi perché l’ego è la prima cosa con cui si deve lavorare. In fondo siamo tutti una sola cosa: Luce. E ci siamo manifestati. Non c’è differenza se sono vivo o morto perché la Luce è sempre la stessa.


D.A.Freher - Works of J. Behmen (1764)

Chi non muore non sa amare; è proprio L’A-MORTE il potere di coesione delle cose. Se si distraesse un attimo, tutto si disgregherebbe. Dopo la morte iniziatica, se questa non è solo virtuale, non si dovrebbe più temere la morte fisica perché si prende coscienza  del fatto che già si è morti, ma la vera morte iniziatica dipende da noi; Anticamente in alcune scuole seppellivano l’iniziato sottoterra per tutta la notte e gli davano un tubo per respirare e se moriva a loro non importava nulla. Erano esperienze forti che cambiavano l’essere.

Ma il SERVIZIO, quello vero, è roba del terzo grado: servizio è essere la pietra levigata che farà parte del tempio; da pietra grezza si pulisce dagli ego e si leviga nelle emozioni per poter essere una pietra del tempio sennò è un sasso nella strada. Chi non sa servire non sa dare. Dare con consapevolezza è la cosa più bella che c’è.

Laddove nel mondo profano il dare richiede la contropartita del ricevere, nella Via tale dualismo si risolve in unità ed il dare e ricevere sono la stessa cosa (“nessuno nasce o muore solo per se stesso”). Nel vero servizio si accumulano i valori che ritroveranno come vero denaro in un'altra dimensione.


Sintesi dell’incontro di studio del gruppo ARCA 1 del 3 gennaio 2006
in Roma.

 

 

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