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Akhenaton l'iniziato - 3
(15/03/2005)

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“Maestro, Voi come faraone lo potete fare, l'Ordine potrà soltanto appoggiarvi, per lo meno è quello che credo, giacché Voi siete la divinità su questa Terra”- disse Tensti- “e tutti vi sosterranno”.

“Fino ad un certo punto e non tutti lo faranno”- disse Akhenaton aggiungendo- “vedi, tutti gli uomini sono divini ed io nel mio caso sono il primo fra i pari poiché sono il Faraone e la guida. Adesso però preferirei spiegarti gli insegnamenti che gli dèi ci hanno lasciato. E' l'unico metodo che noi uomini abbiamo per risvegliarci ed essere”.

“Maestro”- disse Tensti- “realmente mi daresti questo insegnamento?”.

Akhenaton bevve un sorso di idromele, si schiarì la voce e continuò a parlare- “Hai osservato qualche volta un fabbro mentre fonde i metalli? Bene, allora sai che usa il fuoco ad alta temperatura per scioglierli ed usando l'arte dà ad essi la forma voluta. Per un certo verso noi siamo uguali al fabbro e per trasformarci dobbiamo usare il Fuoco, il nostro proprio Fuoco.

Allora, Tensti, mi sai dire quali sono questi fuochi nel tuo corpo?”.

“Secondo gli insegnamenti che ho ricevuto”- disse Tensti- “noi uomini abbiamo tre qualità di Fuoco. Il primo è quello della mente dove si forma il pensiero, il secondo è il Fuoco dell'eros che ci permette di procreare e il terzo si forma dall'unione del primo e del secondo dando vita alla più alta spiritualità”.

“Io aggiungerei”- disse Akhenaton- “che questo terzo Fuoco è la vera manifestazione dell'Amore ed è appunto questa energia che risveglia la coscienza, rigenera il mondo, l'uomo, immortalando il proprio Ka”.

Una fresca brezza proveniente dal Nilo accarezzava dolcemente i loro corpi mentre dietro le colline il sole calava dolcemente in mezzo ad esplosioni di colore.

Il Maestro continuò- “Caro Tensti, sai che cosa significa il Fuoco che arde in tutti i templi?”.

“Penso che rappresenti la divinità, Maestro!”.

“Sì, è giusto”- rispose Akhenaton- “ma non tutti sanno, preti compresi, e neanche lo intuiscono, che questa energia adorata in forma di fuoco corrisponde per analogia al Fuoco che brucia nell'uomo e che scaturisce dall'eros, e non è altro che il produttore del Fuoco e della Luce. Adesso hai compreso il ruolo delle sacerdotesse nei templi, che è quello di mantenere questo Sacro Fuoco sempre acceso e non farlo mai estinguere.

Così, l'istinto sessuale racchiude in sé l'impulso della divinità creatrice e l'uomo dispone di questo fuoco, nel bene o nel male, nella conoscenza o nell'ignoranza, dipende solo da lui.

E ricorda, fratello mio, che tutto, anche il nostro regno, è nato da un impulso creatore e che la sua forza e il suo potere vengono mantenuti attivi dal Faraone e dai grandi Sacerdoti Iniziati”.

Tensti era completamente sbalordito da quelle rivelazioni e verificava come ogni cosa si incastrasse alla perfezione come in un grande mosaico. Così molte cose dette dal Maestro, suo fratello, gli chiarivano dei pensieri che lui stesso non aveva il coraggio di esporre, perché erano di natura intima e personale, ma in questa maniera tutto aveva un senso logico e nulla era lasciato al dogma.

Poteva iniziare ad intendere il progetto della nuova religione di Aton perché così il popolo, adorando il sole e ciò che rappresenta, avrebbe adorato il “ Principio Solare “ che vi è racchiuso.

“Il Sole elargisce la luce ed il calore alla terra, così come l'uomo fa nella natura della donna. Il mistero dell'iniziazione è il Mistero del Fuoco e della Luce che rende l'uomo illuminato, ossia un Sole Vivente, un Aton Vivo”.

Akhenaton stava parlando e le sue parole si erano confuse con i pensieri nella testa di Tensti, il quale uscendo da quello stato disse: “Scusate Maestro, mi ero tanto immedesimato in quello che dicevate che i miei pensieri e le vostre parole diventavano una sola cosa”.

“Non ti preoccupare” –rispose Akhenaton- “dopo tutto queste semplici verità si trovano già dentro ogni uomo. Analogamente, parlando del Fuoco potremmo collegare quello maschile all'aspetto Osirideo e quello femminile all'aspetto Isiaco, così abbiamo i due aspetti della manifestazione di Dio nell'uomo.

Per farti capire più facilmente questo concetto ti farò un esempio: in te predomina l'aspetto maschile in quanto sei un uomo, però contemporaneamente nella tua interiorità possiedi l'aspetto femminile, ossia lunare passivo. Al contrario, nelle nostre sorelle le due polarità sono invertite: nel fisico predomina l'aspetto lunare femminile, mentre nella parte interiore quello solare maschile e attivo.

Tutta questa simbologia viene rappresentata come il sole e la luna, il padre e la madre. Così, ogni uomo è un padre e una madre ed ogni donna è una madre e un padre. Allora comprendi che l'uomo e la donna sono uguali. La donna con l'intervento di un uomo crea un figlio in questo piano fisico; l'uomo con l'intervento di una donna crea, su un altro piano, un figlio di Luce che non è altro che Horus stesso, figlio di Osiride ed Iside.

Questo è il grande Mistero sul quale sono state fondate tutte le religioni, ed è per questo che il simbolo del Mercurio Lunare è maschile e del Cinabro Rosso o Zolfo è solare e femminile.

C'è anche un terzo elemento che si chiama Sale ed è il fissatore e il cristallizzatore della materia. Adesso con questi tre elementi si può iniziare a ricostruire l'Uomo con la coscienza risvegliata!”.

“Capisci Tensti” –continuò a spiegare Akhenaton- “che la luce nasce dalle tenebre come la conoscenza dall'ignoranza, e che questo Fuoco si manifesta nell'acqua, ossia nella semenza dell'uomo; esso si autoafferma e si autoesprime nella matrice della donna nel piano fisico della carne e nell'uomo nel piano spirituale. Così per ogni cosa c'è una matrice e l'uomo e la donna possono creare come dèi quello che vogliono”.

Akhenaton ammutolì per un momento e tra Maestro ed allievo calò il silenzio, ma questo era solo apparente perché dopo quello sagge parole non c'era spazio per esso nella mente di Tensti, che disse: “Maestro, questo insegnamento è una vera scienza, potremmo chiamarla la Scienza dell'Uomo. Sono nel vero?”.

“Sì, sei nel vero. Questa scienza divina suprema si chiama Al Chamiah ed è un lascito del passato per l'avvenire. E' come una colonna di Luce che rischiara la notte dell'umanità nel suo cammino attraverso il deserto dell'ignoranza, verso la terra promessa del Sapere e del Potere Supremo. Questa Scienza fu depositata dai Mah-as, i Magi della razza Chami prima della sparizione di Atl-Anu-Tau ossia Atlantide, il popolo Chami, gli Atlantidei”.

Dopo quelle parole Akhenaton non aggiunse altro.

Il nilo

La sera era calata e quel giorno era stato ricco di insegnamenti, così tutti e due si lasciarono con un triplo abbraccio di felicità, dandosi appuntamento ad alcuni giorni dopo, in coincidenza del periodo di inizio della piena del sacro Nilo.

Sothis si era appena affacciata all'orizzonte ed il Nilo dava già segni di rigonfiamento. Tutta la popolazione si preparava a ricevere quella grazia tracciando delle vie alle acque cariche di limo e di nuova vita, che si annunciavano con precisi segnali conosciuti dai contadini e dai misuratori, i quali con lunghe pertiche misuravano giornalmente il livello delle acque.

Akhenaton, seduto comodamente nel suo giardino su una sedia di lino e assaporando dei frutti, osservava le barche dei pescatori che, approfittando del crescere del fiume, si lanciavano a pescare enormi quantità di pesce che la corrente trasportava e regalava a piene mani.

“Benedetti siano i due Nili, quello del Cielo e quella della terra, perché entrambi al loro scorrere lasciano infiniti doni agli uomini”. Questo pensava il faraone, quando venne interrotto dalla voce di Tensti: “Salve Maestro, Aton sia con Te!”.

“E con te”, rispose Akhenaton, e i due si strinsero in un grande abbraccio fraterno. Tensti prese una sedia e si sedette come il suo Maestro, con lo sguardo rivolto verso il fiume.

Tensti notò immediatamente al dito del suo Maestro un anello di quarzo. “Maestro, avete un anello incredibilmente bello”.

“Sì, è un anello molto antico e racchiude in sé una formula magica. Me lo diede mio padre il giorno della mia iniziazione all'Ordine e credo che lo abbia ricevuto a sua volta nella medesima circostanza. Vuoi che ti legga la formula?”.

“Ne sarei felice”, rispose Tensti visibilmente emozionato.

Allora il Faraone tolse con molta grazia l'anello che, colpito dai raggi del sole, regalava splendidi bagliori.

Osservando i geroglifici impressi sospirò per un attimo, mentre il suo sguardo diveniva serio e concentrato. La sua voce calda e decisa iniziò a recitare la magica iscrizione:

Formula per il terzo giorno di luna calante in Sothis. Parole da dirsi:

Che sia data una dimora al cuore! Che il Dio Geb ascolti ogni cosa! Che sia infinita ed assista la divinità della Costellazione dell'Uovo, Geb, ogni giorno insieme al Padre del re dell'Alto e del Basso Egitto, Figlio del Sole.

Si faccia ogni mattone per l'esistenza del Figlio del Sole nella Seconda Dimora ”.

“Questo è quanto, ti piace?”.

“Credo sia l'anello giusto per Voi, Maestro”, rispose Tensti, “mi piacerebbe impararlo a memoria se siete d'accordo”.

Dopo un lungo silenzio interrotto soltanto da qualche grido dei pescatori e dai rumori della natura, i due fratelli, maestro e discepolo, ripresero il dialogo abbandonato la volta precedente.

“Maestro”–disse Tensti- “eravamo rimasti alla scienza dell'uomo, ossia l'Alchimia, potreste parlarne?”.

“Sì” –disse Akhenaton- “l'Alchimia è un' arte e per l'appunto si chiama Arte Reale , è nata per noi, il popolo Chemi. Il dio Thot fu il suo precursore, ma è una scienza tramandata sino ai nostri giorni da una Volontà Suprema. Infatti Thot disse che chiunque avesse avuto il coraggio e la fermezza di spirito per inoltrarsi in questa scienza sarebbe stato benedetto e meritevole, a patto di non profanare questi segreti, pena la dimenticanza della propria meta interiore. Disse pure che avrebbe protetto i suoi figli nella Via della Saggezza e della ricerca interiore, in qualunque posto e in qualsiasi tempo”.

“Maestro”- chiese Tensti- “parlando con altri maestri di quest'arte ho verificato che molti pensano si tratti di un mito o di una maniera per trasmutare i metalli, tipo piombo in oro. Invece voi mi parlate di questa scienza come vera e reale e come l'unica che realmente può aiutare l'uomo a trasmutare le proprie energie e risvegliare la propria coscienza, mentre tutto il resto è un surrogato che alla fine non serve a niente”.

“Ed è proprio così!” –disse Akhenaton- “e ringrazio il grande Thot, che sia benedetto sempre! Questa è l'unica Via secca e rapida per raggiungere qualche risultato, perché parte da noi stessi per finire a noi stessi e nessuno potrà esserci d'aiuto. Il Maestro ti indica la Via, ti insegna i simboli, ti insegna a capire le analogie e ti può accompagnare fino all'ingresso del tuo tempio interiore e lì si ferma. Da quel momento può soltanto augurarti un buon lavoro, perché soltanto da soli si può incontrare il proprio Dio interiore e riconoscerlo”.

Tensti si fermò un attimo a riflettere sul significato di quelle sagge parole, poi chiese: “Perché lo scarabeo è sacro? Dicono anche che rappresenti l'aspetto trasmutatorio dell'uomo!”.

Akhenaton rimase per qualche tempo penoso, bevve un sorso di acqua e limone e continuò: “Generalmente questo scarabeo, di colore verde bronzeo, cerca gli escrementi umani e di vacca e vi depone le proprie uova. Dopodiché fa rotolare lo sterco come una sfera e lo nasconde in qualche luogo segreto nel seno della terra, dove matura e si schiude per dare vita ad altri esseri. Esso è anche un simbolo sacerdotale. Portato come analogia all'uomo implica che chi vuole penetrare il suo segreto, conoscerlo e servirsene fino al nucleo interno dove è deposto il principio della vita, non può lasciarsi impaurire dalla trivialità della forma esteriore, deve vincere le proprie ripugnanze naturali, rompere la dura corteccia del dubbio e delle proprie antipatie per impossessarsi del proprio tesoro dove è racchiusa la vita stessa”.

“Non lo avrei mai immaginato” –rispose Tensti- “che un semplice scarabeo potesse racchiudere tanta conoscenza”.

“Questo non è ancora nulla”, disse Akhenaton con un sorriso, “vedrai più avanti come la luce scaccerà le tenebre dell'ignoranza.

Adesso ti indicherò alcune fasi per facilitarti la comprensione.

Come in ogni attività c'è sempre una fase di preparazione; per intraprendere un lavoro su se stessi è necessaria una lunga fase di tempo per preparare il proprio corpo fisico ossia la propria terra per seminare, non soltanto nel piano delle idee ma anche in quello fisico, il seme della vita che permetterà la nascita di Horus o Aton stesso.

Ogni uomo è in potenza un vero tempio al proprio Aton, soltanto che non ha una coscienza, non lo sa. Il Dio non si manifesterà nel suo essere per grazia, ma solo dopo un lungo periodo di intenso lavoro all'unisono con la natura, la quale ci insegna i tempi giusti per incidere con la volontà e con la propria forza vitale un “separando” tra la materia scartata e lo spirito assimilato.

Ecco perché prima ti ho parlato del contadino che prepara la terra e che, conoscendo i tempi, semina e raccoglie nei momenti più adeguati, allora la farina che otterrà per fare del pane sarà eccellente”.

“Voi, Maestro mio,” –disse Tensti- “mi parlate di una terra e credo di aver capito che questa terra è il nostro corpo fisico, ecco perché la nostra dea Maat ci fornisce a riguardo regole di igiene, una sana alimentazione senza esagerare, un controllo continuo del pensiero e dei sentimenti. Maestro, questo significa lavorare e preparare la terra?”.

“Sì, è così! Uno dei momenti più duri è quello in cui si deve tenere un controllo totale, attraverso la volontà, della propria animalità e il dominio del corpo dei desideri”, affermò Akhenaton con entusiasmo, e continuò: ”un albero sano produce frutti sani, perciò gli iniziati a quest'Arte dovrebbero essere sani, forti e con un'intelligenza particolare, portati all'Amore e al servizio dell'umanità. Allora da dentro lo stesso Aton, principio solare vivo, spinge a migliorare sempre di più per passare da candidato a eletto e da eletto a vero Sacerdote della Luce”.

Akhenaton, Maestro perfetto, tacque per un momento ed i suoi occhi fissarono un punto lontano del fiume. Sapeva che il lavoro per cambiare l'uomo e orientarlo verso un'altra Era non sarebbe stato per niente facile, ed era lui solo ad avere questo compito.

Qualche risultato cominciava ad averlo con la nuova Religione, che togliendo la patina di superficialità, orientava il nuovo uomo alla conoscenza di se stesso. Tuttavia la fazione opposta, la vecchia dottrina di Amon, lottava con tutti i suoi mezzi per ripristinare l'anteriore splendore e soprattutto la ricchezza e il benessere per la propria casta.

Anche il potente esercito era in crisi perché in tempo di pace, senza più conquiste, si era rilassato a tal punto che chiunque avrebbe potuto sconfiggerlo. Così si crearono delle alleanze segrete fra le due caste e queste cominciarono a minare il progetto di Akhenaton.

Il Faraone solare, con la sua alta carica di Gran Maestro dell'Ordine di Luxor, stava realizzando e portando avanti il Progetto Umanità, missione assegnatagli per le sue qualità e la sua intelligenza. E anche se fu contrastato dai militari e dal vecchio clero, il seme che piantò continuò a svilupparsi e a crescere ed oggi è un grandissimo albero i cui frutti sono squisiti e attuali. E non poteva essere altrimenti, perché è la Via dell'uomo che costruisce se stesso e diventa libero. Nel tempo cambiano i nomi, ma la sostanza resta la medesima: una volta il risorto fu Osiris, con Akhenaton fu lo stesso Aton vivo, in un'altra la Shekinha, poi fu il Cristo a risorgere come da sempre è il maestro Hiram.

In tutte le epoche l'Iniziato deve passare per una morte simbolica e risorgere, superare il deserto con le diverse prove, a volte terribili, per poi meritare l'ultima Iniziazione e la corona dei saggi.

Ed è giusto che sia così, perché più forte è la spinta frenante, più forte sarà la spinta di liberazione. In tal modo i nemici della Luce fanno, senza saperlo, un favore a tutti coloro che cercano la realizzazione spirituale.

Il giovane Tensti, dopo gli ultimi incontri col suo Maestro e istruttore Akhenaton, era più che felice e cominciava a capire sempre di più dell'uomo. Quello che gli sembrava ridicolo è che fino a quel momento aveva creduto di sapere tutto, e comprese la trappola che l'ego tira agli incauti. Adesso si rendeva conto di non sapere nulla e ringraziava il cielo per la grande fortuna di aver incontrato sul suo cammino un essere come Akhenaton.

Quel giorno Aton si trovava nel suo percorso giornaliero allo zenit e da lì benediceva la terra e tutti gli esseri.

Tensti aveva ormai finito i suoi compiti e servizi nel tempio aiutato da due apprendisti. Aveva pulito e lucidato ogni cosa, bruciato vari profumi e acceso delle lampade votive. Tutto assumeva un'aria di sacerdotalità, di raccoglimento e di rispetto. Infine, insieme ai suoi aiutanti, ringraziò Aton, spiegò ai giovani alcuni simboli come era solito fare prima di accomiatarsi, dopodiché si salutarono e ognuno prese la sua via.

Sothis, la stella Sirio

Il giorno successivo era il giorno di Sothis, della stella Sirio, che per gli iniziati di ogni tempo rappresenta il Sole spirituale del nostro sistema solare. Era abitudine festeggiare quell'evento annuale con un pranzo rituale.

Nel giardino reale c'era un tavolo imbandito per molte persone e per l'occasione si costruiva un padiglione bianco con decorazioni in oro e turchese e tutto era predisposto per ricevere grandi personalità spirituali dell'Ordine di cui Akhenaton era il Gran Maestro.

Il compito degli inservienti era quello di sistemare ogni oggetto al posto giusto e, una volta fatto, il Maestro di Casa controllava che tutto fosse eseguito con perizia affinché nulla mancasse al rito che si andava a celebrare.

Non troppo lontano c'era un altro padiglione al cui interno i musicisti suonavano soavi melodie mentre i commensali, in silenzio, ascoltavano letture di alto valore spirituale e mangiavano i cibi per trasmutarli in alimenti dello spirito. Le pietanze, per quell'occasione, consistevano in focacce di farina senza sale, vino rosso, olive, uova sode di gallina, carne di un giovane torello cotta al forno, erbe amare, frutta fresca, acqua e per finire frutta secca. Tutto questo cibo veniva consacrato seguendo un preciso rituale tramandato da un Re Sacerdote chiamato Melkitzedeq .

(fine terza parte)

 
di Alfredo Di Prinzio

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