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Il Campo degli Ulivi
(20/04/2009)

Documento senza titolo

 

Per le vacanze estive, quest'anno, io e mia moglie avevamo scelto il mare; sentivamo il bisogno di sole e di "sale" sulla nostra pelle.
La meta scelta è stata la Puglia della quale avevamo un bellissimo ricordo del viaggio di sette anni fa.

Desideravamo soprattutto scoprire luoghi incontaminati a contatto con la natura ed immergerci nel silenzio di questa, lontani da ogni rumore vacanziero, memori di un bellissimo pomeriggio trascorso in un campo di ulivi, sotto i quali ci coricammo l'estate di sette anni fa.

Non siamo stati delusi anzi, tuttaltro; questa regione offre ancora dei paesaggi mozzafiato capaci di rievocare ad un animo sensibile, ricordi di un passato ancestrale, nel quale l'uomo era in sintonia con il Creato.

Le nostre aspirazioni furono esaudite, infatti il nostro alloggio era un appartamento con un ampio porticato esterno e confinava con un grande campo di ulivi dagli esemplari straordinari.

Noi eravamo felicissimi di avere questi vicini.

Ogni mattina, prima di fare colazione, mi affacciavo dal muretto di recinzione e come attirato da un'energia misteriosa, mi mettevo a osservare quelle splendide creature, tanto sembravano vive.

Le loro chiome erano maestose e cariche di frutti e i loro tronchi che assumevano le forme più strane, vere e proprie opere d'arte, quanto più erano contorti e nodosi, tanto più dimostravano l'età dell'albero, fino ad arrivare addirittura a separarsi in due; non potevo farne a meno, ogni mattina per salutarli, ed ogni sera per accomiatarmi venivo attirato a compiere questo gesto.

Il fascino che quegli alberi esercitavano su me e su mia moglie, ci fece decidere di ripetere l'esperienza; un giorno saremmo entrati nel campo degli ulivi, anche se era privato.

Il sole era quasi al tramonto, così portammo con noi una torcia in quanto da lì a poco si sarebbe fatto buio. Seguimmo la strada che portava al campo degli ulivi, fino a che notammo una sbarra che precludeva il passaggio a qualsiasi autoveicolo; però tra il muro e questa c'era un po' di spazio ed entrammo.

Il silenzio, condizione che avevamo sempre cercato, lì era presente come non mai e produceva un'atmosfera affascinante, ma anche un po' inquietante; sembrava che gli alberi ci osservassero e controllassero il nostro comportamento, tanto che a bassa voce, in tono quasi riverenziale, chiesi il permesso di proseguire.

Ci tenevamo per mano, forse e non lo nego, per un senso di timore che quegli alberi mi incutevano, insieme però a tanto fascino.

Così imponenti come apparivano, li percepivo come custodi silenziosi e guardiani di un antico sapere universale, che scivolava tra le pieghe del tempo, immutabile, pur in mezzo alle innumerevoli vicissitudini umane, di cui quegli ulivi erano testimoni.

Loro erano lì, immobili, in eterna attesa che qualcuno si fermasse ad osservarli, ad interrogarli, a riconoscerli come messaggeri e non solo alberi dai cui frutto estrarre "l'olio".

C'eravamo inoltrati molto e nessuna luce artificiale era più visibile; sopra noi un cielo stellato. di quando in quando accendevamo la torcia per vedere dove andavamo, ma il terreno era così pulito e pianeggiante con quella bella terra rossiccia che i nostri passi erano sicuri, così che preferivamo rimanere al buio il più possibile.

Ci fermammo per un attimo e io toccai la corteccia di un grosso olivo per percepirne l'energia, quando improvvisamente nella mia mente si fece strada un pensiero, o meglio una voce che diceva:
"Voi pensate che i frutti che noi vi doniamo e chiamate olive siano fini a se stessi? Ed il nettare che voi ne ricavate e chiamate olio, sia al solo fine di soddisfare il vostro palato?

Nooo! Essi rappresentano il simbolo tangibile di frutti molto più preziosi e di un olio da loro estratto ancora più sopraffino.

Voi uomini siete come tanti ulivi, ognuno con il proprio tronco e la propria fronda che rappresentano l'esperienza e i frutti che da essa si ricavano e che poi si devono concedere; ed è di questi frutti e della loro essenza che l'uomo si deve nutrire.

Alimentate le vostre lampade con questo olio e quando lo farete il "sale" della conoscenza, si fisserà nel vostro essere e non rimarrà in superficie, solo sulla vostra pelle".

Quello che io definii un messaggio decodificatore di tante informazioni ricevute durante gli anni della mia ricerca, proseguì ancora:
"Ricordi, sono passati sette anni dalla prima esperienza con noi; non vedi come tutto è giusto e perfetto? Ogni numero è un chakra un anello di energia che hai attraversato ed attivato superando a poco a poco, ogni esperienza di vita. Non misuriamo forse la nostra età per mezzo degli anelli del nostro tronco?

Allora ragazzo mio, quale credi che sia la differenza fra un ulivo ed un uomo?...Nessuna."

La luce della torcia si riaccese, era mia moglie che quasi non mi vedeva più per l'oscurità che si era fatta; mi accorsi che ero ancora sotto l'ulivo "che mi aveva parlato", in piedi sulle sue poderose radici che emergevano dal terreno.

"Lo sai mi è successa una cosa..." "Lo so", mi disse senza che aggiungessi altro.

Il pennello di luce della lampada guidava i nostri passi verso la sbarra d'uscita, intanto una leggera brezza faceva ondeggiare le fronde dei nostri fratelli ulivi, come per salutarci; un ultimo sguardo all'indietro, ringraziammo, poi fummo fuori.

 

                                                                                                                                                                                          Simeon

 

 

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