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L'annegamento di Narciso
(21/01/2003)

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Narra il mito di Narciso che questo splendido giovane trovandosi a passare un giorno nei pressi di uno specchio d'acqua si fermo' sulle sponde e con grande meraviglia vi vide il riflesso cristallino del suo corpo. Colto da improvvisa passione per quella immagine tento' disperatamente di raggiungerla ma, caduto nelle acque vi annego'.

Mi sembra che questa vicenda illustri in modo esemplare cio' che quotidianamente accade agli esseri umani; essi difatti scambiano il riflesso per la fonte da cui esso proviene e tentano di inseguirlo, l'illusione ,quindi, li conduce fino alla morte. In altre parole siamo noi stessi i novelli narcisi invaghiti della propria Imago, proiezione della brama di vita generata dalle acque. Nella nostra Tradizione le Acque sono la Natura senza centro, mondo fenomenico, morte-rinascita, pura illusione conosciuta in Oriente come Samsara. In questa corrente il Narciso e' trascinato ora da una parte ora dall' altra fino al completo annegamento.
Non ho timore di dire che questo e' anche il nostro destino se non sappiamo trarcene fuori, se non riconosciamo che colui che vi si agita e' un nostro fantasma, la proiezione del nostro Io. Il lavoro preparatorio di ogni Iniziato dovrebbe consistere nel riconoscimento profondo di alcune verita'; non a livello superficiale ma facendosi compenetrare poco a poco dalla Sapienza sino a renderla viva e operante ogni istante dela propria giornata. Una di queste verita' e': la vita attuale degli uomini e' sonno, illusione.
Giocati da varie aspettative o da preconcetti gli uomini suppongono di operare scelte o di raggiungere obiettivi concreti ma in realta' non fanno altro che muoversi in tondo, all'estrema periferia della Coscienza. Meri spettatori suggestionati da seducenti riflessi.
Come fare dunque per toccare la terra ferma e raggiungere il Centro?
Innanzitutto con un duro lavoro di discriminazione. Separando il sottile dallo spesso, sfrondando i rami dei desideri dalla propria vita come si potasse un albero. Una parola chiave di queste operazioni e’ “semplificare” perche’ semplificando torniamo all’ Unita’ e nell’ Unita’ riscopriamo il nostro vero Io, perfetta antitesi dell’ Ego, l’io falso e bugiardo che disperde le nostre energie in mille rivoli. E’ un lavoro meticoloso che richiede attenzione, non bisogna essere indulgenti con se stessi, sconti e mollezze vanno evitati. In gioco non c’e’ un premio materiale ma la nostra Resurrezione Divina. In piu’ il nemico che e’ sempre in agguato, in noi, dietro le soglie del pensiero raziocinante non aspetta altro che farci indietreggiare quando vede che una parte del grande cammino e’ stata percorsa, non perde occasione per insinuarsi e giocarci dei brutti scherzi. A questo proposito ogni appagamento troppo repentino che possiamo provare, ogni senso piu’ o meno evidente di autostima non fa che disfare la nostra tela, che riottenebrare la nostra chiara Luce. Il cammino del quale parliamo non e’ aperto a tutti. Narciso non era particolarmente sciocco, era solo un uomo, mescolanza ineffabile di vizi e virtu’. Chi vuole percorrere questa Via deve lavorare a farsi Eroe. O tutto o niente. Meglio rinunciare in partenza che abbandonare a meta’. Un abisso oscuro separa la nostra vita mortale dalla terra dorata degli dei, colui che ambisce a superarlo deve sapersi dare lo slancio adeguato e disporre di tenacia.
Infine non c’e’ che una sola Opera nell’ universo intero e colui che la attualizza in vita
ha compiuto tutte le opere,
si e’ reintegrato nel Centro,
e’ un Salvato dalle Acque.
 
NEFERKEB

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