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Akhenaton l'iniziato - 4
(15/04/2005)

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Vino

Il significato dell'Agape si basava su due principi, il pane e il vino, che rappresentano l'energia dell'uomo e l'energia della donna, o per analogia la Luna e il Sole.

Il giovane sacerdote Tensti, insieme ad un altro più o meno della stessa età, fungevano da diaconi ed erano incaricati di servire i commensali e vigilare che non mancasse niente. Così, il Maestro di Casa, il Maestro delle Cerimonie e i due diaconi controllavano ogni cosa, dal cibo, ai simboli, alle candele di diversi colori che dovevano essere accese, fino ai fiori banchi e rossi e le ghirlande attorno al tavolo sistemato a ferro di cavallo.

Quando tutto fu pronto ed ogni dettaglio controllato a dovere, il Cerimoniere battè con un lungo bastone tre forti colpi per invitare ad entrare nel padiglione i fratelli e le sorelle. Questi erano divisi in tre gradi: Candidati, Amatori e Artisti; ognuno portava il proprio colore distintivo su un grembiule quadrato indossato sopra delle tuniche bianche di lino.

Preparazione del pane

Per i primi il colore era il nero e rappresentava la prima fase alchemica, la Nigredo. Per i secondi il colore era il rosso che indicava la seconda fase, la Rubedo, mentre per i Maestri Artisti il colore era il verde, che rappresentava la natura trionfante in questo piano.

Il rito ebbe inizio, così tutti in fila entrarono dal più giovane iniziato per finire con lui, il Gran Maestro Akhenaton, e la sua divina compagna e sposa Nefertiti.

Seguendo il ritmo dato dai sistri, gli invitati girarono alcune volte attorno al tavolo guidati dal Maestro delle cerimonie e presero i posti a loro assegnati.

Il Gran Maestro diede inizio al rito consacrando con un ankh il cibo e i partecipanti, e autorizzò l'apertura dei lavori. Così, in assoluto silenzio, spartendo e mangiando il pane e servendo e bevendo il vino, fu dato inizio a questo antichissimo rito.

Per Akhenaton quel momento era molto importante, perché proprio quel giorno aveva annunciato la lettura del suo “Inno ad Aton” e tutti aspettavano con ansia di ascoltarlo.

Dopo aver mangiato finalmente fu concessa la parola, allora il fratello con la carica di Oratore chiese ed ottenne di parlare. Alzatosi in piedi, lentamente srotolò una lunga pergamena leggendo:

“Inno ad Aton”

Tu sorgi
All'orizzonte del cielo aurorale
E appari nella perfezione del tuo lucore
Aton,
Tu che hai voluto la vita
Come splendore di luce sulle tenebre,
perché alto volasse il falco
e fuggisse timoroso lo sciacallo.
Creatore di Te stesso.
Anche quando i tuoi raggi irrorano la terra
Sconosciuto rimane a noi mortali
Il Tuo pellegrinare celeste
E infelice sarà colui che cammina
con gli occhi bendati
per non vedere il fratello
che muore al suo fianco.
Eterno Dio, quando l'Oriente si colora del tuo sangue
tutto il mondo è colmo di bellezza
come un occhio di lacrime gioiose
e pure belve feroci s'acchetano venerandoti.
Al calore della Tua potenza vitale
Danno le greggi latte abbondante
e soffice lana
e danno le palme datteri biondi
e danno i fiori aromi stordenti
e polline all'ape laboriosa
che colma del suo miele gli alveari.  

Signore dai bei pensieri
Che domini su ogni contrada
Irrorando l'Universo fin oltre l'infinito
Creato dal Tuo soffio animatore.
Quando a notte vai nella pace
Verso il confine occidentale
La natura dorme il suo sonno di sposa
nell' attesa che il grido dell'avvoltoio
annunci il Tuo ritorno d' aurora come un guerriero che bussi alla porta
rifatto marito e uomo nella casa
e padre fecondo
e pastore d'armenti
mietitore di spighe
pescatore di pesci.
Tu procuri che il germe sia fecondo
Nel ventre della donna
E fai vivere i figli nel ventre della madre
E calmi il pianto dei nati rincuorandoli
E li nutri perché siano sudditi longevi
Del Tuo regno terreno.
Tu che dai respiro all'uovo
Perché non muoia il pulcino
E gli dai la forza di incrinare il guscio
E soffio per zampettare appena uscito.  

Aton
Raggio incandescente,
tutti si levano perché l' hai voluto
e cingono le vesti
e alzano le braccia operose verso di Te.
Allora la zolla dà frutti e pane di grano
E l'orzo bevanda spumante
E gli uccelli del Nilo canti di cento gole
E le ali il respiro del vento
Che porta frescura
E gonfia le vele e guida le barche
Lungo la vena maestra del sacro Fiume.  

Aton,
mistero di luce,
mai Ti capiremo noi poveri mortali,
unico Dio fra tutti, generatore di Te stesso
e di quanto noi godiamo in preghiera dorandoti.
Tutto ciò che muove sui piedi,
tutto ciò che in cielo vola con le ali.
Era e sempre sarà il Tuo pensiero
Che abbraccia l' impero d' Egitto, la Nubia
Fino alla Siria lontana.
Tu hai collocato ogni cosa al suo posto
Ogni anima nel suo corpo
E per ogni corpo hai provveduto aia suoi bisogni
Di cibo e d' amore
Contando nella Tua mente
La sua durata in vita.

Aton altissimo,
Tu hai voluto le lingue diverse
come diverso il colore della pelle,
qui candido come la sabbia
là nero come la carruba.
Tu ha voluto nel gran deserto dell' Universo
Un altro Nilo di stelle
Per condurre nell' aldilà
I cuori perfetti, leggeri come piume.  

Signore dei Signori,
governatore del tempo
unico oltre cui nessuno esiste,
dispensatore di consigli.
Re del cielo nelle tenebre profonde,
ove nel tuo sogno dormono i conduttori di mandrie.
Re dal bagliore accecante
Ove l' ombra è come una carezza sulla fronte di febbre.  

Aton,
Tu che riordini l' eterno
E ogni giorno risorgi
Concedo al Tuo profeta Akhenaton
La pace dei pensieri.
Egli altro non è che l' emanazione del Tuo Essere,
e vive per Tua grazia nell' armonia del cosmo,
Re, perché Tu lo vuoi Signore delle Due Corone.
E dona alla reggitrice della casa,
Regina delle Due Terre,
Nefertiti,
la giovinezza immortale.  

Aton, Dio di puro cristallo
Di trasparente spirito,
gli uomini stanno nella tua mano
nudi come li hai creati
e vivono se Tu risplendi
e muoiono se Tu tramonti,
chiusi fra le tue dita
finché, Signore, non vorrai aprirle
per dare ai meritevoli salvezza eterna.

(traduzione di Michele D'Arcangelo)

Alla fine della lettura un mormorio di ammirazione e di approvazione si levò da tutti i partecipanti. Ma la più emozionata era proprio Nefer-Nefertiti, la sua divina compagna, e lui era pieno di gioia per il fatto che quell'inno aveva reso onore al suo Dio, il Sole, colui che rappresentava la vita stessa. Così lui, umile servo al suo servizio, aveva immortalato con questi versi tutto l'amore e tutta l'ammirazione verso il Principio Unico, e la vita che l'astro Ra dona a tutte le sue creature.

Quando il pranzo conviviale finì, i Candidati del primo grado insieme agli Amatori del secondo lasciarono in ordine il padiglione e si allontanarono. Erano in ricreazione, mentre quelli del terzo grado, gli Artisti, rimasero a parlare dell'andamento del governo di Akhenaton e di altre questioni, e quello che si dissero in quell'occasione rimase un segreto inviolabile.

Akhenaton era comunque raggiante ed uscendo rimase ancora a parlare con gli altri iniziati; anche Nefertiti si intrattenne con alcune sacerdotesse amiche e rideva soddisfatta insieme a loro.

Scriba

Così, quella magnifica giornata finì. Lo scriba dell'Ordine prese atto di ogni particolare, e tutto quello che fu detto servì per dare un rinnovato impulso all'idea pensiero di una religione monoteista e solare.

Una delle cose più importanti che si fece dopo , fu quella di dare la possibilità di studiare ai figli di gente povera e di creare ricoveri per gli ammalati. Ma anche se il popolo accettava questo aiuto ed era abbastanza tranquillo, i nemici di Akhenaton tramavano nel buio e pagavano persone senza scrupoli per creare disordini e malcontento. I “pidocchi” dell'umanità sono sempre esistiti per dare fastidio a coloro che con grandi sacrifici tentano di mettere ordine nel Caos. Così, mentre pochi creano ordine ed equilibrio, gli altri stimolano disordine di ogni tipo per squilibrare e far cadere non solo il governo, ma pure tutte quelle forze sane che portano luce dove regnano le tenebre. Sempre fu così e non poteva essere altrimenti.

Un giorno, nel giardino reale, Akhenaton spiegò a Tensti questo principio dicendo: “Vedi Tensti, l'Egitto è come un corpo umano: è un'unità. E così è ogni nazione, e a ben vedere questa unità si manifesta in una dualità e in un centro equilibrante tra queste due. Abbiamo una destra e una sinistra, come per le nostre braccia. La prima, maschile, è la mano del rigore, della spada, del potere, quella che punisce se necessario; la sinistra invece è femminile e serve per prendere, dare, accarezzare. A volte può crearsi squilibrio e il disordine prende l sopravvento, così il centro è chiamato nuovamente in causa per portare nuovamente l'armonia, perché destra, centro e sinistra fanno parte di una stessa untà”.

“Sai che a volte si formano tante fazioni di potere, tanto che risulta un'impresa impossibile farle ragionare e metterle d'accordo; allora come può funzionare bene un corpo, o un paese, se le sue due braccia sono in contrasto tra loro? E il centro, la mente, non conta nulla e non viene ascoltata.

Sembra, caro mio Tensti, che l'umanità debba per forza vivere nel caos e in questo caos alcuni incontrano il loro centro e distaccandosi dal resto si realizzano. Mi sono sempre domandato se vale la pena lottare per creare una nazione degna di Aton, positiva e armonica, con gente felice e piena d'amore, perché se così fosse nessuno si preoccuperebbe più di migliorare. Per comprendere il valore delle cose spesso bisogna conoscerne l'opposto e, se così fosse, allora non dovremmo cambiare nulla. Ad esempio, hai visto nello stagno l'acqua putrida e fangosa. Eppure è proprio lì che sbocciano i fiori di loto più belli.

So benissimo che questo progetto è un'utopia e che questo esperimento non avrà vita lunga, ma so anche che ogni tanto qualcuno deve dire che esistono altre realtà, anche se è difficile e doloroso. In questo tempo questo compito è toccato a me, e ne sono fiero, costi quel che costi.

Ho meditato a lungo su questa mia missione di Pace e di Amore ma soprattutto di Speranza, di Speranza nell'uomo, per il riconoscimento della divinità che è in lui”.

“Oggi” disse Akhenaton a Tensti “voglio parlarti del Ba e della grande importanza di conoscere questo corpo, perché esso è il mediatore plastico tra il corpo fisico e il corpo solare, o spirituale, chiamato come tu ben sai Ka; esso corrisponde al “principio potenziale” nell'uomo che, come fuoco divino, si infonde e si esteriorizza.

Il "Ba" veniva rappresentato da un uccello con testa umana mentre lascia il corpo del defunto.

Il Ba sono i liquidi, le acque, le essenze del corpo, il soffio divino che anima e la congiunzione della Luce con le Tenebre. Il Ba è l'energia inerte e passiva, la luce misteriosa del fuoco occulto nella nera essenza di Iside stessa.

Tu sai la storia di Iside e di Osiride e sai anche che questo racconto è un'analogia da applicare a noi stessi che dobbiamo ripetere il lavoro che Iside, la sposa, l'anima, ha compiuto ricomponendo i pezzi del corpo dello sposo, Wen Nefer, ucciso da suo fratello Seth, per farlo risorgere nuovamente alla vita. Allo stesso modo noi dobbiamo operare nella nostra interiorità per ricomporre questo corpo del dio, usando la forza di Iside, per farlo vivere nuovamente in noi.

Tramite le emozioni, attraversando le acque, il corpo di Osiride si attiva, Iside si unisce a lui ed Horus può finalmente nascere, come Principio Solare.

Il Ba racchiude i sentimenti ed è la sede delle emozioni, è la forza stessa della creazione essendo l'utero, la matrice, la madre stessa del figlio divino Horus. Osiride si automanifesta in lei, esprimendosi ed affermandosi come risultato dell'ordine ripristinato nel caos che Iside, come anima, ha ricomposto sublimando tutte le sue parti. Lei, eterna e universale, femminile, è l'unica che riesce a completare l'opera. Così dall'unione di questi due principi, l'Uno e il Due, il Triangolo (Horus è il Tre) diviene l'espressione fondamentale effettiva degli uomini”.

“Maestro” disse Tensti “mi vengono in mente le piramidi. Sicuramente hanno un collegamento simbolico con questo insegnamento, non è così?”.

“Sì” rispose Akhenaton “le piramidi sono forme perfette e rappresentano l'energia più elevata della terra perché l'energia che emanano è la somma della massima espressione della divinità dell'uomo.

Ma torniamo a ciò di cui parlavamo. Per raggiungere una simile unione, la volontà del candidato deve essere autocoscienze, dolce e attenta; il lavoro dovrà essere continuo e senza sosta, così l'energia semenziale, che è terrestre e tenebrosa, emette la sue astralità e il folgoramento avviene dall'unione con il soffio della massa femminile. Questa è l'unione del Sole e della Luna e il frutto di tale unione è il Mercurio.

Ricorda, Tensti, che l'acqua è la generatrice del generatore, è lei che dona la vita, e che il fuoco nasce dall'acqua: da tenebroso diventa luminoso per dare vita ad Aton Vivo e realizzare la Grande Opera che equivale a materializzare dio stesso in noi, il nostro fuoco diventa acqua e dio diventa uomo”.

Per un momento fu il silenzio ad avere il sopravvento e soltanto l'acqua dolce del Nilo cantava come se le ultime parole del Maestro fossero state udite anche dal fiume. In quel silenzio il tempo si fermò per alcuni attimi.

Akhenaton, il sublime Maestro, si schiarì la voce e continuò a spiegare al suo discepolo i segreti della Tradizione Iniziatica.

Iside

“Sai che tutti gli esseri hanno un organismo plastico e plasmabile, dunque impessionabile e suscettibile i essere trasformato. Intraprendere un'opera del genere dipende dalla nostra volontà e dagli sforzi che facciamo per migliorarci e per avanzare nella Via della Conoscenza. Questo migliorarci equivale a trasmutare i vizi in virtù, i difetti in pregi, e a conoscere i segreti delle leggi della Natura nell'uomo e dell'uomo nella Natura. Questo Sapere viene acquisito con un lungo lavoro su se stessi applicando l'arte e le conoscenze che ci hanno tramandato i nostri antichi padri.

Al traguardo della Via qualcuno riuscirà a raggiungere quello stato dell'essere che permette all'uomo si elevarsi all'altezza degli dei.

E' chiaro che un lavoro di questo genere all'inizio non si può fare da soli, è necessaria una guida, un maestro che ha il compito di accelerare il processo di apprendimento del discepolo. Perché questo Sapere è il “Tutto emesso dal Tutto” e la Catena Iniziatica è molto lunga e si perde nel buio della memoria; l'unica luce che ci chiarisce un po' le idee viene dal magnifico Toth, che arrivò a noi da un continente sparito nei flutti del mare e ci portò questo sapere quando gli abitanti di queste terre erano soltanto dei selvaggi. Fu lui ad iniziare i primi uomini a questa scienza dell'uomo per l'uomo. Adesso è toccato a me portarla avanti e forse un giorno toccherà a te. Comunque, amico mio, talvolta ho l'impressione che noi due faremo delle cose insieme”.

Akhenaton rimase un attimo pensoso e, con un gesto della mano, toccandosi la fronte, tolse quel pensiero e un indecifrabile ed enigmatico sorriso illuminò il suo volto. Il giovane Tensti riuscì a captare quel gesto, ma non osò turbare il pensiero del Maestro. Comunque lui era disposto a seguirlo fino ad Occidente, se fosse stato necessario, fino a dove la barca di Ra va a riposarsi e anche lui rimase in silenzio.

Dopo un po' di tempo il Maestro continuò: “Adesso sicuramente avrai capito che il Ba è l'anima degli uomini e che questo corpo è composto dai liquidi e dagli umori, e che questi liquidi riempiono il contenitore che è il corpo fisico”.

“Sì” rispose Tensti “spiegato in questo modo è più semplice capire. Comprendo adesso le analogie tra Iside e le acque come sede dei sentimenti e delle emozioni e la luna, l'astro che la rappresenta in quanto femminile come l'elemento acqua”.

“Bene” rispose Akhenaton “questa conoscenza caro Tensti è spezzettata come lo è il corpo del dio. Tu ora stai con il mio aiuto ricomponendo questo corpo ermetico ed è così che si rimette ordine nel caos: ogni pezzo va ad occupare il posto che gli corrisponde e, in un giorno che non aspetti, la Luce si farà in te, e allora capirai…”.

Osiride

“Maestro” disse Tensti emozionato “so che non devo ringraziarvi per il lavoro che state facendo per me, ma sento un grande amore che nasce dal mio cuore e non ho parole per esprimere tutto il sentimento e l'affetto che ho per voi”.

“Tensti” rispose Akhenaton “ti ho accettato come mio figlio spirituale anche se le nostre età si rassomigliano, ma tu sai che in un Ordine come il nostro l'età non esiste, come non esiste il tempo. Dobbiamo vivere un eterno presente ed è anche per questo motivo che non si ringrazia mai nessuno. Tutto è!”.

Durante il rito, quel giorno, il Faraone aveva offerto alla divinità dolciumi e frutti e tutti avevano cantato inni ad Aton. Più tardi Akhenaton e Tensti decisero di recarsi al giardino reale per continuare l'insegnamento.

“Questa volta ti parlerò del Ka o corpo di Luce, che è il terzo vertice del triangolo insieme al Ba e al corpo fisico”, disse Akhenaton mentre si avvivano verso il palazzo.

“Ho sentito moltissime volte parlare del Ka” intervenne Tensti “ma sempre in modo superficiale. Sarei ben felice di ascoltarti, Maestro”.

(fine quarta parte)

 
di Alfredo Di Prinzio

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